GITA CALDES, FRAZ. SAN GIACOMO
di Manuela Emanuelli
Minaccia pioggia. Che facciamo, andiamo comunque?!?
Gli amici di
Povo sono dei temerari (ma noi non siamo da meno!) ed alle 14 siamo
puntuali a San Giacomo per il giro dei massi coppellati. Quindi la
squadra si mette in moto, ben bardati con kwai, ombrello e cappello.
Il tempo è cupo, ma ancora "tiene". Raggiungiamo il primo
masso. Luca ne illustra le caratteristiche, ci fa sentire con le dita
la profondità delle coppelle mentre spiega che in origine il borgo
si chiamava Solasna, in seguito modificato in San Giacomo.
Una siepe di
gigli di San Giovanni, con loro colore arancio e giallo, danza al
vento che si sta facendo sempre più sostenuto.
Ci
incamminiamo lungo il sentiero che conduce al secondo masso, dove le
coppelle sono incise nel gioco della tria, cioè tre per lato, per un
totale di nove, congiunte da linee rette. Luca spiega che purtroppo
la pietra soffre l'usura del tempo oltre a qualche disattenzione
umana e che per tale motivo il disegno originale è ormai poco
visibile. Per evidenziarlo meglio, con l'uso di un gessetto
bianco, contorna prima le coppelle e poi le linee. Mentre osserviamo
il risultato ottenuto scoppia un terribile temporale. Ironizziamo sul
fatto che appena finito il disegno si sono aperte le cataratte
celesti e decidiamo di tornare in paese a ripararci dalla pioggia
sempre più battente. Non ci protegge infatti il kwai e poco fa anche
l'ombrello. Rifugiarsi sotto un albero non è consigliabile, visti i
fulmini che cadono sul versante dirimpetto.
Piuttosto
fradici arriviamo al bivio che conduce da un lato alla palestra di
roccia ed al sentiero per gli altri massi coppellati, dall'altro alle
macchine. A quel punto ha smesso di piovere e decidiamo di concludere
il giro.
Il sentiero
è leggermente sdrucciolevole, ma noi siamo tutti ben attrezzati e
nulla ci può fermare, ormai! Saliamo fino alla croce per ammirare la
visuale che spazia dalla Val di Sole alla Val di Non, in particolare
sul monte Ozol, dove è stato ritrovato un insediamento dell'età
del Bronzo.
La croce
troneggia dominando il paese sottostante, mentre una cappella votiva
dedicata alla Madonna è stata ricavata nella roccia sita ad una
decina di metri alle nostre spalle. Ci addentriamo in una radura
raggiungendo un masso coppellato e notiamo che gli alberi presenti
sono cresciuti in forma circolare. Una farfalla si posa vicino ai
nostri piedi e non disdegna di posare per una serie infinita di
fotografie.
Proseguiamo
nel bosco verso gli altri massi coppellati, posti lungo il sentiero
che scende verso il borgo: il masso inciso con cui forse i pastori
tenevano la conta del bestiame, quello delle trentatré coppelle, che
fa scaturire tutta una serie di ipotesi sulla particolarità del
numero (gli anni di Cristo?!?) e di nuovo il gioco del nove poco più
sotto.
Buche
scavate dai tassi, residui di altri animali selvatici (e se fus
l'ors?!?) hanno reso il giro ancora più interessante.
Scendiamo in
paese, sono ormai le 17 e Nicoletta ed Elisa sono ben felici di
offrirci ristoro nel loro agriturismo: assaporiamo vino, tisane, pane
nero, squisiti affettati e formaggi mentre ancora dissertiamo di
coppelle, intuizioni, ipotesi, gite verso altri massi coppellati.
Elisa racconta del recente viaggio in Cornovaglia, nuovi orizzonti si
aprono davanti a noi. La promessa è di rivedersi con Mara, Diego e
Simone a settembre, per visitare i massi coppellati in alta valle.
Sperando nella clemenza del tempo!