2019_val venosta I parte - Val di Sole Antica

associazione VAL DI SOLE ANTICA
Val di Sole Antica
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GITA IN VAL VENOSTA - I parte
di Francesca Iachelini

Sabato 6 ottobre l'associazione Val di Sole Antica parte per una gita in Val Venosta. Questa volta l'appuntamento è particolarmente importante perché domenica ci incontreremo con Gianni Bodini fotografo e appassionato storico della Val Venosta, autore di numerosi libri, reportage fotografici e articoli, che ci guiderà alla scoperta di questo territorio ricco di storia e per condividere la passione che ci accomuna.
Il traffico in questo sabato ci fa partire con il piede sbagliato, ma non basta per frenare il nostro entusiasmo!
La nostra prima piccola tappa è a Lagundo per una sosta ristoratrice dove casualmente ci imbattiamo (a pochi passi dal Cafè Andrea) in una delle due lastre scoperte a Quarazze con il misterioso “Seelenloch”, ovvero “foro dell'anima”. Le due pietre costituivano una tomba a camera e dai misteriosi fori, secondo la tradizione popolare, poteva uscire l'anima del defunto. Secondo altre teorie erano invece pensati per versare nella tomba le ceneri del morto oppure per riporvi delle offerte votive. Ci incamminiamo verso l'ufficio informazioni di Lagundo dove si trovano le copie di altri quattro famosi menhir risalenti alla media età del rame, raffiguranti tre personaggi maschili e uno femminile. Sulla superficie della figura maschile altra 2,7 metri sono incise 14 asce, 10 pugnali e un carro a quattro ruote.
Dopo aver ripreso tutte le energie necessarie per continuare la giornata, con il pranzo in una caratteristica stube, cambiamo epoca e ci avviciniamo agli affreschi della Chiesa di S. Procolo.
La chiesetta racchiusa nel verde dei frutteti del paese di Naturno ci accoglie nel pieno della sua modestia architettonica (risalente al XIV secolo) e nello stesso tempo nella ricchezza dei suoi affreschi, i quali, risalenti all'età Carolingia, si pongono come i più antichi dell'area tedesca. I particolari affreschi vennero alla luce solo nel 1912, erano infatti coperti dai posteriori affreschi gotici. L'origine della chiesetta è stata data al 650 e l'architettura deriva dal mondo baiuvaro dove la pietra sostituì il legno. La Val Venosta dopo il 591 passò in mano dei Baiuvari i quali si trovavano in buone relazioni con i Longobardi. L'entrata della chiesa è attualmente orientata ad ovest (in origine l'entrata era invece a sud), mentre il campanile dove è raffigurato un importante S.Cristoforo gotico, si trova ad est. La chiesa, costruita in origine nel VII secolo nei pressi di un piccolo sepolcreto, venne dedicata al vescovo veronese S. Procolo.
Sulla parete nord si trova un affresco molto danneggiato rappresentante cinque santi in trono guidati da un angelo. Sopra, nel rialzo gotico, è rappresentato il corteo dei Re Magi datato intorno al 1400.
La parete sud è divisa da una finestrella, al centro si trova un santo che si cala da una fune osservato da tre figure nella finestra soprastante. Chi sia il santo sulla fune rimane un problema irrisolto. Sulla destra un gruppo di persone (composto da uomini e donne) si rivolge verso il misterioso santo in attesa di porgergli forse il bastone da viandante e il messale da viaggio. Un secondo gruppo di donne offerenti si rivolgono sulla sinistra verso l'altare. La prima delle cinque donne porta un oggetto misterioso coperto da un panno mentre le altre libri e calici.
Sulla parete ovest è rappresenta un'altra scena di incerto significato: una mandria di bovini con un mandriano in cammino verso l'altare.
