CALDES, PALAZZI APERTI
di Romina Zanon
Domenica
5 maggio, in occasione dell’edizione 2013 di Palazzi Aperti
-promossa dal Comune di Trento e
dall'Assessorato alla Cultura della
Provincia Autonoma-, il Comune di Caldes ha
organizzato una passeggiata ricreativo-culturale volta a far
conoscere, riscoprire e valorizzare il suo
territorio.
Guidati
dall'assessore alla cultura Mariapia
Malanotti e da Romina Zanon,
abbiamo avuto la possibilità di scoprire, in una rara giornata di
sole, suggestivi saliscendi costellati di punti panoramici, angoli
rurali dimenticati e svariate
testimonianze di arte votiva popolare.
Seguendo
l’itinerario indicato nel libro “Segni di devozione popolare a
Caldes”, finanziato dal Comune di Caldes e scritto da Romina Zanon,
la camminata ha visto come punto di
partenza il paese di San Giacomo
contraddistinto da una particolare ricchezza
tipologica di manufatti, di cui meritano particolare menzione un
affresco votivo -ormai pressoché illeggibile- di autore ignoto e
probabilmente risalente al XVIII sec., che presenta al centro la
Madonna con il Bambino e ai lati un santo francescano (Francesco di
Assisi o Antonio da Padova) e una santa con il volto incorniciato da
un velo bianco e il capo raggiato; e un’Annunciazione
realizzata nel 1745 da autore anonimo, di cui si
conserva solo la parte destra raffigurante l’annuncio di
Gabriele nella casa di Nazaret.
Dopo
aver percorso la “via romana” e visitato il paese di Samoclevo,
scoprendo croci, nicchie con santi e un
lacerto
di affresco del XIX sec. riproducente S. Antonio Abate, l’attenzione
si è soffermata sulle preziose testimonianze artistiche votive
disseminate nel paese di Caldes: la
Cappella di S. Apollonia fatta costruire
verso la fine del XVII sec. da don Sigismondo Alfonso Manfroni
(1659-1754) in un terreno di sua proprietà al confine tra la
campagna di Caldes e Terzolas; l’affresco più
antico della Val di Sole (ultimi due decenni del Quattrocento)
raffigurante una Madonna col Bambino seduta su un maestoso
trono architettonico ornato da cuspidi gotiche e
attribuibile ad un ambito pittorico altoatesino; e infine “el
chjapitel de le Glare” con popolaresche decorazioni su tutti
i prospetti esterni.
Questa
giornata di primavera si è rivelata un’esperienza del tutto
particolare, in quanto il nostro sguardo non
si è limitato ad una mera registrazione
oggettiva di profumi, immagini e colori, ma
è riuscito a penetrare all’interno di una realtà così
vicina, eppure così
sconosciuta, comprendendola in tutte le sue
complesse sfaccettature e lasciandosi coinvolgere da essa.