GITA A RABBI "MALGA MALEDA ALTA"
di Valeria Zacconi
Col manipolo dei pochi associati disponibili in questo periodo estivo, un giovedì di luglio ho portato la mia ruggine e il mio (scarso) fiato alla Malga Maleda Alta. Ho presto superato l’imbarazzo di essere ‘forestiera’, quando ho capito che la Val di Sole (mi perdoneranno i pochi veri autoctoni) è popolata da genti di varia origine geografica e continuano a mescolarsi in questo accogliente territorio in qualche modo storicamente ‘di passaggio’. Per la ruggine devo invece ringraziare i decani dell’associazione che con la loro pazienza e creatività mi hanno sempre permesso di arrivare a godere dei passaggi e degli incontri in alta quota.
Dunque, siamo partiti dalla Val di Rabbi, oltre le Terme. La vegetazione rigogliosa e verdissima ombreggia la strada e talvolta si richiude quasi ad arco sopra di noi; conifere tutto intorno, abbracciate alla base da numerose bellissime felci con le belle foglie chiare rivolte al cielo come in segno di saluto (o preghiera).
Come un’oasi nel deserto, per me, che ho scoperto di essere una ‘montanara dentro’ più che una vera escursionista esperta, appare la maestosa, semi-abbandonata, Malga Maleda Bassa, di cui viene utilizzata solo la stalla come ricovero per animali, e saltuariamente come bivacco per il pastore. Mi illudo che sia quella la nostra meta, il paesaggio intorno è bellissimo, aperto, in lontananza le cascate e il ruscello Ragaiolo che scende fra le rocce freschissimo, ma proseguiamo a piedi, come sempre su una bella pendenza, in parte lungo la strada sistemata con le pietre e i drenaggi, ma in gran parte lungo i sentieri boschivi, alla ricerca dei massi coppellati, vecchi e possibilmente nuovi, che si trovano, generalmente, fuori dalla strada ‘battuta’.
Via via che saliamo, ci lasciamo alle spalle il bosco di conifere, che dirada, mentre aumenta la flora alpina, circondata da prati da pascolo.
Prima
di arrivare alla Malga Maleda Alta, lungo il sentiero sulla destra,
troviamo il masso coppellato già noto al gruppo; particolarmente
suggestivo perché grande, quasi piatto, situato in uno spazio
rialzato e aperto, discretamente circondato da qualche pianta
slanciata, in una posizione che conferisce al luogo, per
disposizione, esposizione e collocazione, un’aura di sacralità. In
queste escursioni dell’Associazione, non solo si visitano e
rivisitano massi coppellati già ‘censiti’, ma se ne trovano
spesso di nuovi, per cui il gruppetto di solito gira, cerca,
fotografa, si sofferma con passione, aguzzando la vista, nella
speranza di nuovi avvistamenti. I più esperti riconoscono ‘a fiuto
(cioè grazie all’esperienza) possibili siti interessanti e
li portano alla luce pulendo i massi da muschi, terra, fogliame e
evidenziando coppelle e altri simboli con un gessetto. Prima o poi,
mi riprometto, troverò anche io la ‘mia’ coppella.
La
Malga Maleda Alta (mt 2060) è visibile sulle nostre teste, si
capisce che è abitata, appare già più curata e soleggiata
dell’omonima Bassa. Tutto sommato la raggiungiamo che è ancora
presto per il pranzo, l’aria è spettacolare e così il panorama,
mentre i gestori si danno da fare fra cucina e stalla, personalmente
mi intrattengo con le vivacissime bambine della famiglia di Lorenzo
Ghirardini di Samoclevo, che in estate gestisce la malga, la cucina e
qualche camera.
Altra
caratteristica di questi luoghi, che sono stati in passato territorio
austro-ungarico, è il doppio nome: la Malga Maleda si chiama anche
Stablaz.
Pranziamo
in malga, piatti deliziosi, ben preparati, dosi da lottatore di Sumo;
ricotta, polenta, burro, tutto rigorosamente fatto in malga. Bevo –
dopo decenni- il latte di mucca appena munto, naturalmente e
piacevolmente tiepido. Arriva qualche escursionista, il posto si
popola, ma essendo un giorno infrasettimanale, senza generare troppa
confusione. La famiglia Ghirardini prepara e propone con competenza e
cortesia i suoi piatti deliziosi e non tutti noi riusciamo ad
arrivare al dolce.
Parola
d’ordine: tornare!
L’aria
è meravigliosa, il panorama quasi si ‘respira’, la montanara che
è in me se la gode e fa riserva di una pace meditativa che nutre e
rigenera.
La
discesa è gioiosa, dalla Malga Maleda Bassa escono gli asini dalla
stalla e pascolano nei prati intorno; un asinello è nato da una
settimana, questi miti animali ci vengono incontro e cercano una
carezza, più in basso un’asina e il suo piccolo nato solo il
giorno prima stanno un po’ in disparte, forse per loro è troppo
presto per socializzare, forse il distacco non è ancora compiuto;
comprendo e rispetto, questo che interpreto come un bisogno di
riservatezza.
Arriviamo
alle auto vicino alle quali è possibile bagnarsi nel torrente che
scende e dove volendo si può fare una sorta di percorso Kneipp
nell’acqua fredda.