Visto che per raggiungere la zona servono alcune ore di
macchina, ma soprattutto alimentati dalla nostra
insaziabile fame di scoperte, questo non è l’unico sito
per la giornata. Risaliamo in macchina e ripartiamo alla
volta di Bressanone. Le ciambelle però, si sa, non
sempre riescono con il buco e i prossimi due massi sono,
per noi ancora un mistero.
Il primo si trova sopra l’abitato di Millan, ma a causa
del bosco cresciuto e dell’erba alta non ancora segata
non siamo riusciti a raggiungerlo. Mentre il secondo si
trova lungo l’alveo del fiume Isarco, per chi è pratico
della zona si trova più o meno all’altezza dell’Athesia
e posizionato sulla sinistra orografica lungo la
ciclabile. Questi due intoppi ci fanno capire come anche
periodo e location facciano la loro parte nella riuscita
delle nostre gite, oltre alla fortuna.
Prendiamo ad esempio il primo masso, potevamo mettere in
preventivo la vegetazione che rigogliosa e non curata
ricopre e modifica l’habitat in poco tempo, ma che non
avessero ancora provveduto allo sfalcio non è cosi
intuitivo. Con la seconda pietra invece, studiando a
tavolino il posto, si poteva dubitare che, in tarda
primavera causa il disgelo, l’acqua del fiume avesse
ricoperto il tutto. Due obiettivi non trovati ma due
insegnamenti preziosi per il futuro.
Ultima tappa, Varna.
In questo caso si tratta di scritte ed incisioni
realizzate sul parapetto della chiesa, quindi di facile
accesso e a colpo sicuro siamo su due lastre in pietra
utilizzate come parte superiore del muro di confine del
complesso chiesa-cimitero su lato posto verso la città.
Qui troviamo tre date, 1595 e 1666 su una lastra e 1816
sulla seconda e diverse coppelle, a testimoniare come in
tutte le ere l’importanza di lasciare testimonianze
scritte abbia contraddistinto l’evoluzione dell’uomo.
Le incisioni sono molto nitide e rifinite e ci
permettono di notare subito uno schema che si riscopre
anche in Val di Sole e soprattutto dove sono presenti
coppelle in generale.
Si tratta dello schema a 5, come quello riportato sui
comuni dadi.
“quattro coppelle poste ai vestici di un
quadrato accompagnate da una coppella centrale non unite
da cabaletta”
(2)
Darne una definizione non è semplice, quanto meno non in
poche righe, la simbologia che si può estrapolare dalla
figura è quella della croce, non solo in riferimento al
cristianesimo ma a tradizioni ben più antiche che già
utilizzavano la figura di due segmenti intersecati
perpendicolarmente fra loro, formando dei lati più o
meno uguali tra loro (fig. 3).
La figura cruciforme è riscontrabile infatti in molte
incisioni rupestri preistoriche mantenute poi nella
cultura pagana fino ai giorni nostri. Rappresentano sia
simbologie solari che la figura stilizzata dell’uomo.
Comune, anche se non è il nostro caso, forse dato dal
luogo di culto religioso dove si trova, è trovare questo
tipo di formazione a cinque collegata da due canalette,
una verticale ed una orizzontale, a formare una vera e
propria croce greca (fig. 4), e in questo caso si
può quasi certamente azzardare l’ipotesi che si tratti
di una elaborazione fatta in un secondo tempo, con lo
scopo di cristianizzare un luogo di culto pagano.
In sintesi questa è la giornata tipo di Val di Sole
Antica, ma fra scoperte fatte e segreti restati ancora
da svelare la giornata con noi è sempre ricca di
incontri ed ecco un guida turistica d’eccezione che ci
ha accompagnati su un ripido ed impervio sentiero, una
stupenda e regale Natrix Natrix.
Ora la nostra gita è realmente conclusa. |