GITA DELL'ASSOCIAZIONE IN VAL VENOSTA-
28
aprile 2019
di
Francesca Iachelini - I° PARTE
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Sabato 6 ottobre l'associazione Val di Sole Antica parte per una
gita in Val Venosta. Questa volta l'appuntamento è
particolarmente importante perché domenica ci incontreremo con
Gianni Bodini fotografo e appassionato storico della Val
Venosta, autore di numerosi libri, reportage fotografici e
articoli, che ci guiderà alla scoperta di questo territorio
ricco di storia e per condividere la passione che ci accomuna.
Il traffico in questo sabato ci fa partire con il piede
sbagliato, ma non basta per frenare il nostro entusiasmo! |
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La nostra prima piccola tappa è a Lagundo per
una sosta ristoratrice dove casualmente ci
imbattiamo (a pochi passi dal Cafè Andrea) in
una delle due lastre scoperte a Quarazze con il
misterioso “Seelenloch”, ovvero “foro
dell'anima”. Le due pietre costituivano una
tomba a camera e dai misteriosi fori, secondo la
tradizione popolare, poteva uscire l'anima del
defunto. Secondo altre teorie erano invece
pensati per versare nella tomba le ceneri del
morto oppure per riporvi delle offerte votive.
Ci incamminiamo verso l'ufficio informazioni di
Lagundo dove si trovano le copie di altri
quattro famosi menhir risalenti alla media età
del rame, raffiguranti tre personaggi maschili e
uno femminile. Sulla superficie della figura
maschile altra 2,7 metri sono incise 14 asce, 10
pugnali e un carro a quattro ruote.
Dopo aver ripreso tutte le energie necessarie
per continuare la giornata, con il pranzo in una
caratteristica stube, cambiamo epoca e ci
avviciniamo agli affreschi della Chiesa di S.
Procolo. La chiesetta racchiusa nel verde dei
frutteti del paese di Naturno ci accoglie nel
pieno della sua modestia architettonica
(risalente al XIV secolo) e nello stesso tempo
nella ricchezza dei suoi affreschi, i quali,
risalenti all'età Carolingia, si pongono come i
più antichi dell'area tedesca. I particolari
affreschi vennero alla luce solo nel 1912, erano
infatti coperti da posteriori affrecshi gotici.
L'origine della chiesetta è stata datata al 650
e l'architettura deriva dal mondo baiuvaro dove
la pietra sostitui il legno. La val Venosta dopo
il 591 passò in mano dei Baiuvari i quali si
tytrovavano in buone relazioni con i Longobardi.
L'entrata della chiesa è attualmente orientata
ad ovest (in origine l'entrata era invece a
sud), mentre il campanile dove è raffigurato un
importante S.Cristoforo gotico, si trova ad est.
La chiesa, costruita in origine nel VII secolo
nei pressi di un piccolo sepolcreto, venne
dedicata al vescovo veronese S. Procolo. Sulla
parete nord si trova un affresco molto
danneggiato rappresentante cinque santi in trono
guidati da un angelo. Sopra, nel rialzo gotico,
è rappresentato il corteo dei Re Magi datato
intorno al 1400. La parete sud è divisa da una
finestrella, al centro si trova un santo che si
cala da una fune osservato da tre figure nella
finestra soprastante. Chi sia il santo sulla
fune rimane un problema irrisolto. Sulla destra
un gruppo di persone (composto da uomini e
donne) si rivolge verso il misterioso santo in
attesa di porgergli forse il bastone da
viandante e il messale da viaggio. Un secondo
gruppo di donne offerenti si rivolgono sulla
sinistra verso l'altare. La prima delle cinque
donne porta un oggetto misterioso coperto da un
panno mentre le altre libri e calici. Sulla
parete ovest è rappresenta un'altra scena di
incerto significato: una mandria di bovini con
un mandriano in cammino verso l'altare. La
parete dell'arco trionfale è forse la più
misteriosa. Due angeli che impugnano un'asta
crocifera con pomolo campeggiano alla destra e
alla sinistra dell'arco. Sotto agli angeli
compaiono due figure allegoriche con il capo
cinto da una corona di foglie che poco ha a che
vedere con l'iconografia cristiana. L'intradosso
dell'arco trionfale, con i busti di oranti con
le palme delle mani in atto di preghiera davanti
al busto, richiamano raffigurazioni simili
presenti in sarcofaghi precristiani, collegando
la chiesa ad un luogo di sepoltura. Verso la
metà del XVI secolo la chiesa venne ingrandita
esternamente e innalzata dai von Annenberg che
la scelsero come tomba gentilizia. |
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La
chiesa venne poi affrescata con importanti dipinti gotici. Nel
coro si trova un “Cristo Giudice del Mondo” che troneggia sopra
l'arcobaleno circondato da angeli e simboli degli evangelisti.
