TERZOLAS
"MASSO DELLE CROCI" - approfondimenti
di
Franca Emanuelli e Luca Webber
E’
difficile stabilire quali divinità fossero adorate nella Val di Sole
prima dell’arrivo del cristianesimo, vista l’assoluta mancanza di
riscontri che potrebbero illuminarci al riguardo, ma il masso in
questione può offrirci uno spiraglio di luce in tal senso.
I
numerosi santuari alpestri sui pendi e creste delle nostre montagne,
indicano punti permanenti e di passaggio che testimoniano usanze,
tradizioni e conoscenze cadute nell’oblio. Sfortunatamente non è
possibile fornire una interpretazione univoca né tanto meno una
cronologia specifica delle incisioni praticate dall’uomo, ma la
simbologia cruciforme può indicare non solo quanta influenza ha
avuto la propagazione del cristianesimo sui culti locali
tradizionali, ma segni con linee incrociate, semplicissime croci, a
braccia uguali o diverse, piccole e grandi, sottili o massicce, sono
lì a testimoniare una “forza” espressiva elementare, che ci
precede di parecchi millenni. "
E' proprio questo che rende il simbolismo un linguaggio molto meno
limitato del linguaggio comune ed adatto per l'espressione e la
comunicazione di certe verità, facendone il linguaggio iniziatico
per eccellenza ed il veicolo indispensabile di ogni insegnamento
tradizionale" (1) Sul
nostro masso troviamo croci greche e latine, croci latine con base,
parzialmente potenziate ed inoltre una serie di altri segni
artificiali non direttamente associabili ad un contesto cristiano,
incisioni a cinque coppelle, croci contorniate da coppelline,
incisioni linee di difficile lettura che non si limitano ad esprimere
un unico significato ma una molteplicità di significati, il tutto
riconducibili ad un’età ben più antica di quanto si possa pensare
e che trovano riscontro con siti di altre regioni. Un’altra
osservazione a favore di quanto possano essere antiche l’incisioni
in questione ci è offerta dalla constatazione che nella popolazione
locale non si è tramandata nessuna tradizione orale e memoria della
loro esistenza.
Proviamo
ora ad esaminare separatamente le incisioni, e in via del tutto
ipotetica, esporre delle considerazioni.
La
necessità d’incidere il sasso nasce da antiche superstizioni,
dove, supporti durevoli in grado di offrire un consistente spazio
figurativo, venivano usati per esprimere in modo simbolico credenze e
immagini, soprattutto di natura sacra dal significato oramai perduto
che ammiriamo nelle incisioni, immaginando antichi personaggi alle
prese con una natura bella ma terrificante, che segnano profondamente
la pietra cercando l’aiuto negli spiriti dei boschi.
L’introduzione dello studio dei massi incisi localizzati nel Comune di Trausella (TO), nella Valle del torrente Chiusella, fa subito intuire quanto sia difficile analizzare l’incisioni sul masso, chiunque voglia intraprendere la ricerca e lo studio delle incisioni rupestri sa, già in partenza, di andare incontro ad un alto livello di aleatorietà (2). Accantoniamo quindi le ipotesi sulla loro funzione, peraltro già affrontate nei nostri precedenti articoli, e prestiamo attenzione alle comparazioni delle incisioni. A nostro giudizio pare interessante il confronto delle incisioni sotto riportate, che ipoteticamente, considerata la grande diffusione lungo l’arco alpino, indica un linguaggio comune impiegato, nello spostarsi o stazionare, dell’uomo in antichità.
Specifichiamo che le coppelle, al pari delle incisioni cruciformi, sono da ritenersi tutt’altro che esclusivo appannaggio della preistoria, visto il perdurare delle tradizioni popolari. Il culto della pietra e l’idolatria nelle campagne vennero periodicamente condannate dalle autorità cristiane, ma in realtà con scarsi risultati. In particolar modo sugli antichi altari pagani, al di fuori delle città e lontano dagli itinerari usati dai missionari, proseguono i culti antichi.
