GITA A MONTICOLO COLLE
JOBEN E CASTELVECCHIO CHIESA DI S.VIGILIO E S.PIETRO
di Luca Webber
Giunti a Monticolo (BZ)
ci dirigiamo verso il colle Joben mt. 609. Circa 30 minuti dopo
troviamo l’imponente complesso megalitico. Davanti a noi un lungo
corridoio, circa 27 mt., formato da strutture murarie a secco, grosse
pietre di porfido, alcune molto ben squadrate, si sviluppa verso la
sommità, venendo inglobato in una struttura esistente sulla cima del
colle, del tutto priva di cinta muraria o segni di fortificazione.
L’interpretazione che possiamo ricavarne è che possa trattarsi di
un insediamento con funzioni di culto più che come castelliere. Il
castelliere di Colle Joben è riconosciuto nella letteratura
archeologica come un probabile osservatorio solare.
Esplorando il sito
rileviamo che il corridoio megalitico, lungo circa 14 mt., è esposto
verso i punti di levata e di tramonto del sole (est/ovest), dando
prova di come le popolazioni del luogo guardassero attentamente il
ciclo naturale del sole.
Secondo gli studi svolti
nel 1937 dall’Ing. G. Innerebner sul “castelliere dell’Età
del Bronzo” di Colle Joben i ruderi rappresentano un importante
allineamento astronomico risalente circa a 10.000 anni fa. Secondo
studi più recenti, anno 1993, effettuati dall’ Ing. M. Codebò,
questi reperti invece risalirebbero al medioevo.
E’ palese che la
situazione a colle Joben è di totale abbandono e difficilmente si
riuscirà a conoscere la vera origine.
Dopo esserci ristorati
con un ottimo pasto al Ristorante del
Lago Piccolo di Monticolo, ci rechiamo a Castelvecchio (BZ) dove
visitiamo la chiesa di S.Vigilio, menzionata sin dal XI secolo ma
sicuramente più antica, eretta sul luogo dell’antico castello
degli Schenken di Altenburg posto a guardia dell’antico percorso
alto. Sul lato Nord del campanile il gigantesco S.Cristoforo, assai
rovinato dalla costruzione della scala e del tetto. Un secondo
affresco sul lato Ovest, attribuito agli anni intorno al 1400,
costituisce una rara rappresentazione del Volto Santo.
Qui è doverosa una
piccola spiegazione.
Il volto santo di cui
parliamo non è di Manoppello ma bensì di Lucca.
Secondo la leggenda di
Leobino, il crocefisso ligneo, raffigurante il Volto Santo, è stato
scolpito da Nicodemo, uomo menzionato nel vangelo di Giovanni, dopo
la resurrezione e l’ascensione del Cristo. Si pensava che fosse uno
dei pochi che era in grado di scolpire il vero volto di Gesù e in
una notte, ispirato dalla grazia divina, scolpì il busto ed il Volto
Santo. Molti furono i miracoli avvenuti attorno al Volto Santo, i più
famosi sono “Il miracolo del giullare povero”
e “Il miracolo della mannaia”, lo stesso
Dante cita il Volto Santo nella Divina Commedia, nel canto
dell’Inferno. I pellegrini e i mercanti lucchesi, che viaggiavano
in tutta Europa fin dal Medioevo, riuscirono a far conoscere la
magnificenza a molti popoli dell’immagine del Volto Santo. Così
molti pellegrini incuriositi dalla statua, si mossero in massa per
visitarlo, percorrendo le strade del pellegrinaggio medioevale tra
Santiago di Campostella, Roma (via Francigena) e Gerusalemme. Sempre
nello stesso periodo, lungo le menzionate vie, cominciarono ad
apparire i primi affreschi nelle cappelle private e nelle chiese,
raffiguranti il crocefisso ligneo del Volto Santo.
Proseguiamo lungo il
sentiero che conduce a Caldaro percorrendo un ponte sospeso su una
profonda gola che separa Castelvecchio da un dosso isolato dove sorge
la chiesa paleocristiana di S. Pietro, una delle più antiche
dell’intera regione. Si narra che fosse stato lo stesso San
Vigilio, vescovo di Trento, vissuto attorno al 400 d.C. a voler
innalzare qui una chiesa dedicata al più importante discepolo di
Cristo nonché primo papa della cristianità.
Nei pressi della chiesa,
a sud, troviamo una tomba scavata nella roccia per una profondità di
50 cm circa e costruita con pietre calcaree calcinate. Un leggero
rilievo sul lato nord fa pensare ad una sorta di cuscino di pietra
per la testa del defunto, elemento caratteristico delle tombe del
V-VII secolo. Il mistero però è la grande coppella, oltre 20 cm,
presente al centro della tomba. Si ipotizza che qui si sia di fronte
ad un luogo di culto celtogallo.
Non lontano dall’abside
della chiesa troviamo scavate nella roccia a picco sul sottostante
lago di Caldaro una serie di coppelle con un diametro variabile dai 5
ai 15 cm. Altre le troviamo nei dintorni del colle boscoso.
Esaminando il luogo dove sono posizionate le coppelle e valutato che
nelle età più antiche il culto era reso all’aperto, possiamo
ipotizzare di trovarci di fronte ad una antica pratica devozionale a
Madre Terra.
La gita è terminata, mi
auguro di aver stimolato la vostra curiosità e magari di avervi
fornito un’idea per una gita.