GITA IN VAL VENOSTA - I parte
di Francesca Iachelini
Sabato
6 ottobre l'associazione Val di Sole Antica parte per una gita in Val
Venosta. Questa volta l'appuntamento è particolarmente importante
perché domenica ci incontreremo con Gianni
Bodini fotografo e appassionato storico della Val Venosta, autore
di numerosi libri,
reportage fotografici e articoli, che ci guiderà alla
scoperta di questo territorio ricco di storia e per condividere la
passione che ci accomuna.
Il
traffico in questo sabato ci fa partire con il piede sbagliato, ma
non basta per frenare il nostro entusiasmo!
La
nostra prima piccola tappa è a Lagundo per una sosta ristoratrice
dove casualmente ci imbattiamo (a pochi passi dal Cafè Andrea) in
una delle due lastre scoperte a Quarazze con il misterioso
“Seelenloch”, ovvero “foro dell'anima”. Le due pietre
costituivano una tomba a camera e dai misteriosi fori, secondo la
tradizione popolare, poteva uscire l'anima del defunto. Secondo altre
teorie erano invece pensati per versare nella tomba le ceneri del
morto oppure per riporvi delle offerte votive. Ci incamminiamo verso
l'ufficio informazioni di Lagundo dove si trovano le copie di altri
quattro famosi menhir risalenti alla media età del rame,
raffiguranti tre personaggi maschili e uno femminile. Sulla
superficie della figura maschile altra 2,7 metri sono incise 14 asce,
10 pugnali e un carro a quattro ruote.
Dopo
aver ripreso tutte le energie necessarie per continuare la giornata,
con il pranzo in una caratteristica stube, cambiamo epoca e ci
avviciniamo agli affreschi della Chiesa di S. Procolo.
La
chiesetta racchiusa nel verde dei frutteti del paese di Naturno ci
accoglie nel pieno della sua modestia architettonica (risalente al
XIV secolo) e nello stesso tempo nella ricchezza dei suoi affreschi,
i quali, risalenti all'età Carolingia, si pongono come i più
antichi dell'area tedesca. I particolari affreschi
vennero alla luce solo nel 1912, erano infatti coperti dai posteriori
affreschi gotici. L'origine della chiesetta è stata data al 650 e
l'architettura deriva dal mondo baiuvaro dove la pietra sostituì il
legno. La Val Venosta dopo il 591 passò in mano dei Baiuvari i quali
si trovavano in buone relazioni con i Longobardi. L'entrata
della chiesa è attualmente orientata ad ovest (in origine l'entrata
era invece a sud), mentre il campanile dove è raffigurato un
importante S.Cristoforo gotico, si trova ad est. La chiesa, costruita
in origine nel VII secolo nei pressi di un piccolo sepolcreto, venne
dedicata al vescovo veronese S. Procolo.
Sulla
parete nord si trova un affresco molto danneggiato rappresentante
cinque santi in trono guidati da un angelo. Sopra, nel rialzo gotico,
è rappresentato il corteo dei Re Magi datato intorno al 1400.
La
parete sud è divisa da una finestrella, al centro si trova un santo
che si cala da una fune osservato da tre figure nella finestra
soprastante. Chi sia il santo sulla fune rimane un problema
irrisolto. Sulla destra un gruppo di persone (composto da uomini e
donne) si rivolge verso il misterioso santo in attesa di porgergli
forse il bastone da viandante e il messale da viaggio. Un secondo
gruppo di donne offerenti si rivolgono sulla sinistra verso l'altare.
La prima delle cinque donne porta un oggetto misterioso coperto da un
panno mentre le altre libri e calici.
Sulla
parete ovest è rappresenta un'altra scena di incerto significato:
una mandria di bovini con un mandriano in cammino verso l'altare.
