Antichi culti in loc. “Spinazzi”
a Pellizzano (TN)
di Luca Webber
I massi rinvenuti dal
Custode Forestale Martinolli Stefano, posti
a circa 1.000 mt. di altitudine, alla base della località “Spinazzi”
nel Comune di Pellizzano, sono un importante tassello per aiutarci a
conoscere e capire la nostra storia valliva più arcaica.
Gli “Spinazzi” si
trovano sul versante soleggiato e morfologicamente in forte pendenza,
ricoperti da vegetazione spontanea e da molti blocchi di roccia
caduti alla rinfusa sul terreno. I massi coppellati si presentano
molto grandi e la totalità delle incisioni si trova sulla superficie
orizzontale esposta al corso del sole da Est ad Ovest. Questa
caratteristica fa pensare che la scelta dei massi non sia casuale ma
strettamente legata al percorso del sole, verosimilmente necessario
per il culto praticato. Lo spettatore che le osserva per la prima
volta può solo rimane meravigliato di fronte a tanto impegno profuso
dall’uomo nell’inciderle, in particolare il masso “Stefano”,
di grande effetto visivo. Un micascisto erratico grande 4.20 mt x
1,39 mt circa, dove abbiamo rilevato 137 coppelle, 1 croce greca, 5
croci greche coppellate agli estremi delle braccia, 6 coppelle unite
da canaletta più un segno di difficile lettura. A prima vista tutte
le incisioni sono state praticate con percussore a pietra ad
eccezione di una croce greca coppellata agli estremi delle braccia e
di 2 coppelle unite da canaletta, entrambe rimarcate con un oggetto
in metallo. Poco distante troviamo il masso “Spinazze”, anch’esso
un micascisto erratico dalle dimensioni 3,85 mt x 1,50 mt circa, su
cui abbiamo rilevato 23 coppelle più 8 coppelle unite da canaletta e
5 dubbie, praticate con un percussore a pietra. Per entrambi i massi
la disposizione delle incisioni pare casuale.
Ad oggi non conosciamo le
esatte motivazioni che hanno determinato la loro realizzazione, ma
grazie ai numerosi rinvenimenti in Val di Sole, possiamo affermare
che la raffigurazione di coppelle, quale simbolo, sia ampiamente
diffusa, tanto da ipotizzare di trovarci di fronte ad un contesto
culturale animista probabilmente a fini magico-apotropaici. Sappiamo
che la pietra, fin dalla preistoria, diviene un altare all’aperto,
supporto ideale dell’uomo per incidervi il suo pensiero lasciando
un messaggio destinato e conosciuto a tutti. Il ripetersi ossessivo
del “segno” sulla pietra, la gran quantità di coppelle
disseminate in tutto il mondo, indicano tradizioni le cui radici
affondano nelle origini ancestrali della nostra cultura, rinascita
oltre la morte nonché la certezza del nutrimento dei pascoli e dei
campi.
Non essendo possibile al
momento attuale, in assenza di contesto archeologico, datare le
incisioni rupestri, risulta arduo ipotizzarne anche l’uso.
Oggigiorno i massi rimangono muti testimoni di un antico trascorso
ma, ad una attenta osservazione del territorio circostante, proverò
a dare una personale interpretazione.
Prima considerazione:
presenza di un insediamento.
Gli “Spinazzi” si
trovano sul versante solatio e abbiamo imparato che sulle alture
soleggiate e sicure erano situati gli insediamenti. La gran quantità
di coppelle incise sui massi fa apparire quindi quasi logico che le
numerose incisioni fossero compiute nelle vicinanze degli abitati e
di vie di comunicazione.
Seconda considerazione:
presenza di un lago.
Gli “Spinazzi” sono
racchiusi tra due corsi d’acqua, rio Corda e rio Valletta, che si
riversano entrambi nell’attuale alveo del fiume Noce. Ambedue i
massi coppellati guardano verso il fondovalle, possiamo quindi
immaginare che in epoca assai lontana il “Pradazzo” sottostante
fosse invaso dall’acqua, tanto da poter formare un lago. Condizione
fondamentale nella scelta di un insediamento.
Alla luce di quanto
detto, concludo considerando che la morfologia della valle è
sicuramente cambiata nel tempo e la gran quantità di incisioni
praticate su entrambi i massi mostrano quanto in passato questo luogo
sia stato importante e frequentato dall’uomo, tanto da far pensare
a insediamenti stabili e probabilmente situati lungo una antica via
di comunicazione che permetteva di percorrere, sul versante solatio,
l’intera valle.