Tracce di antichi riti alpini
di Luca Webber
Attraverso segnalazioni e ricognizioni sul territorio della Val di Sole ritroviamo una presenza ragguardevole e diffusa di incisioni a “coppella” singola. Solo per citarne alcune.
A Rabbi: una coppella singola di circa 13 cm di diametro nei pressi della Malga Tremenesca (1961 mt); a Campo Secco (2359 mt) una bella coppella, 17 x 25 cm. Entrambe realizzate con strumento metallico; alla pozza alta a passo Cercen (2505 mt) una singola incisione di 18 x 9 cm, realizzata con strumento litico.
A Peio: in località Covel una grande coppella, diametro 7 cm, praticata inizialmente con strumento in pietra e successivamente con il metallo; alla Malga Paludei (2106 mt) una coppella con diametro di 12 cm circa, realizzata con percussore litico.
Al Bait Serodol (2059 mt), vicino al lago delle Malghette, è presente una singola incisione con diametro di circa 10 cm, realizzata con la pietra.
Ad Arnago, percorrendo il “sentiero dei pastori”, troviamo incisa su di un masso rotondeggiante dominante (1016 mt) una piccola e singola coppella di 3 cm;
Alla Cappella di S.Apollonia di Caldes (XVII sec.), una coppella di 11x10 cm rinvenuta all'interno durante i lavori di ristrutturazione e sistemata nel muretto esterno, presumibilmente usata come acquasantiera.
Nel muro di cinta che circonda la chiesa di San Marco ed Egidio, a Magras, vi è incisa su di una piastra una bella coppella, diametro di circa 8 cm, lavorata con la pietra.
Da non dimenticare inoltre le molte coppelle incise sulle soglie o nelle immediate vicinanze delle entrate di casa, che la tradizione popolare indica come rimedio per tenere lontane le streghe.
Credo sia importante notare inoltre i numerosi massi con una singola coppella presenti nelle immediate vicinanze di altre rocce abbondantemente incise con coppelle.
Incisioni
del passato che esprimono idee lasciate dall’uomo al suo passaggio,
ci offrono un’occasione di conoscenza e uno strumento per
riscoprire la cultura e le tradizioni di questi luoghi e il forte
rapporto che esisteva tra l’uomo e la pietra.
La
“paura”
è di certo il primo sentimento sperimentato dall’uomo primitivo
che, vivendo in un ambiente fortemente naturalista, veniva in
contatto con forze a lui ignote che cercò di placare creando
rituali caratterizzati da gesti e simboli. Riti solenni e sacri in
cui la Madre Terra, la Luna, il Sole, l’Acqua, il Fuoco divennero
gli Dei da rispettare. Dei che assunsero molteplici simboli
permettendo all’uomo di relazionarsi con il divino. Grazie alla
loro ininterrotta continuità dal passato ad oggi, si è venuto a
creare un bagaglio di “segni”
che hanno rappresentato un importantissimo ruolo per la cultura che
li ha prodotti. L’uomo di montagna ha lasciato “segni”
ovunque e su molteplici supporti che, nella loro forma semplice o
complicata, svolgevano un ruolo simbolico profondamente radicato
nella società in cui veniva utilizzata. Un linguaggio concepito per
scongiurare eventi al di fuori del quotidiano ha dato origine a
un’infinità di miti, superstizioni, credenze, modi di essere e
specialmente di pensare, trovando nel “segno” un legame fra
natura e divino.
“Segni”
che ci ricordano come nelle nostre valli montane, anche ad alte
quote, la presenza dell’uomo fosse elevata e motivata da molteplici
fattori. La caccia ai grandi ungulati, la ricerca di risorse
minerali, lo sfruttamento dei grandi pascoli in quota e la pratica
dell’allevamento di greggi che si spostavano stagionalmente dalla
pianura alla montagna e viceversa. Infine, da non trascurare, i
percorsi commerciali attraverso i valichi che aprivano passaggi tra i
territori transalpini.
Oggigiorno
le innumerevoli coppelle ricavate sulle pietre emergenti dai pascoli
possiamo tradurle in una devozione votiva, messaggi utilizzati
dall’uomo, tra magia e fede, per vivere il quotidiano. Incisioni un
tempo accessibili a tutti e oggi avvertite solo vagamente ancora
operanti al livello della nostra coscienza ancestrale, rimangono solo
muti testimoni a rammentarci un antico trascorso ormai scordato.
“[….]
voi potete trovare una città senza mura, senza leggi, senza scuola,
senza uso di monete …… ma nessuno ha mai visto un popolo senza
Dio, senza Templi, senza riti religiosi [….]”
(Plutarco
– filoso e sacerdote greco antico, nato intorno al 46 d.C.)