"SARODEK, CITTA' SCOMPARSA"
di Renato Possamai
Nel libro scritto nel lontano 1888 da don Arvedi: ”ILLUSTRAZIONE DELLA VAL DI SOLE”, quando si parla di Peio paese il sacerdote racconta di una leggenda a cui lui non crede. Dice che: “… sulle piazze di Sarodek,a nord-ovest di Peio in vicinanza a perpetue nevi, una volta si tenevano annuali fiere frequentate da Grigioni e Venosti, di bovini, che ancor vi si trovano anella di ferro, vie selciate, piazze, tavole, ecc. ecc., che grande era lo smercio di coperte, flanelle,valenzane e di panni. Che dal giogo dello Stelvio valicando il monte Lifer, ossia il monte del ghiaccio sempre incappellato di neve si possa discendere per Vioz e Sarodek a Peio….”. Sembrerebbe che stia parlando di un piccolo insediamento commerciale tra il grande Nord e l’ Italia con il suo mare. Sopra Peio paese, a Nord-Ovest, oltrepassata malga Saline vi è un luogo situato a circa 2200 metri chiamato Saròden, che potrebbe corrispondere con la vicina zona di Saline a quella descrizione. Il nome ha delle affinità con Serodine, località della val Camonica sopra Capo di Ponte (luogo di incisioni rupestri e sede di un abitato preistorico). A Sud di Saroden, ai piedi del”Filòn dei òmeni “, vi si trova il ” Sas de le Strie”, un masso con incise molte coppelle di datazione incerta come incerto è il significato di questi segni incisi dall’uomo. Il masso è posto ai fianchi della pista da sci ed è mancante di una parte che è stata distrutta durante i lavori della pista. Il Bezzi racconta che gli abitanti di Peio dicono che le streghe degli antichi tempi cuocessero i cibi ed accendessero i fuochi per rischiarar le loro tregende. Una delle interpretazioni del significato di questi segni porterebbe a pensare ad una “mappa stellare” con la visione abbastanza chiara della costellazione di Orione. Si potrebbe pensare anche ad un luogo di cerimonie religiose, di cui il masso era parte importante.
Di sicuro testimonia la presenza dell’uomo e la sua stanzialità, magari anche solo stagionale.Il sito si presta comunque a luogo d’incontro e di passaggio, se si pensa ad una strada che unisca i Paesi nordici (per esempio: attraverso passo Resia o i passi del Canton Grigioni) al mare Adriatico (porti di Adria e Spina) passando dal Garda al Mincio e al Po. E’ credibile anche il passaggio, dalla valle di Sole, di una delle vie dell’ambra tenendo conto che gli unici rinvenimenti di ambra baltica sono stati trovati in Vela Valbusa”torbiera tra Cles e Tuenno” e Mechel. Da notare che in valle dell’Adige non vi sono stati rinvenimenti di ambra baltica databile nell’antica età del Bronzo. Quindi è pensabile che il passaggio sia stato ad Est od a Ovest della stessa. Per ultimo si potrebbe anche prendere in considerazione l’ipotesi di una delle tante vie del sale che provenivano dall’Austria. Comunque sia, una via commerciale in epoca preromana che, per esempio, da Spina (il più antico e importante porto Adriatico per Fenici-Greci-Etruschi) risaliva in navigazione prima il Po e il Mincio, poi il lago di Garda fino ad approdare a Riva o Torbole.Dalle rive del Garda per via terra, poi, per una via che sarà usata anche dai Romani nei secoli successivi, si risaliva la valle dei Laghi fino alla Paganella, si scendeva in val di Non e dalla val di Sole a Peio.
Altra
strada, sempre dal Garda, attraverso il passo del Ballino, Fiavè,
passo del Durone, val Rendena arrivava in val di Sole e Peio. Dalla
stessa via si staccava un sentiero che portava a Stenico, Molveno,
Cavedine, Mechel, val di Sole e Peio. Per il primo tragitto abbiamo
il riscontro di una serie di castellieri preistorici riscontrati dal
prof. Desiderio Reich (Terlago,Lasino,Vezzano,Cadine) che ci portano
sino a Fai della Paganella con i suoi insediamenti retici, da
Fai attraverso i castellieri di Spormaggiore, Campodenno, Mechel, si
arriva in val di Sole entrando dalla Forcola sopra Cles o da
S.Antonio. Per il secondo tragitto oltre a S.Martino sopra Riva altri
castellieri sempre riscontrati dal Reich si trovano a Ballino, Fiavè,
Lomaso, Lardaro, Zuclo, Villa Rendena, Pelugo,Massimeno fino ad
arrivare a Campo Carlo Magno per poi scendere in val di Sole.
