UNA GIORNATA A VELTURNO E A VARNA (BZ)

TRA MASSI COPPELLATI, PIETRE INCISE E NATRIX NATRIX - 17 maggio 2015

di Valentino Santini

 

 

fig. 1

 

Nello sfogliare le pagine del libro “Rocce silenti” del Circolo Arca Bressanone (1) troviamo sempre un mare di spunti, spunti su come impostare le nostre ricerche in Val di Sole, idee per impostare progetti futuri ma, soprattutto ci consiglia immancabilmente nuove gite sul territorio di Bressanone.

Eccoci allora pianificare una giornata divisa tra Velturno, la city di Bressanone e Varna, anche se con la moderna urbanizzazione della zona ormai è più periferia della city che paese vero e proprio.Andiamo però in ordine ed ecco la prima tappa. Un masso, battezzato “dell’acqua” con 700 coppelle, no non è un errore di battitura ma sono ben settecento tracce, più o meno rovinate.

Lasciamo la macchina nel centro di Velturno e seguiamo la strada che scende verso la chiesa, superata la stessa eccoci incamminati in una strada di campagna fino ad una casa-fattoria, il posto è molto panoramico e suggestivo, a guardia del posto troviamo dei giganteschi castagni e subito il nostro sguardo è rapito da una catasta di legna ammassata  su una collinetta che, anche se non segnalata, rivela la sua natura di castelliere preistorico.

Un primo pensiero ci sconforta, anche in Alto Adige cataste di legno vecchio in posti ormai dimenticati, poco dopo però la conferma che quella pila altro non era che il materiale raccolto per accendere uno dei “sacri cuori”, cambiano le usanze e le motivazioni ma i luoghi importanti sono sempre riutilizzati.

Una rapida occhiata ci suggerisce che la pietra dell’acqua, visto anche la quantità di coppelle incise, potrebbe essere l’immensa lastra che affiora in mezzo al pascolo.

Come facciamo a sapere che si tratta di una prateria utilizzata per il bestiame?

Certamente non dalla recinzione elettrica ma da un enorme cavallo da tiro, un animale possente caratterizzato da una muscolatura molto sviluppata su un corpo massiccio e, peculiarità della specie, sopra gli enormi zoccoli dei ciuffi di pelo, come a formare delle cavigliere naturali. Chieste le dovute autorizzazioni ai proprietari siamo sulla pietra, la coda dell’occhio è sempre alla ricerca dello stallone, le coppelle risultano molto rovinate e lavorate in gruppi più o meno numerosi e la superficie molto rovinata non permette di individuarle tutte 700 e neanche la lettura di particolari schemi è semplice.

Passiamo ai rilievi di rito, pulizia della zona, evidenziare  con il gesso i vari profili, rilevare la posizione con il gps e fotografie, sia panoramiche che in dettaglio.

Le coppelle risultano già a prima vista molto antiche, la struttura della “coppa” rileva si tratti di incisioni preistoriche o, comunque, antecedenti l’età del ferro. Si tratta infatti di forme perfettamente semisferiche che suggeriscono un lavoro di pietra contro pietra, mentre con l’avvento del ferro si passa ad un gioco di ferro contro roccia e l’eventuale sezione della coppa risulterebbe a base piatta (fig. 1 e 2). Dopo tutti i rilievi non riusciamo ad individuare schemi noti anche in Val di Sole, se non per la tecnica di realizzazione dei manufatti, al 100% opera dell’uomo.

 

 

fig. 2

 

Visto che per raggiungere la zona servono alcune ore di macchina, ma soprattutto alimentati dalla nostra insaziabile fame di scoperte, questo non è l’unico sito per la giornata. Risaliamo in macchina e ripartiamo alla volta di Bressanone. Le ciambelle però, si sa, non sempre riescono con il buco e i prossimi due massi sono, per noi ancora un mistero.

Il primo si trova sopra l’abitato di Millan, ma a causa del bosco cresciuto e dell’erba alta non ancora segata non siamo riusciti a raggiungerlo. Mentre il secondo si trova lungo l’alveo del fiume Isarco, per chi è pratico della zona si trova più o meno all’altezza dell’Athesia e posizionato sulla sinistra orografica lungo la ciclabile. Questi due intoppi ci fanno capire come anche periodo e location facciano la loro parte nella riuscita delle nostre gite, oltre alla fortuna.

Prendiamo ad esempio il primo masso, potevamo mettere in preventivo la vegetazione che rigogliosa e non curata ricopre e modifica l’habitat in poco tempo, ma che non avessero ancora provveduto allo sfalcio non è cosi intuitivo. Con la seconda pietra invece, studiando a tavolino il posto, si poteva dubitare che, in tarda primavera causa il disgelo, l’acqua del fiume avesse ricoperto il tutto. Due obiettivi non trovati ma due insegnamenti preziosi per il futuro.

Ultima tappa, Varna.

In questo caso si tratta di scritte ed incisioni realizzate sul parapetto della chiesa, quindi di facile accesso e a colpo sicuro siamo su due lastre in pietra utilizzate come parte superiore del muro di confine del complesso chiesa-cimitero su lato posto verso la città.

Qui troviamo  tre date, 1595 e 1666 su una lastra e 1816 sulla seconda e diverse coppelle, a testimoniare come in tutte le ere l’importanza di lasciare testimonianze scritte abbia contraddistinto l’evoluzione dell’uomo.

Le incisioni sono molto nitide e rifinite e ci permettono di notare subito uno schema che si riscopre anche in Val di Sole e soprattutto dove sono presenti coppelle in generale.

Si tratta dello schema a 5, come quello riportato sui comuni dadi.

“quattro coppelle poste ai vestici di un quadrato accompagnate da una coppella centrale non unite da cabaletta” (2)

Darne una definizione non è semplice, quanto meno non in poche righe, la simbologia che si può estrapolare dalla figura è quella della croce, non solo in riferimento al cristianesimo ma a tradizioni ben più antiche che già utilizzavano la figura di due segmenti intersecati perpendicolarmente fra loro, formando dei lati più o meno uguali tra loro (fig. 3).

La figura cruciforme è riscontrabile infatti in molte incisioni rupestri preistoriche  mantenute poi nella cultura pagana fino ai giorni nostri. Rappresentano sia simbologie solari che la figura stilizzata dell’uomo. Comune, anche se non è il nostro caso, forse dato dal luogo di culto religioso dove si trova, è trovare questo tipo di formazione a cinque collegata da due canalette, una verticale ed una orizzontale, a formare una vera e propria croce greca (fig. 4), e in questo caso si può quasi certamente azzardare l’ipotesi che si tratti di una elaborazione fatta in un secondo tempo, con lo scopo di cristianizzare un luogo di culto pagano.

In sintesi questa è la giornata tipo di Val di Sole Antica, ma fra scoperte fatte e segreti restati ancora da svelare la giornata con noi è sempre ricca di incontri ed ecco un guida turistica d’eccezione che ci ha accompagnati su un ripido ed impervio sentiero, una stupenda e regale Natrix Natrix.

Ora la nostra gita è realmente conclusa.

fig. 3
fig.4

Natrix Natrix

 

1 Il fenomeno della coppellazione rupestre nella conca di Bressanone – Rocce Silenti a cura di Giovanni Rizzi – Casa Editrice Tabacco – Udine.

2 Incisioni rupestri all’Alpe Giass Very – Massi istriati dell’Alpe Giass Vaery –Valchiusella