GITA IN VAL AURINA
di Franca Emanuelli e Luca Webber
Come antichi pellegrini siamo partiti al sorgere del sole diretti in Alto Adige alla scoperta di remoti luoghi. Lungo la via ci siamo rifocillati in moderni autogrill, infine, nella mattinata arrivammo a Predoi loc. Casere a 1.600 metri di latitudine dove la valle si allarga in un altipiano circondato da cime. In inverno diventa una soleggiata pista da sci di fondo e nel resto dell’anno meta di escursioni e passeggiate.
Nel periodo delle crociate nei luoghi dove i viandanti cercavano ristoro per il corpo e conforto per lo spirito, si dedicavano di solito cappelle e ospizi allo Spirito Santo.
In questa valle sorge la chiesetta di S. Spirito, di cui si hanno le prime notizie nel 1455, ma non è noto quando sia stata eretta la prima chiesa usata dai viandanti in passaggio attraverso i Tauri per recarsi a Salisburgo e nel Pinzgau.
La chiesa è
costruita addossata ad un imponente masso con una spaccatura. La
gente del luogo riporta la credenza che il passaggio nella roccia
consenta di “mondare” i propri peccati, di purificarsi.
Raccontano che anche Papa Benedetto XVI, durante la sua visita,
l’abbia percorso. Sembra inoltre che la chiesa sia stata eretta su
di un antico luogo di culto riguardante la fertilità. Si narra che
moltissime donne abbiano attraversato il masso spezzato in due,
sfregando il ventre contro la pietra per propiziarne la fertilità o
per ragioni di salute. Come del resto accadeva nei più famosi
scivoli della fertilità (Castelfeder, Elvas, Arnago, ecc.)
Troviamo
un’altra possibile relazione con il Sas dela Monaca, in Val di
Pejo, nella cui spaccatura sono stati rinvenuti degli oggetti
lasciati probabilmente come voto, protezione, ecc. (uso apotropaico).
All’interno
della chiesa vi è una particolare crocifissione lignea: fra la
Madonna e S.Giovanni, il Cristo in croce è grondante di sangue, in
alcune zone il corpo è scarnificato. Il sangue è corposo, in
evidente rilievo sul corpo, di un colore rosso intenso. È a dir poco
struggente. Un signore del luogo dice che nella zona non è inusuale
trovare questa rappresentazione, che enfatizza il sacrificio supremo
di Cristo per l’umanità.
Alcuni
affreschi raffigurano scene della vita di S.Orsola e le sue compagne,
di S.Kilian, la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli,
l’incoronazione di Maria. Famosa in questa chiesa è la croce
perforata da pallottole. Circa 200 anni fa questa croce si trovava
sul sentiero vicino ad un maso. Un tiratore scelto passando per
recarsi ad una gara di tiro a segno nel Pinzgau volle provare la sua
mira colpendo sacrilegamente tre volte il crocefisso. Alla gara vinse
il primo premio, un toro, che condusse orgoglioso verso casa. Quando
passò davanti alla croce il toro si sarebbe imbizzarrito e avrebbe
calpestato a morte il tiratore. Una scultura risalente al XVII secolo
rappresenta la Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (la
colomba). Ma ciò che più incuriosisce sono le tre statue
rappresentanti la Trinità. Osservandole attentamente si scopre che
sono identiche fra loro, se non per qualche dettaglio. Il breve
opuscolo all’interno della chiesa ne da una spiegazione tratta dal
così detto “Credo Atanasiano”: “E questa è la fede
cattolica: adoriamo un solo Dio nella Trinità e la Trinità
nell’unità, senza confusione delle persone e divisione
dell’essenza…..”
In seguito
ci siamo recati a Campo Tures e incamminati lungo il “Sentiero di
San Francesco”. La cappella di S. Francesco e S. Chiara,
probabilmente in antichità sede di un antico castelliere, affascina
per la sua pace e nella cripta l’aria di misticismo è palpabile.
Proseguendo giungiamo alla cascata di “Sorella acqua”, ci
bagniamo leggermente ma non importa, il luogo è veramente bello.
La mattina
successiva visitiamo le Miniere di Predoi, dove, accompagnati dalla
guida, scendiamo per 1 km nella viscere di Madre Terra, scoprendone i
segreti e l’immenso lavoro fatto dai minatori. Riemersi alla luce
(si fa per dire perché diluviava),
infreddoliti e affamati, ci siamo ristorati nell’Osteria dei
Minatori.
Rinnovate le
forze, partiamo alla volta di San Lorenzo di Sebato, nel regno dei
Saevates, popolo che nel periodo della prima età del ferro abitò
nella zona. Visitiamo il Museo Mansio Sebatum che custodisce i
numerosi ritrovamenti avvenuti sul territorio, ordinati
cronologicamente; si parte dal Mesolitico, passando attraverso
reperti di selce e di ceramica del Neolitico, per arrivare all’età
del bronzo e del ferro fin all’epoca romana e tarda antichità.