RABBI MALGA TERZOLASA LOC. PALU’ - ENIGMI DEI TEMPLI MEGALITICI
di Luca Webber
Nel mondo abbondano siti costruiti dall’uomo che a tutt’oggi non hanno risposta. Pietre collocate, per ragioni a noi ignote, in precisi punti e ritenute “magiche” da coloro che le costruirono in tempi memori e che, ad oggi, lasciano numerosi interrogativi sulla loro funzionalità. L’archeologo fotografa, prende misure, analizza, riporta su mappa e raffronta con altre pietre, sforzandosi di individuarne una funzione rituale o totemica. L’astronomo osserva attentamente la collocazione delle pietre con il paesaggio circostante, nel tentativo di scoprire allineamenti con eventi cosmici (equinozi/solstizi/ costellazioni/ calendari/ etc.). Il cacciatore di Leys (linee d’energia), equipaggiato di strumenti per disegnare, riporta su mappe le pietre e altri siti antichi (pozzi/stagni/bivi/antiche croci/ chiese/castelli/toponimi/etc.) e ipotizza antichi percorsi di collegamento. Altri sostengono la tesi che i luoghi in cui si trovano le pietre sprigionino un potere soprannaturale che venne imbrigliato dalle genti di quei tempi. L’archeologo dilettante, riepiloga, confronta e vaglia tutte le possibili ipotesi sopra descritte, dal momento che TUTTI potrebbero avere ragione. Il tecnico cerca di conoscere nel modo più minuzioso e il dilettante in quello più affascinante, le ipotesi di quest’ultimo spesso non risultano convenzionali ma non per questo prive di valore. Appassionato oramai da anni al fenomeno delle pietre coppellate ho letto numerose pubblicazioni e relative teorie, ad ogni nuova scoperta, rimugino e applico tutte le metodologie da archeologo dilettante. Osservando con attenzione il paesaggio circostante il pascolo “Palù” della malga, ho notato una insolita disposizione delle rocce disseminate nel prato. Grazie alla collaborazione dei componenti dell’associazione abbiamo svolto numerose uscite sul pascolo, svolgendo studi mirati relativi all’intuizione avuta sulle incisioni praticate nel masso coppellato di “Franca”, scoprendo risultati sorprendenti.
Il masso si trova a mt.
1993, affiorante dal terreno, all’incirca nel mezzo del pascolo,
grande 1,14 mt x 60 cm circa con incise 6 coppelle di diversa
grandezza che formano un quarto di cerchio e un segno di difficile
lettura, presumibilmente il tutto praticato con percussore in pietra.
La superficie incisa è rivolta verso il sorgere del sole, da cui
possiamo dedurre un suo uso rituale riferibile ai culti solari o
immaginare l’artista che incide la pietra, come un pittore dipinge
la sua tela, raffigurando costellazioni celesti. Un’intuizione mi
fa riflettere su una teoria che ho letto tempo addietro, la
possibilità che si tratti della raffigurazione di un’antica mappa
topografica che indicherebbe confini o sentieri, una sorta di mappa
della zona. Mettendoci nel punto in cui abbiamo rinvenuto la pietra
coppellata, osserviamo attentamente il paesaggio circostante e
notiamo che vi sono disseminate numerose pietre, tra queste scopriamo
possibili somiglianze con il quarto di cerchio. Partiamo dalla pietra
4, su di essa troviamo 6 incisioni che sembrano coppelle
ovoidali e altri segni illeggibili. Vicino al “brenz” troviamo la
pietra 3, su cui non rileviamo incisioni. Andando avanti
vediamo la pietra 2 che sembra voler demarcare un confine.
Avvicinandoci notiamo una strana formazione di sassi in riga, stesi
sul terreno, che ricordano un probabile muro di recinzione.
Soddisfatti di quanto rilevato ritorniamo al punto di partenza,
individuando la pietra 5. Sulla sua superficie scopriamo una
incisione profonda e larga, lunga circa 70 cm, somigliante a un alveo
per l'acqua. Scegliamo la pietra 6 solo perché è il masso
più grande e visibile del pascolo. Ora ci manca l’ultimo sasso,
che non è parte integrante del quarto di cerchio, riconoscendolo in
alto ai margini del bosco. La pietra 1 è conficcata nel
terreno, somigliante ad un paracarro. Non riporta segni ed è posto
nelle vicinanze della sorgente d’acqua che scende nel pascolo e del
sentiero che conduce al masso coppellato di “Giuliano”.
Rilevando ogni pietra con
il GPS e riportandole in mappa, otteniamo la conferma che la loro
posizione non è frutto di una pura o semplice coincidenza ma
corrisponde, in modo sorprendente, al quarto di cerchio inciso nella
pietra. Per di più, posizionando nella mappa l’incisione
indecifrabile sul masso coppellato, si vede chiaramente che si tratta
dell’acquitrino formato dalla sorgente soprastante. Dal canto mio
non pretendo di dare spiegazioni che non potrei supportare con prove
sicure, ma non ritengo azzardato dire che il quarto di cerchio, in
epoca antica ha rivestito una certa importanza divenendo luogo sacro,
poiché racchiude elementi ampiamente documentati riguardo ai recinti
sacri, di cui è nota l’importanza che rivestivano le fonti.
“…per la coscienza religiosa
arcaica, la pietra grezza evocava la presenza divina in modo più
sicuro che non le statue di Prassitele per i loro contemporanei.”
( Mircea Eliade – pag. 211 -
Trattato di storia delle religioni 1976 Boringhieri Editore, Torino)
Un’ultima
considerazione sull’importanza del luogo. Il masso è in perfetto
allineamento visivo con l’Om della Terzolasa, dove vi sono altri
sassi coppellati, idealmente sistemati a chiudere un percorso sacro.
In ogni caso, per quanto
affascinate e suggestivo possa essere questa ipotesi, una risposta
scientifica definitiva sul sito potrà essere data solo da ulteriori
studi.
Ciao