La
parete dell'arco trionfale è forse la più misteriosa. Due angeli
che impugnano un'asta crocifera con pomolo campeggiano alla destra e
alla sinistra dell'arco. Sotto agli angeli compaiono due figure
allegoriche con il capo cinto da una corona di foglie che poco ha a
che vedere con l'iconografia cristiana. L'intradosso dell'arco
trionfale, con i busti di oranti con le palme delle mani in atto di
preghiera davanti al busto, richiamano raffigurazioni simili presenti
in sarcofaghi precristiani, collegando la chiesa ad un luogo di
sepoltura.
Verso
la metà del XVI secolo la chiesa venne ingrandita esternamente e
innalzata dai von Annenberg che la scelsero come tomba gentilizia. La
chiesa venne poi affrescata con importanti dipinti gotici. Nel coro
si trova un “Cristo Giudice del Mondo” che troneggia sopra
l'arcobaleno circondato da angeli e simboli degli evangelisti. Sulla
parete est si trova una crocifissione
con Maria e Giovanni.
Nella zona inferiore della parete sud, all'incirca sopra la tomba
sotterranea della famiglia dei von Annenberg si stendeva la ricca
scenografia del martirio di Santa Caterina.
Nella
fascia superiore dell'arco trionfale si trova al centro una Madonna
del Latte con i piedi poggiati su una luna (raffigurata con il volto)
disposta orizzontalmente. L'iconografia della Madonna del Latte è
molto diffusa nell'area tedesca e nei Paesi Bassi e segue un antico
filo di sincretismo che la collega a tutte le dee precristiane
rappresentate nell'atto del dare nutrimento.
Alla
sua sinistra è presente l'incoronazione di Maria dove un sottile
nastro che simboleggia lo Spirito Santo passa dalla bocca di Dio
Padre alla corona di Maria. Alla destra invece si trova una
raffigurazione del Manto della Misericordia sotto al quale trova
protezione l'umanità.
Terminata
la visita alla chiesa ci rechiamo nell’Hotel dove alloggeremo per
la notte, e una volta rifocillati siamo ripartiti per Sluderno. Dal
Museo Venosta abbiamo percorso un breve tratto di strada, per poi
salire da un ripido sentiero fino ad arrivare al sito archeologico
del Ganglegg a un’altitudine di 1143 m sul livello del mare. Si
tratta di un insediamento montano fortificato risalente all’età
del Ferro e del Bronzo, isolati reperti quali un’ascia di pietra e
lame in selce rivelano che il sito era frequentato già nell’età
del Rame.
La collina, di
origine glaciale, in cui ci troviamo è caratterizzata da diverse
terrazze con resti di abitazioni ben conservate, che mettono in luce
informazioni sugli elementi costitutivi che risalgono alla fine della
media età del Bronzo e alla tarda età del Bronzo (1400-1200 a.C.).
Indagini archeologiche hanno riportato alla luce attrezzi in bronzo e
oggetti derivanti da processi di fusione. Numerosi resti ossei di
animali domestici e d’allevamento e campioni di piante coltivate e
selvatiche, selce proveniente da monti Lessini.
Particolare interessante è la presenza di un gigantesco muro
fortificato lungo 15 m risalente all’età del Bronzo. Alla fine
dell’età del Bronzo, cultura di Luco-Meluno (1200-1000 a.C.), si
allunga di ulteriori 9 m. Rimane un mistero sul perché abbiano
costruito mura così ciclopiche, che in certi punti arriva a 6 m di
spessore. Forse serviva più per “status
simbol”,
comunicavano l’importanza economica e politica del luogo, che per
difesa. Case a due piani con accessi ad angolo coperti da grandi
lastre di pietra sono le ultime tracce d’insediamento risalenti
alla tarda età del Ferro (1 secolo a.C). I molti reperti ritrovati e
l’ampia fortificazione testimoniano la posizione privilegiata del
sito. Lo provano i bracciali in bronzo arricciati provenienti
dall’area della Germania meridionale, i bracciali celtici in vetro,
gioielli e armi, iscrizioni e pezzi di ceramica importata e locale.
Il luogo venne abbandonato all’arrivo dei soldati Romani e
definitivamente nella tarda antichità ( seconda metà 3 secolo
d.C.).
https://www.comune.sluderno.