TERZOLAS - MASSO
DELLE CROCI
di Romina Zanon e
Luca Webber
Rinvenuto
dall'Associazione Val di Sole Antica, sopra l'abitato di Terzolas, un
masso interessato da numerose incisioni rupestri di vario carattere
tipologico.
Un
accurato esame della roccia ha permesso di rilevare più di sessanta
segni incisi distribuiti sulla parte superiore della sua superficie
in uno schema apparentemente privo di ordine: sedici coppelle; una
serie di segni artificiali di non facile lettura e comunque non
direttamente associabili ad un contesto cristiano; quaranta simboli
cruciformi, di cui si possono riconoscere alcuni particolari elementi
tipologici di distinzione che potrebbero testimoniare, almeno in via
del tutto ipotetica, una qualche diversificazione temporale
dell'attività incisoria (croci greche, croci latine, croci latine
con base potenziata etc.).
L'usanza di graffire
croci di foggia più o meno complessa è notevolmente diffusa tanto
in senso spaziale quanto in senso temporale1
ed affonda le proprie radici protostoriche e preistoriche in antiche
credenze riconducibili al culto della pietra. Tradizioni, queste,
protratte fino all'alto medioevo e successivamente assimilate dalla
Chiesa, come denotano alcune fonti letterarie tardo antiche e
medievali che concorrono a confermare la possibilità che gli antichi
cristiani si dedicassero con notevole assiduità all'istoriazione
rupestre, suggerendo, altresì, in quali processi storici affondino
le radici di tale fenomeno.2
Fra le peculiari
attività esercitate in Europa dalla Chiesa a partire dal momento in
cui, con Costantino, cessa di essere perseguitata, si annovera la
lotta combattuta contro una grande varietà di culti “idolatrici”,
tra cui compare con una certa frequenza la “saxorum veneratio”.3
Molte costumanze
pagane legate al mondo celtico permangono infatti a lungo, fino
all'alto medioevo ed oltre, soprattutto negli ambienti montani, e
tradizionalmente abitati da ceti umili. Nei confronti di questo
fenomeno la Chiesa ha avuto, durante l'intero arco della sua storia,
atteggiamenti di diverso tenore, ma tutti accomunati dallo strenuo
tentativo di debellare qualsiasi impedimento ad una completa e
definitiva affermazione della religione cristiana.4
Nei primi secoli
dell'era cristiana predominò un atteggiamento duro ed intollerante
volto all'eliminazione di idoli, altari pagani e alberi sacri, come
recita il ventesimo canone decretato dal concilio di Nantes del 658
d.C: “(...) i massi venerati nei boschi o nei luoghi in rovina,
sui quali si usa deporre degli ex-voto, delle candele accese e delle
offerte, sono oggetti di inganno dei demoni e vanno rimossi e gettati
in luoghi ove sia impossibile recuperarli”.5
Successivamente
però, a partire dall'Epistola di Gregorio Magno all'abate franco
Mellitus, la quale invitava a non distruggere i luoghi pagani, ma a
riconsacrarli con l'acqua benedetta6,
la Chiesa adottò un atteggiamento più tollerante finalizzato a
sovrapporre il cristianesimo alle credenze pagane nel tentativo di
agevolare la conversione alla “nuova religione”.
Proprio questa
politica di riconversione e recupero dei luoghi di culto pagani
sembra essere all'origine della pratica “esorcizzante” della
cristianizzazione che poteva esplicarsi nell'incisione di
petroglifi cruciformi su rocce già interessate da altri tipi di
segni sacri legati ad antiche religioni protostoriche (coppelle
etc.).7
Queste
ipotesi interpretative si configurano solo come il primo passo di un
complesso e articolato percorso di studio volto alla comprensione
della rete di simboli incisa nel “masso delle croci” di Terzolas,
il quale sta aprendo una pagina “nuova” nella storia del nostro
passato vallivo.
