SERATA
PUBBLICA ALLA SCOPERTA DEI MASSI COPPELLATI DI S.GIACOMO
di
Romina Zanon
Venerdì
2 agosto, presso la sala comunale di S. Giacomo, l’Associazione e
il Comune di Caldes hanno organizzato una serata dal titolo “Alla
scoperta dei massi coppellati di S. Giacomo” volta a condividere e
divulgare i risultati di un articolato lavoro di ricerca che ha
interessato la zona in questione.
Di
fronte ad un ricco pubblico incuriosito, si è analizzato il fenomeno
della coppellazione cercando di far comprendere ai presenti i
complessi ordini di problemi che hanno reso (e rendono) pressoché
indecifrabile tale sistema di segni: innanzitutto la questione della
datazione la cui quasi totale irrisolvibilità è legata al fatto che
la maggior parte dei massi coppellati è priva di contesto
archeologico, ossia non si ritrova in una stratigrafia che dia la
possibilità di collocarla perlomeno in cronologia relativa; in
secondo luogo la problematica della significazione, in merito alla
quale, nel corso dei secoli, la comunità scientifica di ricercatori
e studiosi ha formulato le più svariate ipotesi funzionali: segni
di confine, recipienti di liquidi o grassi/olii infiammabili per
segnalazione e/o illuminazione, mappe del territorio, della volta
celeste o di singole costellazioni, simboli pagani di credenze
magico-religiose, parte di sacrifici o vari rituali funebri, di
confine o legati al culto delle cime, passatempi di pastori, mortai,
incudini, etc.
Dopo
tale introduzione di carattere generale, si è illustrato il fenomeno
locale della coppellazione che si esplica in cinque massi coppellati
disseminati nell’intero territorio del paese di S. Giacomo: una
coppella in località Sasiass; un masso con incise cinque coppelle in
località Chjastelac; la “Lasta dal Gioch”, una roccia isolata e
parzialmente interrata di grandi dimensioni con incavate 9 coppelle
collegate da canalette in modo da formare uno schema quadrato
utilizzato per il gioco della tria; una pietra di notevoli dimensioni
in località Sasiass sulla cui convessa sommità compaiono 13 incavi
di svariata profondità e diametro; un masso coppellato in località
Barede che presenta ben 33 coppelle.
Il 20
ottobre, accompagnati da alcuni membri dell’associazione, alcuni
interessati hanno poi avuto modo di osservare di persona tali antiche
testimonianze.
Si è
trattato di due giorni di importante condivisione, nati da una
sentita esigenza di costruire un apparato della memoria storica,
sociale e antropologica della Val di Sole come parte integrante di
quella identità collettiva e individuale che concorre a rafforzare
le radici che ci legano al nostro luogo natio ed a garantire alle
generazioni future la chiave d’accesso alla conoscenza delle
proprie origini.