Sul finire del VI secolo, in considerazione dei scarsi risultati ottenuti, seguendo i dettami di papa Gregorio Magno, a favore della regina Teodolinda per incoraggiare la conversione dei longobardi dal loro culto ariano al cattolicesimo romano, ebbe inizio l’opera di recupero dei luoghi pagani da parte della chiesa, sovrapponendo la nuova religione al paganesimo in un apparente rispetto di quest’ultimo. Si può ipotizzare che l’incisione rupestre cristiana, può essersi diffusa proprio grazie all’Epistola di Gregorio Magno, che, con l’incisione della croce sui luoghi pagani, ne avversava il luogo cristianizzandolo. La sostituzione materiale e spirituale al paganesimo con l’apposizione o sovrapposizione di una croce per esorcizzare i luoghi si sarebbe svolta però con grande lentezza negli ambienti rurali, perdurando nel corso di tutto il medioevo coinvolgendo i popoli nordici di passaggio o stazionamento sul nostro territorio.
Analizzando
queste croci (foto
1-2), riconosciamo
il simbolo di saturno, rappresentato proprio da una croce con il
“serpente”, antico simbolo rinvenuto nel culto di Mitra
dell’antica Roma. Divinità della luce di origine persiana,
presente a Sanzeno, Tuenno e Mechel, come testimoniano i quattro
bassorilievi con iscrizione ritrovati in loco. “Le
ragioni della diffusione di questo culto vanno ricercate … nei
fitti rapporti commerciali che … legavano il Trentino con l’Europa
centro-orientale, e nella forte presenza di militari, rientrati dopo
aver prestato servizio in reparti di stanza dell’area danubiana,
dove il culto di Mitra era particolarmente vivo, sia distaccati, per
vari motivi, da legioni acquartierate nelle province d’oltralpe
…” (4). Nulla
vieta di supporre che qualche legionario sia transitato o stazionato
sulle nostre montagne.
Nella
vicina Val di Non, troviamo un riscontro di culti dedicati al dio
Saturno, ai Campi Neri di Cles, sulla base del ritrovamento
di alcune epigrafi dedicate a Saturno e del frammento di una statua
del dio, s’ipotizza la presenza di un tempio a lui dedicato (5),dio
della natura, della potenza e abbondanza.
Jacopo
Antonio Maffei,
nel 1805 scrive “Nella
vicina Anaunia si adorassero tutti i Dei maschi , e femmine , e come
da un passo di S. Vigilio, che riferirassi fra poco, la Valle fosse
piena di anubi, e di idoli mezzi uomini di molte mostruose figure,
delle favole d' Iside , della fuga di Serapide, ed altri: uno però
ce n' era, che adoravasi come il Dio tutelare di tutta la Valle, e
questo era Saturno, di cui nel 1782 sotto un altare dell' antica
chiesa di Romeno fu ritrovata una Lapida colla seguente inscrizione:
"D.
SATVRNO AVG . LVMENNONES AERVETIVS . MAXIMVS . RVFVS OVADRATINVS .
FIRMIANVS CLEMES . IVSTVS . IVSTINVS ASPIRO . GLABISTVS . OVINTVS RIS
. RVFINVS . LAD . OPTATVS OVARTVS . LVCIVS . SEVERVS MAXIMINVS . AVP
. FIRMINVS PATERNVS JVSTINIANVS . S.P.L.L.M. (6)
Altra
parallelo importante con le culture d’oltralpe lo troviamo nel
toponimo del crinale “Còsta
Luch” (7) che
conduce al Masso delle croci. Il dio Lug è la divinità più diffusa
nelle Gallie, inizialmente celtica poi romanizzata in Mercurio e
Giovanni Ciccolini ci ricorda che la
religione celtica professava riti agrari, mondo delle anime e dei
morti, rispecchianti le forze della natura, il dio "Lug" ad
esempio, cioè il dio "sole", ricordato probabilmente nella
cima "Lug", che domina su tutta l'Anaunia da settentrione,
stava alla testa delle divinità; con esse troviamo Saturno il dio
delle messi, Orco e Silvano, che si richiamano all'oltretomba e alle
selve. Quando tra il 390 e il 393 il vescovo Vigilio venne nella
Val di Sole a predicarvi la parola di Cristo scrisse che i nostri avi
campagnoli erano avvolti nella stragrande maggioranza dal mal costume
diabolico, offrendo essi sacrifici ad idoli, che nulla dicevano,
perché vane immagini di legno o di sasso. (8)
Altri
spunto interessante per cercare di fornire una cronologia alle croci
incise sul masso ci viene fornita dall’arte medievale e dalla
numismatica .