1Rossi
Maurizio, Religiosità popolare e incisioni rupestri in età
storica, Edizioni Corsac,1981, p.6.
2Ibidem.
3Du
Fresne du Cange, C. et al. 1886/b, Glossarium mediae et infimae
Latinitatis, p.320. Anche nel sopra citato Rossi.
4Gruppo
Archeologico Pisano, Le incisioni rupestri della Grotta delle
Crocie di Massa, p.13.
5Gruppo
Archeologico Pisano, Le incisioni rupestri della Grotta delle Crocie
di Massa, p.14.
6"I templi
pagani non devono affatto esser distrutti, ma siano distrutti
gli idoli che sono in essi.
Si usi acqua benedetta, si asperga su questi templi, si costruiscano altari, vi si collochino delle reliquie, perché, se i templi sono ben costruiti è bene che dal culto dei demoni passino all'ossequio del vero Dio affinché la gente, vedendo che i suoi templi non vengono distrutti, deponga l'errore e corra a conoscere e ad adorare il vero Dio in luoghi a lei familiari. E poiché si usava sacrificare molti buoi ai demoni, bisogna conservare, anche se mutata, anche quest'abitudine, facendo un convivio, un banchetto su tavole con rami d'albero poste intorno alle chiese che prima erano templi, il giorno della dedicazione della chiesa stessa, o della festa dei santi martiri le cui reliquie sono state poste nei tabernacoli. Non siano più immolati animali al diavolo, ma si uccidano e ci si cibi di essi a lode di Dio, rendendo cosi grazie a colui che tutto ci ha donato, mentre i godimenti materiali si mutano in godimenti spirituali. Infatti è senz'altro difficile togliere subito tutto a coloro che hanno una mentalità rigida, poiché coloro che salendo una vetta si perfezionano passo a passo non sanno innalzarsi facendo dei salti". [testo tratto da Gregorii I Papae, Registrum epistolarum, XI, 56, edd. P. Ewald - L.M. Hartmann, II, Berolini (berlino), 1899, p. 311 (M.G.H., Epistolae, II)]
Si usi acqua benedetta, si asperga su questi templi, si costruiscano altari, vi si collochino delle reliquie, perché, se i templi sono ben costruiti è bene che dal culto dei demoni passino all'ossequio del vero Dio affinché la gente, vedendo che i suoi templi non vengono distrutti, deponga l'errore e corra a conoscere e ad adorare il vero Dio in luoghi a lei familiari. E poiché si usava sacrificare molti buoi ai demoni, bisogna conservare, anche se mutata, anche quest'abitudine, facendo un convivio, un banchetto su tavole con rami d'albero poste intorno alle chiese che prima erano templi, il giorno della dedicazione della chiesa stessa, o della festa dei santi martiri le cui reliquie sono state poste nei tabernacoli. Non siano più immolati animali al diavolo, ma si uccidano e ci si cibi di essi a lode di Dio, rendendo cosi grazie a colui che tutto ci ha donato, mentre i godimenti materiali si mutano in godimenti spirituali. Infatti è senz'altro difficile togliere subito tutto a coloro che hanno una mentalità rigida, poiché coloro che salendo una vetta si perfezionano passo a passo non sanno innalzarsi facendo dei salti". [testo tratto da Gregorii I Papae, Registrum epistolarum, XI, 56, edd. P. Ewald - L.M. Hartmann, II, Berolini (berlino), 1899, p. 311 (M.G.H., Epistolae, II)]
7
Di fatto in quasi tutti i siti di arte rupestre che presentano
contemporaneamente incisioni preistoriche e cristiane, si nota che
queste ultime vengono effettuate quasi sempre a fianco o nel rispetto
di quelle preesistenti. Si pensi, ad esempio, al sito di Campanine di
Cimbergo in Valcamonica. Gruppo Archeologico Pisano, Le incisioni
rupestri della Grotta delle Crocie di Massa, p.15.