STREGHE E SEGNI AL “BUS DEL GAT” TERZOLAS (880 mt)
di Luca Webber
Oggigiorno i numerosi “segni” di coloro che abitavano la montagna rimangono solo quali muti testimoni di rituali primitivi, necessari per sopravvivere in un mondo nel quale il soprannaturale era ovunque.
Il “segno” più diffuso sulla pietra, stabile e duratura, è un contenitore di forma e dimensioni differenti che lascia intendere il tentativo di comunicare con il divino, per invocarlo o per placarlo, nonché la raffigurazione per mezzo del “segno” dell’utero della grande Madre Terra. Accoglie in sé l’acqua per permettere il ripetersi del ciclo della natura che, fecondata dalla pioggia, garantisce l’attività pastorale e agraria.
Il montanaro ha conservato e tramandato istintivamente tradizioni millenarie che lo uniscono spiritualmente all’ambiente che lo circonda. Lo testimoniano la gran quantità di coppelle disseminate in tutte le regioni alpine, messaggi tra magia e fede che bastava saper interpretare per trarne l’insegnamento e la protezione necessaria.
D’altronde ci si trovava in un contesto in cui l’intera natura era intrisa di divino e l’attitudine magica diveniva conseguenza naturale. Sulle montagne più elevate, nel fitto dei boschi, in luoghi isolati o presso incroci di strade, nella notte tra venerdì e sabato a mezzanotte si riunivano le streghe a celebrare il sabba. Rituali per la gente di montagna connessi al ciclo della natura, che promettevano abbondanza e rinascita.
Questo
preambolo per presentare il “Sass da le Strie” di Terzolas.
Sopra i
“crozi delle Toare”, vicino alla località “Bus del Gat” ci è
stata indicata una roccia dove:“[…] da
piccoli andavamo a giocare sul Sass da le Strie di Terzolas […]”.
Angela è stata la prima ad incapparci. Una roccia per lo più
interrata ma che presenta sulla sua superficie delle linee convesse
formate presumibilmente in seguito a processi spontanei.
Una roccia,
che agli occhi superstiziosi del “montanaro”, ha senza dubbio
dato origine a credenze. Tant'è
vero che i Concili emanarono numerosi decreti di condanna contro gli
adoratori di pietre, alberi e fonti, imponendone la distruzione.
A conferma
che il luogo rivestisse in passato una certa importanza, Franca ha
trovato nelle vicinanze un grande masso con un “segno”
lasciato dall’uomo. Un incavo ovale, 17x13 cm, risulta difficile
affermare si tratti della “classica”
coppella, però possiamo asserire con certezza sia stata manipolata
dall’uomo, adattandolo per accogliere nel proprio interno
qualsivoglia materiale solido o liquido per fini magici-rituali.
Altro punto curioso è il toponimo “ Bus del
Gat”. Gatto che non scordiamo è l’animale per eccellenza
associato alla strega e per questo perseguitato e massacrato in tutta
Europa. Metamorfosi riproposta più volte nelle leggende secondo le
quali le percosse e ferite inferte al gatto si ritrovano il giorno
seguente sul corpo della strega,
che ha riacquistato sembianze umane.
Oggi è
difficile interpretare questi “segni”.
Quale fosse la natura del loro messaggio e a chi fosse destinato
resta un mistero, come peraltro la funzione, ma è immaginabile
fossero utilizzati a protezione del soprannaturale.
“L'eccessiva cautela conduce a
un completo fraintendimento... E' nell'interpretazione, tuttavia, che
ci vuole coraggio”
L'egittologo
R.T.Rundle Clark