Commezzadura - Sas del Picion Plat
di Valentino Santini
Forse la pietra incisa
più famosa al mondo resta la stele di Rosetta, senza la quale i
geroglifici sarebbero ancora figure stilizzate senza lettura.
Esistono però una moltitudine di massi che, se sapientemente letti,
ci narrano non tanto fiabe o romanzi, ma tramandano conoscenza,
piuttosto di rituali o vari utilizzi delle incisioni.
Basti pensare al masso
affiorante sul Plan di Sorcières in Val d'Aosta, dove una
conformazione di coppelle è ritenuta la mappa stellare più antica
mai disegnata e raffigurante le Pleiadi. Masso Calestani a Fucine e
il masso vicino l'abitato di Menas, entrambi in Val di Sole, le cui
incisioni emisferiche raffigurano nell'ordine Cassiopea e l'Orsa
Maggiore a testimonianza che fin dai tempi più antichi si
osservavano le stelle, si conosceva la loro posizione e si
attribuivano ad esse determinate influenze.
In Alto Adige troviamo
un masso inciso caratterizzato da profonde coppelle che, dopo prove
ed approfonditi studi, risulta essere un vero e proprio calendario
indicante solstizi ed equinozi, utilizzato in agricoltura per gestire
le varie semine, basta solo inserire dei bastoni nei solchi e leggere
letteralmente il gioco di ombre.
Sparsi su tutto il globo
troviamo massi con incisioni cruciformi ed emisferiche che, seguendo
le teorie più accreditate, risultano essere votivi, oppure delle
vere e proprie lapidi in pietra, con scritte in lingua latina oppure
volgare, che testimoniano eventi catastrofici o drammatici.
Infine ci possiamo
imbattere in mini racconti schematici che narrano di pastori, magari
solo con iniziali e data di nascita di chi portava il bestiame al
pascolo, di soldati che trovavano rifugio o erano di vedetta in zone
strategiche.
Questo non toglie che
determinate pietre non possano presentare uno, due o tutti gli esempi
riportati finora anche con lavorazioni in epoche diverse, ad
avvalorare l'importanza e rendere ancora più affascinante, oltre che
complesso, lo studio del sito.
Tutto questo preambolo
per descrivere cosa, grazie alla fondamentale collaborazione con il
corpo forestale, abbiamo scoperto e successivamente minuziosamente
catalogato sopra Masi da Mont, a monte dell'abitato di Deggiano.
Lasciandoci le abitazioni
alla spalle, salendo sulla strada sterrata in direzione Malga Plazze,
dopo circa 30-40 minuti troviamo un imponente masso a strapiombo
sulla vallata sottostante (foto 1e 1b). L'iter ora si ripete, volta
per volta, quasi analogo. Si ripulisce da tutto quello che il tempo
inesorabile deposita come aghi e foglie, oppure cresce come muschio e
piantine di sottobosco, sempre con un occhio attento alla tutela di
eventuali incisioni e a non essere troppo invasivi sulla natura
circostante, ecco allora che si opera direttamente a mani nude o con
scopette di saggina, spugne ed acqua. Segue poi la lettura della
pietra nuda alla ricerca di segni fatti dalla mano dell'uomo e, se
presenti, vanno contornati con del comune gesso da lavagna, così al
primo temporale tutto torna come prima. Infine viene tutto
fotografato e rilevato mediante gps e talvolta riprodotto con la
tecnica del ricalco su fogli di acetato neutro.
Al termine di questo
minuzioso lavoro abbiamo una tavolozza che rappresenta un vero e
proprio mix di incisioni. Sulla sommità troviamo, molto rovinate a
causa degli agenti atmosferici e del tempo, delle coppelle (foto 2);
su quello che possiamo definire il piede, perché molto vicino alla
strada, dei simboli cruciformi (foto 3 e 3b) di cui una singolare,
ovvero due croci ravvicinate connesse tra loro (foto 4), simbolo
solitamente legato a militari tedeschi. Nella parte più riparata,
invece, abbiamo un misto di segni molto ben conservati (foto 5 e 5b),
con date, iniziali, croci e simboli isolati di difficile lettura.
Ora, per fortuna, vengono in aiuto le poche testimonianze che abbiamo
raccolto, ovvero scopriamo che la pietra è battezzata ”Sas del
Picion Plat” ed era usanza dei giovani pastori inciderla nelle ore
occupate a pascolare il bestiame.
Nella parte più esterna
delle incisioni resta comunque un simbolo misterioso (foto 6), che
grazie ad una interpretazione a freddo, ricorda un carro ad asse
singolo (broz) utilizzato per trasportare il legname a valle mediante
il traino di buoi. Il disegno comunque risulta ancora unico nel suo
genere e sconosciuto.