Peio - Sass del Bech Celentino
di Luca Webber
Oggi parliamo del "Sass del Bech" (Sasso del Caprone) situato sopra l'abitato di Celentino di Peio a mt. 1,367. Si tratta di un grande masso 9 x 6 mt. alto 4 mt. circa, collocato sul versante solatio in un'area picnic. Sulla superficie sommitale del masso vi sono 29 coppelle di varie dimensioni, apparentemente poste senza significato. Sul lato inclinato ad Ovest, la roccia si presenta molto liscia, probabilmente a causa di “sfregamenti rituali”.
In un'area prativa poco distante Francesca Iachelini, esaminando un grande masso erratico alto circa 4 mt., scopre sulla sua sommità, una singola coppella diametro 6 cm. e profonda 2 cm. circa, incisa con percussore litico.
Descritti i sassi coppellati, possiamo dedicarci all'interessante toponimo “Sass del Bech”.
Le coppelle incise sulla roccia ne indicano l'identità sacra e l'appellativo “Bech”, toponimo usato nel tentativo di sopprimere il culto praticato, è chiaramente riconoscibile in quello del “caprone”, che ne esalta la capacità fecondante, e del “diavolo”, figura cristiana maligna e lussureggiante dotata di corna o palchi. Da qui il passo è breve ed eccolo associato al malefico culto delle “streghe”.
Oggi sappiamo che i
nostri antenati credevano che danzando intorno ad una pietra,
sfregandola, scivolarci o sedendoci sopra, si risolvevano non solo
questioni di fecondità ma anche per riottenere forza fisica, salute
e facilitare vicende amorose. Culti tramandati da millenni ed entrati
a far parte della memoria collettiva e, nonostante il tentativo della
nuova religione di stendere un velo su credenze e tradizioni antiche
piazzando immagini cristiane sui luoghi sacri, non riuscirono mai
completamente a screditarle. Protetti dalla foresta, l' ancestrale
dimensione fertilizzante della montagna o della roccia sopravvisse
nella ritualità segreta popolare e, visto che molte di queste rocce
non riuscirono ad essere cristianizzate, divennero “sedie del
diavolo”.
Capita l’importanza del
“Sass del Bech” lasciamo spazio alla fantasia immaginando
l’antico rituale …..
“… uno sciamano,
munito di corna, danzando, conduce il rituale, imita una divinità
della fertilità … uomini e donne ballano, spiccano salti attorno
alla roccia … sfregandosi e arrampicandosi sulla pietra …
sedendosi a cavalcioni … celebrando il culto alla fertilità …”
Bibliografia: Michela Zucca
“Matriarcato e montagna 3” atti del convegno – dicembre 1999 –
Trento 2000.