La parete dell'arco trionfale è forse la più misteriosa. Due angeli che impugnano un'asta crocifera con pomolo campeggiano alla destra e alla sinistra dell'arco. Sotto agli angeli compaiono due figure allegoriche con il capo cinto da una corona di foglie che poco ha a che vedere con l'iconografia cristiana. L'intradosso dell'arco trionfale, con i busti di oranti con  le palme delle mani in atto di preghiera davanti al busto, richiamano raffigurazioni simili presenti in sarcofaghi precristiani, collegando la chiesa ad un luogo di sepoltura.  
Verso la metà del XVI secolo la chiesa venne ingrandita esternamente e innalzata dai von Annenberg che la scelsero come tomba gentilizia. La chiesa venne poi affrescata con importanti dipinti gotici. Nel coro si trova un “Cristo Giudice del Mondo” che troneggia sopra l'arcobaleno circondato da angeli e simboli degli evangelisti. Sulla parete est si trova una crocifissione con Maria e Giovanni. Nella zona inferiore della parete sud, all'incirca sopra la tomba sotterranea della famiglia dei von Annenberg si stendeva la ricca scenografia del martirio di Santa Caterina.
Nella fascia superiore dell'arco trionfale si trova al centro una Madonna del Latte con i piedi poggiati su una luna (raffigurata con il volto) disposta orizzontalmente. L'iconografia della Madonna del Latte è molto diffusa nell'area tedesca e nei Paesi Bassi e segue un antico filo di sincretismo che la collega a tutte le dee precristiane rappresentate nell'atto del dare nutrimento.
Alla sua sinistra è presente l'incoronazione di Maria dove un sottile nastro che simboleggia lo Spirito Santo passa dalla bocca di Dio Padre alla corona di Maria. Alla destra invece si trova una raffigurazione del Manto della Misericordia sotto al quale trova protezione l'umanità.
Terminata la visita alla chiesa ci rechiamo nell’Hotel dove alloggeremo per la notte, e una volta rifocillati siamo ripartiti per Sluderno. Dal Museo Venosta abbiamo percorso un breve tratto di strada, per poi salire da un ripido sentiero fino ad arrivare al sito archeologico del Ganglegg a un’altitudine di 1143 m sul livello del mare. Si tratta di un insediamento montano fortificato risalente all’età del Ferro e del Bronzo, isolati reperti quali un’ascia di pietra e lame in selce rivelano che il sito era frequentato già nell’età del Rame.
La collina, di origine glaciale, in cui ci troviamo è caratterizzata da diverse terrazze con resti di abitazioni ben conservate, che mettono in luce informazioni sugli elementi costitutivi che risalgono alla fine della media età del Bronzo e alla tarda età del Bronzo (1400-1200 a.C.). Indagini archeologiche hanno riportato alla luce attrezzi in bronzo e oggetti derivanti da processi di fusione. Numerosi resti ossei di animali domestici e d’allevamento e campioni di piante coltivate e selvatiche, selce proveniente da monti Lessini. Particolare interessante è la presenza di un gigantesco muro fortificato lungo 15 m risalente all’età del Bronzo. Alla fine dell’età del Bronzo, cultura di Luco-Meluno (1200-1000 a.C.), si allunga di ulteriori 9 m. Rimane un mistero sul perché abbiano costruito mura così ciclopiche, che in certi punti arriva a 6 m di spessore. Forse serviva più per “status simbol”, comunicavano l’importanza economica e politica del luogo, che per difesa. Case a due piani con accessi ad angolo coperti da grandi lastre di pietra sono le ultime tracce d’insediamento risalenti alla tarda età del Ferro (1 secolo a.C). I molti reperti ritrovati e l’ampia fortificazione testimoniano la posizione privilegiata del sito. Lo provano i bracciali in bronzo arricciati provenienti dall’area della Germania meridionale, i bracciali celtici in vetro, gioielli e armi, iscrizioni e pezzi di ceramica importata e locale. Il luogo venne abbandonato all’arrivo dei soldati Romani e definitivamente nella tarda antichità ( seconda metà 3 secolo d.C.).
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