GITA A VELTURNO E VARNA - Tra
massi coppellati, pietre incise e Natrix Natrix
di
Santini Valentino
Nello
sfogliare le pagine del libro “Rocce silenti” del Circolo Arca
Bressanone (1)
troviamo sempre un mare di spunti, spunti su come impostare le nostre
ricerche in Val di Sole, idee per impostare progetti futuri ma,
soprattutto ci consiglia immancabilmente nuove gite sul territorio di
Bressanone.
Eccoci
allora pianificare una giornata divisa tra Velturno, la city di
Bressanone e Varna, anche se con la moderna urbanizzazione della zona
ormai è più periferia della city che paese vero e proprio.
Andiamo
però in ordine ed ecco la prima tappa. Un masso, battezzato
“dell’acqua” con 700 coppelle, no non è un errore di battitura
ma sono ben settecento tracce, più o meno rovinate.
Lasciamo
la macchina nel centro di Velturno e seguiamo la strada che scende
verso la chiesa, superata la stessa eccoci incamminati in una strada
di campagna fino ad una casa-fattoria, il posto è molto panoramico e
suggestivo, a guardia del posto troviamo dei giganteschi castagni e
subito il nostro sguardo è rapito da una catasta di legna ammassata
su una collinetta che, anche se non segnalata, rivela la sua natura
di castelliere preistorico.
Un
primo pensiero ci sconforta, anche in Alto Adige cataste di legno
vecchio in posti ormai dimenticati, poco dopo però la conferma che
quella pila altro non era che il materiale raccolto per accendere uno
dei “sacri cuori”, cambiano le usanze e le motivazioni ma i
luoghi importanti sono sempre riutilizzati.
Una
rapida occhiata ci suggerisce che la pietra dell’acqua, visto anche
la quantità di coppelle incise, potrebbe essere l’immensa lastra
che affiora in mezzo al pascolo.
Come
facciamo a sapere che si tratta di una prateria utilizzata per il
bestiame?
Certamente
non dalla recinzione elettrica ma da un enorme cavallo da tiro, un
animale possente caratterizzato da una muscolatura molto sviluppata
su un corpo massiccio e, peculiarità della specie, sopra gli enormi
zoccoli dei ciuffi di pelo, come a formare delle cavigliere naturali.
Chieste le dovute autorizzazioni ai proprietari siamo sulla pietra,
la coda dell’occhio è sempre alla ricerca dello stallone, le
coppelle risultano molto rovinate e lavorate in gruppi più o meno
numerosi e la superficie molto rovinata non permette di individuarle
tutte 700 e neanche la lettura di particolari schemi è semplice.
Passiamo
ai rilievi di rito, pulizia della zona, evidenziare con il gesso i
vari profili, rilevare la posizione con il gps e fotografie, sia
panoramiche che in dettaglio.
Le
coppelle risultano già a prima vista molto antiche, la struttura
della “coppa” rileva si tratti di incisioni preistoriche o,
comunque, antecedenti l’età del ferro. Si tratta infatti di forme
perfettamente semisferiche che suggeriscono un lavoro di pietra
contro pietra, mentre con l’avvento del ferro si passa ad un gioco
di ferro contro roccia e l’eventuale sezione della coppa
risulterebbe a base piatta (fig. 1 e 2). Dopo tutti i rilievi non
riusciamo ad individuare schemi noti anche in Val di Sole, se non per
la tecnica di realizzazione dei manufatti, al 100% opera dell’uomo.
Visto
che per raggiungere la zona servono alcune ore di macchina, ma
soprattutto alimentati dalla nostra insaziabile fame di scoperte,
questo non è l’unico sito per la giornata. Risaliamo in macchina e
ripartiamo alla volta di Bressanone. Le ciambelle però, si sa, non
sempre riescono con il buco e i prossimi due massi sono, per noi
ancora un mistero.
Il
primo si trova sopra l’abitato di Millan, ma a causa del bosco
cresciuto e dell’erba alta non ancora segata non siamo riusciti a
raggiungerlo. Mentre il secondo si trova lungo l’alveo del fiume
Isarco, per chi è pratico della zona si trova più o meno
all’altezza dell’Athesia e posizionato sulla sinistra orografica
lungo la ciclabile.
Questi
due intoppi ci fanno capire come anche periodo e location facciano la
loro parte nella riuscita delle nostre gite, oltre alla fortuna.
Prendiamo
ad esempio il primo masso, potevamo mettere in preventivo la
vegetazione che rigogliosa e non curata ricopre e modifica l’habitat
in poco tempo, ma che non avessero ancora provveduto allo sfalcio non
è cosi intuitivo. Con la seconda pietra invece, studiando a tavolino
il posto, si poteva dubitare che, in tarda primavera causa il
disgelo, l’acqua del fiume avesse ricoperto il tutto.
Due
obiettivi non trovati ma due insegnamenti preziosi per il futuro.
Ultima
tappa, Varna.
In
questo caso si tratta di scritte ed incisioni realizzate sul
parapetto della chiesa, quindi di facile accesso e a colpo sicuro
siamo su due lastre in pietra utilizzate come parte superiore del
muro di confine del complesso chiesa-cimitero su lato posto verso la
città.
Qui
troviamo tre date, 1595 e 1666 su una lastra e 1816 sulla seconda e
diverse coppelle, a testimoniare come in tutte le ere l’importanza
di lasciare testimonianze scritte abbia contraddistinto l’evoluzione
dell’uomo.
Le
incisioni sono molto nitide e rifinite e ci permettono di notare
subito uno schema che si riscopre anche in Val di Sole e soprattutto
dove sono presenti coppelle in generale.
Si
tratta dello schema a 5, come quello riportato sui comuni dadi.
“quattro
coppelle poste ai vestici di un quadrato accompagnate da una coppella
centrale non unite da cabaletta” (2)
Darne
una definizione non è semplice, quanto meno non in poche righe, la
simbologia che si può estrapolare dalla figura è quella della
croce, non solo in riferimento al cristianesimo ma a tradizioni ben
più antiche che già utilizzavano la figura di due segmenti
intersecati perpendicolarmente fra loro, formando dei lati più o
meno uguali tra loro (fig. 3).
La
figura cruciforme è riscontrabile infatti in molte incisioni
rupestri preistoriche mantenute poi nella cultura pagana fino ai
giorni nostri. Rappresentano sia simbologie solari che la figura
stilizzata dell’uomo. Comune, anche se non è il nostro caso, forse
dato dal luogo di culto religioso dove si trova, è trovare questo
tipo di formazione a cinque collegata da due canalette, una verticale
ed una orizzontale, a formare una vera e propria croce greca (fig.
4), e in questo caso si può quasi certamente azzardare l’ipotesi
che si tratti di una elaborazione fatta in un secondo tempo, con lo
scopo di cristianizzare un luogo di culto pagano.
In
sintesi questa è la giornata tipo di Val di Sole Antica, ma fra
scoperte fatte e segreti restati ancora da svelare la giornata con
noi è sempre ricca di incontri ed ecco un guida turistica
d’eccezione che ci ha accompagnati su un ripido ed impervio
sentiero, una stupenda e regale Natrix Natrix.
Ora
la nostra gita è realmente conclusa.
1
Il fenomeno della coppellazione rupestre nella conca di Bressanone –
Rocce Silenti a cura di Giovanni Rizzi – Casa Editrice Tabacco –
Udine.
2
Incisioni
rupestri all’Alpe Giass Very – Massi istriati dell’Alpe Giass
Vaery –Valchiusella