Per
l’ultimo sentiero si passa da Stenico, dal castelliere di Molveno,
Spormaggiore poi si prosegue con il primo itinerario. In val di Sole
sempre il Reich identifica i castellieri di Mastellina, Mezzana,
Cusiano, Cellentino, Peio (S.Rocco) e da lì a Sarodek. Le strade che
uniscono questi siti chiamati castellieri, sono in parte ancora oggi
visibili anche se in condizioni di estremo degrado, sono poste tutte
a metà montagna sulla costa soleggiata.
Il
fondovalle, infatti, era probabilmente troppo instabile sia per il
Noce ed i suoi affluenti che spesso esondavano o cambiavano il corso,
sia che i luoghi in fondovalle erano meno difendibili. Del resto
l’attraversamento dei corsi d’acqua in alta montagna era
sicuramente più semplice. A conferma di questa ipotesi abbiamo
riscontrato la presenza di massi con incisioni di coppelle ed altri
segni su queste probabili strade di mezza montagna quasi indicassero
la via. Questi segni eseguiti dai nostri progenitori, al di là del
loro reale significato, testimoniano una presenza stabile dell’uomo
e potrebbero giustificare una delle teorie sul significato delle
coppelle che vede questi segni come una possibile mappa del
territorio. Non dimentichiamo che parliamo di un periodo in cui non
esistevano cartine geografiche e tanto meno cartelli indicatori.
Probabilmente solo guide del posto conoscevano i sentieri e potevano
accompagnare chi viaggiava per commercio o altro. Per quanto riguarda
il tipo di commercio che esisteva allora,oltre a ciò che riferisce
don Arvedi nel suo libro (vari tipi di tessuti), si crede che dal
Nord arrivassero verso l’Adriatico schiavi, pelli, metalli, ambra,
ecc., dai porti Adriatici, invece, salivano al Nord vasellame
pregiato, prodotti dalla Grecia e dai paesi mediorientali, prodotti
dell’artigianato Etrusco ed Egiziano. Lo si può dedurre dai
ritrovamenti nelle tombe principesche in Germania e Austria. Per
finire, un discorso a parte meriterebbe uno studio sulla situazione
climatica di circa 3000 anni fa. L’apertura o la chiusura di strade
nel tempo sono state condizionate dal clima;per esempio un clima più
mite giustificherebbe un sentiero che dal colle del Vioz (via?)
porterebbe a Sud verso Sarodek e Peio e a Nord verso l’Engadina,
l’Austria e la Germania. Una dimostrazione di ciò è la recente
scoperta (anno 2016) del passo alpino dove transitò Annibale con il
suo esercito e i suoi elefanti, il passo è il Col de Traversette in
Francia a circa 3000 metri di altitudine nei pressi del Monviso.
Oggi
il passo sarebbe intransitabile per la presenza di ghiacciai:
probabilmente 2000 anni fa la situazione era diversa Questo potrebbe
valere anche per il colle del Vioz per quel che riguarda il versante
Nord. A riprova in zona del mutamento delle vie di transito nel
tempo, c’è la storia del passo della Sforzellina ,un tempo molto
battuto dalle carovane che percorrevano l’antica via dei Cavalli
per raggiungere Bormio e l’Engadina. Oggi quando si arriva al passo
ci si trova davanti uno strapiombo superabile solo calandosi con
corde per oltre 50 metri. Eppure fino a 30 anni fa ci si passava,
anche se non tranquillamente, senza l’ausilio di corde. Tutto
questo sforzo di idee, per cercare di giustificare una vecchia
leggenda che sicuramente aspetta una verifica approfondita, alla
ricerca di un riscontro storico od archeologico. Sicuramente la
vicinanza di Peio paese, con i suoi ritrovamenti a san Rocco di
reperti retici o celtici, le miniere di ferro di Comasine sfruttate
già in epoca preromana e le acque termali considerate sacre nel
mondo celtico, non fanno che rafforzare l’idea di una zona ricca di
storia antica ancora tutta da scoprire.
Bibliografia:
GIUSEPPE
ARVEDI: “Illustrazione della val di Sole” - Centro Studi per la
Val di Sole – Ed. 1986;
REMO
CARLI – TULLIO PASQUALI – BRUNO KAISERMANN: “I castellieri
preistorici del Trentino” - Associazione castelli del Trentino –
Ed. 2013;
PAOLO
BELLINTANI: “Vie dell’ambra, vie del vetro, in “Attraverso
le Alpi. Uomini, vie e scambi nell’antichità” “ Ed.
2002;
QUIRINO
BEZZI: “Lungo le rive del Noce” Centro Studi per la Val di Sole –
Ed. 1988.