LAGHETTO DI ORTISE' - 2450 m.
di Luca Webber
In
agosto Lara Bordati
ci ha inviato delle fotografie di un masso con “strani”
fori sulla sua superficie. Incuriositi da queste immagini il 31
agosto siamo saliti al laghetto di Ortisè e dopo una lunga
scarpinata siamo arrivati in vista del laghetto. Giuliano,
girovagando nei dintorni, trova una roccia (51x27 cm) affiorante dal
terreno, con incisa una singola grande coppella (diametro 11 cm e
profonda 4.5-5 cm, lavorata con
strumento litico). Dopo aver svolto
un veloce passaggio nei dintorni Lara ci accompagna al masso da lei
segnalatoci.
Si tratta di una grande roccia metamorfica adagiata sul terreno e ricoperta da diversi tipi di licheni. Sul lato esposto ad Ovest notiamo numerosi “fori” raggruppati in poco spazio, di varie dimensioni e profondità. Ispezionando il restante masso scopriamo un singolo “foro” che guarda ad Est. Trattandosi di una comune roccia metamorfica formatasi grazie alla pressione e temperature elevate e che durante il suo processo di formazione ha inglobato delle sostanze minerali, la prima percezione che ricaviamo è che i “fori” siano il risultato dello scioglimento di questi minerali e quindi naturali. Tuttavia, siccome le cavità si presentano morfologicamente affini alle coppelle, non ce la sentiamo di affermare con certezza si tratti di cavità naturali e di conseguenza non scartiamo la possibilità di una manipolazione artificiale.
Purtroppo l'uscita viene interrotta dal repentino cambio meteorologico, grandine e neve ci spingono a fare ritorno verso casa. Insoddisfatti del risultato ci riproponiamo di tornare quanto prima per terminare di perlustrare la zona.
Il 9 ottobre, Giuliano torna sul laghetto di Ortisè e a trova due rocce metamorfiche con “fori” rassomiglianti alla roccia sopra descritta. L’impressione è che siano “fori” naturali creati dall’espulsione dalla roccia di ciottoli di differente durezza e composizione. Ciò nonostante il dubbio persiste.
Ad oggi, le nostre ricerche non ci permettono di affermare che i “fori” sui massi siano stati rimodellati da mano umana per mezzo di percussione o sfregamento, ma diversi indizi ci suggeriscono tale possibilità:
- la morfologia del luogo, versante solatio, terrazzamento e posizione dominante il paesaggio con la presenza dell’acqua, fonte di vita, indicano che il posto è propizio per uso abitativo/cerimoniale;
- il masso coppellato ci dà prova della presenza di antiche usanze in questo luogo;
- i vicini scavi del progetto Alpes sui pascoli di Ortisè e Menas in Val Porè alla ricerca di tracce degli antichi pastori hanno rinvenuto tracce di un sito dell’età del Bronzo e diversi oggetti ad indicare una continuità nel tempo;
- diversi studi confermano la frequentazione sin dalla Preistoria dei territori in alta quota.
Dunque è possibile che l’uomo abbia visto nella roccia forata una conformazione simbolica tale da attribuirgli una sacralità che rientra nella sfera magico/religiosa, tramandata da una generazione a un’altra, delle pietre bucate. Azione sacrale ulteriormente rafforzata rimodellando le cavità naturali per qualsivoglia rituale. Tutto questo è chiaramente solo un’ipotesi, anche se molto suggestiva.
Comunque la ricerca non si interrompe è solo rinviata all'anno nuovo.
„Non
saprei dire se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi.
La devozione del primitivo si riferisce sempre, in ogni caso, a
qualche cosa di diverso, che la pietra incorpora ed esprime. Una
roccia, un ciottolo, sono oggetto di rispettosa devozione perché
rappresentano o imitano QUALCHE COSA, perché vengono da QUALCHE
POSTO. Il loro valore sacro è dovuto esclusivamente a questi qualche
cosa e qualche posto, mai alla loro stessa esistenza. Gli uomini
hanno adorato i sassi soltanto nella misura in cui rappresentavano
UNA COSA DIVERSA dai sassi. Li hanno
adorati o se ne sono serviti come strumenti di azione spirituale,
come centri di energia destinati alla difesa propria o a quella dei
loro morti. E ciò avveniva, è bene dirlo subito, perché le pietre
con incidenza cultuale erano in maggioranza utilizzate come
STRUMENTI: servivano a ottenere qualche cosa, ad assicurarne il
possesso. La loro funzione era magica più che religiosa. Fornite di
certe virtù sacre dovute all'origine o alla
forma, erano non adorate ma utilizzate.”
Mircea
Eliade, Trattato di
storia delle religioni,
Bollati Boringhieri editore, 1976, p. 222/223.