GITA IN VAL VENOSTA
di Franca Emanuelli
La consueta gita annuale dell'associazione ci porta in
Val Venosta. La nostra prima meta è Castel Juval, antico maniero di
proprietà di Reinhold Messner,
sua residenza estiva, chiusa nel periodo invernale e perciò
visitabile solo in alcuni mesi dell'anno. Decidiamo di salire a
piedi, evitando la navetta che ti porta quasi fino al castello. La
prima parte è su strada asfaltata, ripida tanto da coprire 400 m di
dislivello in un'ora circa. Appena individuiamo un sentiero nel bosco
lo imbocchiamo cercando di evitare così il caldo che improvvisamente
è scoppiato. Giusta scelta, visto che lungo il sentiero troviamo un
sasso coppellato. Si direbbe che le coppelle formino un'impronta.
Proseguiamo raggiungendo un tratto della Waalveg,
ombreggiato e con l'acqua rigogliosa che ci
scorre a fianco. Sbuchiamo al punto di ristoro dove ferma anche il
bus. L'ultimo tratto per raggiungere il castello che ora si staglia
di fronte a noi, è suggestivo, sembra di tornare indietro nel tempo.
Attendiamo la visita guidata che qui è obbligatoria, rifocillandoci
alla “casa
del contadino”. Cibo ottimo e
abbondante. Mentre aspettiamo la guida assaporiamo la pace e la
tranquillità di questo luogo arroccato sulle rocce. Di fronte il
Wallburger-Boden, un sito preistorico tra i più antichi di tutta la
Val Venosta, che io e Luca abbiamo visitato tempo fa. Luogo carico di
mistero, dove la Natura è forte, potente. Potrebbe essere la meta di
una prossima gita dell’associazione. Allora ci eravamo ripromessi
di visitare il castello che vedevamo al di là della valle, ed eccoci
qua. Le guide arrivano e, come spesso accade in Alto Adige, italiani
siamo solo noi e per questo abbiamo a disposizione una giovane guida
tutta per le nostre domande. L'interno del castello è semplice,
essenziale, tipico medievale.
Un masso coppellato nel giardino e uno scoiattolo ci
danno subito il benvenuto. I manufatti orientali tipici dei MMM sono
discreti, inseriti ad arte nelle varie nicchie ed anfratti, facenti
parte oramai della natura e delle mura del maniero. Questa
particolarità, a parer mio, lo differenzia dagli altri
castelli-musei, rendendolo più suggestivo, raccolto, intimo.
Visitiamo la stanza del Tantra, ammirando gli arazzi e le statue,
percependo la "forza" di questo luogo. Alcuni angoli nella
corte sembrano fatti per meditare e rilassarsi in quiete. Vediamo
alcune stanze private della famiglia, fra cui quella dei cavalieri,
con un lungo tavolo in legno, dove si danno appuntamento gli
alpinisti amici di Messner, “cani sciolti”,
li chiama la guida. Ma è nella sala attigua, col soffitto a
cassettoni in legno in cui sono collocati molti simboli orientali a
colori, col pianoforte e le basse sedute lungo i lati, che si
percepisce un vero senso di pace e di serenità, scopriamo poi dalla
nostra guida che è proprio ciò che vi è scritto nei simboli messi
nel soffitto. La biblioteca è un luogo luminoso colmo di libri.
Tutta
la stanza è rivestita in legno, ed è qui che Messner scrive gran
parte dei suo libri. Per ultima visitiamo la parte più diroccata,
ricoperta da un tetto trasparente. È una sensazione particolare
alzare lo sguardo e vedere il cielo oltre questa copertura, oltre la
pioggia. In estate qui si assiste a concerti e serate. Con le
vibrazioni proveniente dalla “sala del mantra” chiudiamo la
nostra visita.
Il
rientro siamo costretti a farlo con la navetta, visto che ora piove a
dirotto. Perciò il masso che notiamo a lato strada con evidenti
coppelle colme d'acqua, lo possiamo vedere solo da lontano...alla
prossima quindi?
Pernottiamo
a Naturno, accolti dalla tipica ospitalità altoatesina, ossia
dormire bene, cibo ottimo e bere ancora meglio!
La nostra
seconda meta è l'Acheoparc Val Senales a Madonna di Senales, che
raggiungiamo in tarda mattinata. Il tempo non è dei migliori oggi e
decidiamo di visitare la parte all'aperto tenendo il museo per ultimo
se dovesse piovere. Mentre visitiamo il villaggio siamo attratti da
alcuni rumori. È un laboratorio e naturalmente vi partecipiamo. Dopo
parecchio tempo, talmente presa da non sentire nemmeno il freddo,
riesco a modellare e bucare il mio nocciolo di prugnolo, con selce e
corno, fino a farlo sembrare una perlina. Intrecciamo, dopo averla
ben bagnata, la corteccia che ci servirà come
cordino. Il tutto è un lavoro certosino, di precisione, la fretta
non fa parte di ciò. Il risultato ci riempie di soddisfazione, ci
siamo divertiti ed è un po’ tornare bambini, o tornare
“antichi”... altri
macinano i cereali, modellano trecce di pane su dei bastoni per poi
cuocerli sul falò. Il tiro con l'arco è gremito di gente, sennò si
provava anche quello. Si possono ammirare inoltre un canale con
canoa, abitazioni e il “grande focolare”. Anche il museo è
interessante con i suoi reperti e i video sull'accensione dei fuochi.
Nelle
vicinanze visitiamo la chiesa del santuario di Madonna di Senales che
vanta ben settecento anni di storia. Sentieri preistorici furono
utilizzati dai pellegrini che dovevano avventurarsi nelle montagne.
Difatti il pellegrinaggio mariano della Val Senales, che passa dalla
chiesa sul Monte Santa Caterina con l’antica rocca, al convento di
Tutti gli Angeli a Certosa, guidato dai monaci Certosini di San Bruno
e la chiesa del santuario di Madonna di Senales, rappresenta uno dei
più antichi della regione.