Dall’epoca
longobarda sono giunte a noi numerosissime lastre in pietra scolpite
con motivi a carattere simbolico, oltre a rappresentazioni zoomorfe e
disegni geometrici, croci decorate con motivi floreali di tipica
tradizione cristiana-longobarda, proveniente dalla chiesa di San
Salvatore, attualmente si trova nel Museo Archeologico Nazionale di
Cividale ( foto 8). Nel Museo
Cristiano di Cividale del Friuli (Udine), nell'altare di Ratchis, ,
in pietra d'Istria, sulla parte posteriore troviamo una scultura di
epoca longobarda (734-744), tra le due croci, la finestrella che
permetteva l'accesso alle reliquie contenute all'interno (foto
9), nella cripta dell’ Abbazia di Villanova (Verona) una
lastra attribuita all’VIII secolo (foto 10).
C’era
inoltre l’usanza di tagliate croci in lamine d’oro che venivano
cucite sui vestiti o deposte nelle tombe, a Verona troviamo una croce
patente nastriforme longobarda (sec. VII), di 10 cm. (foto
11). Nel
corso della conversione al cattolicesimo dei Longobardi (VII sec.) le
crocette si diffusero come amuleti e mantennero, accanto a quello
devozionale cristiano, la loro funzione propiziatoria (foto
12).
A
partire dall’imperatore romano Costantino (306-337) la croce sulla
moneta si affermò come simbolo predominante, diffondendosi tra i
popoli barbarici romanizzati, su scala europea. Riguardo ai
cruciformi potenziati e con piedistallo ci limitiamo a notare che
tale simbolo è presente su monete merovinge del VI – VII sec. ,
per l’area italiana e lucchese in particolare, la croce potenziata
appare su monete longobarde coniate dalla zecca di Lucca, in un
periodo compreso tra la metà del VII secolo e il regno di Desiderio
(9).
L’imperatore
COSTANTINO IV e il Vescovo TEODORO di RAVENNA solidus d’oro
dell’imperatore COSTANTINO IV - moneta al tempo di PAPA LEONE II
(680 – 683) (foto 14), moneta longobarda Imperatore
Costantino (306-337) (foto 15), monete pseudo imperiali del
nord Italia furono coniate nel periodo cha va dal 568 circa al 680
(foto 16), furono coniate monete di stile longobardo a nome di
Carlo Magno, moneta Carolingi - periodo, dal 774 al 781 (foto 17).
Avrete
sicuramente capito che fornire risposte precise sulle incisioni
rupestri sia pressoché impossibile, per la mancanza di un contesto
archeologico databile e per la sovrapposizione delle tradizioni
popolari a quelle antecedenti.
Da
parte nostra abbiamo voluto esporre una personale lettura e analisi
dell’epoca pertinente le incisioni e della simbologia cruciforme
rinvenuta sul masso.
Su
tutta la superficie del masso è stata trovata una
sola croce capovolta ( 10x13 cm), incisa per caso o di proposito?
La
croce di San Pietro. La
leggenda vuole che vi fosse stato crocefisso San Pietro.
Una
piccola croce, (7x10 cm), in disparte rispetto alle altre, orientata
perfettamente Nord-Sud.
Che
indicasse la via ai pellegrini o anche questa un puro caso?
1 - René
Guénon, Il Simbolismo della Croce, Luni Editrice 1998, Milano.
2 -
Incisioni rupestri all'alpe Giass Very - Pubblicato in Bulletin
d'Etudes Prehistoriques et Archeologique Alpines, XVI, Aosta, 2005,
pp.199-215.
3 -
Vedi punto 2
4 -
Katia Lenzi, anno accademico 2010-2011 - Insediamenti e paesaggi in
Val di Non (TN) tra età tardoantica e tardo medioevo. Nuovi approcci
allo studio del paesaggio rurale d'ambito montano.
5 -
Vedi punto 4
6 - Jacopo
Antonio Maffei 1805
- Periodi
istorici e topografia delle valli di Non e di Sole nel Tirolo
meridionale -
- S. P. L. L. M. sacrum
posuit lætus libens merito ,
ovvero sua
pæcunia Saturno
era una deità onorata da' Reti , come da inscrizione del Grutero
appresso Mascovio. Fatti
de' Tedeschi Lib. III. I. 1 ,
ed anche da' Sassoni , come dimostra Struvio Corpus
Hist. Germ.Proleg. sect.
II. §. XII.
7 -
Giorgio Rizzi 2010 "Sentiero Val di Sole.... le sfumature del
verde".
8 -
Giovanni Ciccolini 2013 "Memorie di Terzolas".
9 -
(Corpus Nummorum Italicorum, XI). – O.Guidi, “Incisioni rupestri
della Garfagna” Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 1992.