TIROLO (BZ) LAGHI DI SOPRANES – “LA VIA DEI MORTI”
di Luca Webber
Partiti
di buon’ora raggiungiamo la funivia della Muta che rapidamente ci
porta a quota 1361 mt. Da qui proseguiamo, seguendo il sentiero 22,
percorrendo la Spronser Tal, antica via di collegamento tra Dorf
Tirol e l’alta Val Passiria, nel magico gruppo montuoso di Tessa,
luogo cosparso da un’infinità di testimonianze di antichi culti.
Dopo circa 3 ore di cammino raggiungiamo la forcella Pfitscher
Schartl (2132 mt.), vicino ai laghi di Sopranes. Se pur stanchi,
ci mettiamo subito alla ricerca delle tracce lasciate dai nostri
antenati, scoprendo i resti di mura e le centinaia di misteriose
coppelle disseminate sui massi. Soddisfatti ci rechiamo alla malga
Oberkaser (2131 mt.), posta in uno splendido anfiteatro con cascate e
laghetti, dove ci prepariamo a trascorrere la notte.
Il
giorno seguente torniamo alla forcella Pfitscher Schartl per
esaminare con maggiore attenzione il sito. Gli studi, condotti fino
ad oggi, hanno dimostrato che il luogo è stato frequentato dal
Bronzo finale (XII-XI secolo a.C.) fino all’epoca romana. Franz
Haller, che ha dedicato una vita allo studio delle coppelle, ha
attestato la presenza sulle lastre di ben 500 coppelle e altri segni
di difficile lettura riconducibile verosimilmente ad un culto legato
al sole, dal momento che erano volti verso oriente e quando il 21
giugno il sole spunta dalle cime al di là della valle colpisce i
massi coppellati.
L’osservazione
e lo studio svolto in lunghi anni di ricerca gli hanno permesso di
esprimere l’ipotesi che si tratti di spazi di culto astronomici
orientati in alta montagna, forse il più antico osservatorio delle
stelle del mondo, nonché le più antiche rappresentazioni di
costellazioni, fissando la data delle coppelle attorno al 2450-3000
a.C.
Gli
abitanti del luogo raccontano che fino a non molti anni fa da Plan
salivano portando a spalla i propri defunti. Giunti alla forcella
aveva luogo la “Totenrast” (letteralmente “il riposo dei
morti”) per poi scendere per la Spronser Tal, detta anche “via
dei morti”, fino a San Pietro di Quarazze per la sepoltura dei
cari.
Bibliografia:
Fiorenzo De Gasperi
“Archeologia in Trentino Alto Adige. Quando i santi si chiamavano
Dèi” Curcu&genovese - pag. 245-254;
Luisa Righi/Stefan
Wallisch “Otzi, i Reti e i Romani - Gite archeologiche in Alto
Adige”;
Dott.ssa Ulrike Kindl “Il
foro dell’anima: messaggi dal mondo preistorico”;
Roland
Gròber, “Schalensteine am Pfitscher Sattel” - Sudtirol in wort
und bild 2/2014 – pag. 21-26.