Sulla parete est si trova una crocifissione con Maria e
Giovanni. Nella zona inferiore della parete sud, all'incirca
sopra la tomba sotterranea della famiglia dei von Annenberg si
stendeva la ricca scenografia del martirio di Santa Caterina.
Nella fascia superiore dell'arco trionfale si trova al centro
una Madonna del Latte con i piedi poggiati su una luna
(raffigurata con il volto) disposta orizzontalmente.
L'iconografia della Madonna del Latte è molto diffusa nell'area
tedesca e nei Paesi Bassi e segue un antico filo di sincretismo
che la collega a tutte le dee precristiane rappresentate
nell'atto del dare nutrimento. Alla sua sinistra è presente
l'incoronazione di Maria dove un sottile nastro che simboleggia
lo Spirito Santo passa dalla bocca di Dio Padre alla corona di
Maria. Alla destra invece si trova una raffigurazione del Manto
della Misericordia sotto al quale trova protezione l'umanità. |
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Terminata la visita alla chiesa ci rechiamo nell’Hotel
dove alloggeremo per la notte, e una volta rifocillati
siamo ripartiti per Sluderno. Dal Museo Venosta abbiamo
percorso un breve tratto di strada, per poi salire da un
ripido sentiero fino ad arrivare al sito archeologico
del Ganglegg a un’altitudine di 1143 m sul livello del
mare. Si tratta di un insediamento montano fortificato
risalente all’età del Ferro e del Bronzo, isolati
reperti quali un’ascia di pietra e lame in selce
rivelano che il sito era frequentato già nell’età del
Rame.
La collina, di origine glaciale, in cui ci troviamo è
caratterizzata da diverse terrazze con resti di
abitazioni ben conservate, che mettono in luce
informazioni sugli elementi costitutivi che risalgono
alla fine della media età del Bronzo e alla tarda età
del Bronzo (1400-1200 a.C.). Indagini archeologiche
hanno riportato alla luce attrezzi in bronzo e oggetti
derivanti da processi di fusione. Numerosi resti ossei
di animali domestici e d’allevamento e campioni di
piante coltivate e selvatiche, selce proveniente da
monti Lessini.
Particolare interessante è la presenza di un gigantesco
muro fortificato lungo 15 m risalente all’età del
Bronzo. Alla fine dell’età del Bronzo, cultura di
Luco-Meluno (1200-1000 a.C.), si allunga di ulteriori 9
m. Rimane un mistero sul perché abbiano costruito mura
così ciclopiche, che in certi punti arriva a 6 m di
spessore. Forse serviva più per “status simbol”,
comunicavano l’importanza economica e politica del
luogo, che per difesa. Case a due piani con accessi ad
angolo coperti da grandi lastre di pietra sono le ultime
tracce d’insediamento risalenti alla tarda età del Ferro
(1 secolo a.C). I molti reperti ritrovati e l’ampia
fortificazione testimoniano la posizione privilegiata
del sito. Lo provano i bracciali in bronzo arricciati
provenienti dall’area della Germania meridionale, i
bracciali celtici in vetro, gioielli e armi, iscrizioni
e pezzi di ceramica importata e locale. Il luogo venne
abbandonato all’arrivo dei soldati Romani e
definitivamente nella tarda antichità ( seconda metà 3
secolo d.C.). |
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fine
prima parte .................................. |
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