GITA DELL'ASSOCIAZIONE IN VAL VENOSTA-
19
maggio 2018
di Franca Emanuelli
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La consueta gita
annuale dell'associazione ci porta in Val
Venosta. La nostra prima meta è Castel Juval
(1), antico maniero di proprietà di Reinhold
Messner, sua residenza estiva, chiusa nel
periodo invernale e perciò visitabile solo in
alcuni mesi dell'anno. Decidiamo di salire a
piedi, evitando la navetta che ti porta quasi
fino al castello. La prima parte è su strada
asfaltata, ripida tanto da coprire 400 m di
dislivello in un'ora circa. Appena individuiamo
un sentiero nel bosco lo imbocchiamo cercando di
evitare così il caldo che improvvisamente è
scoppiato. Giusta scelta, visto che lungo il
sentiero troviamo un sasso coppellato. Si
direbbe che le coppelle formino un'impronta.
Proseguiamo raggiungendo un tratto della Waalveg,
ombreggiato e con l'acqua rigogliosa che ci
scorre a fianco. Sbuchiamo al punto di ristoro
dove ferma anche il bus. L'ultimo tratto per
raggiungere il castello che ora si staglia di
fronte a noi, è suggestivo, sembra di tornare
indietro nel tempo. Attendiamo la visita guidata
che qui è obbligatoria, rifocillandoci alla
“casa del contadino”. Cibo ottimo e
abbondante. Mentre aspettiamo la guida
assaporiamo la pace e la tranquillità di questo
luogo arroccato sulle rocce. Di fronte il
Wallburger-Boden, un sito preistorico tra i più
antichi di tutta la Val Venosta, che io e Luca
abbiamo visitato tempo fa. Luogo carico di
mistero, dove la Natura è forte, potente.
Potrebbe essere la meta di una prossima gita
dell’associazione. Allora ci eravamo ripromessi
di visitare il castello che vedevamo al di là
della valle, ed eccoci qua. Le guide arrivano e,
come spesso accade in Alto Adige, italiani siamo
solo noi e per questo abbiamo a disposizione una
giovane guida tutta per le nostre domande.
L'interno del castello è semplice, essenziale,
tipico medievale. Un masso coppellato nel
giardino e uno scoiattolo ci danno subito il
benvenuto. I manufatti orientali tipici dei MMM
sono discreti, inseriti ad arte nelle varie
nicchie ed anfratti, facenti parte oramai della
natura e delle mura del maniero. Questa
particolarità, a parer mio, lo differenzia dagli
altri castelli-musei, rendendolo più suggestivo,
raccolto, intimo. Visitiamo la stanza del
Tantra, ammirando gli arazzi e le statue,
percependo la "forza" di questo luogo. Alcuni
angoli nella corte sembrano fatti per meditare e
rilassarsi in quiete. Vediamo alcune stanze
private della famiglia, fra cui quella dei
cavalieri, con un lungo tavolo in legno, dove si
danno appuntamento gli alpinisti amici di
Messner, “cani sciolti”, li chiama la
guida. Ma è nella sala attigua, col soffitto a
cassettoni in legno in cui sono collocati molti
simboli orientali a colori, col pianoforte e le
basse sedute lungo i lati, che si percepisce un
vero senso di pace e di serenità, scopriamo poi
dalla nostra guida che è proprio ciò che vi è
scritto nei simboli messi nel soffitto. La
biblioteca è un luogo luminoso colmo di libri.
Tutta la stanza è rivestita in legno, ed è qui
che Messner scrive gran parte dei suo libri. Per
ultima visitiamo la parte più diroccata,
ricoperta da un tetto trasparente. È una
sensazione particolare alzare lo sguardo e
vedere il cielo oltre questa copertura, oltre la
pioggia. In estate qui si assiste a concerti e
serate. Con le vibrazioni proveniente dalla
“sala del mantra” chiudiamo la nostra visita. |
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Il rientro siamo
costretti a farlo con la navetta, visto che ora
piove a dirotto. Perciò il masso che notiamo a
lato strada con evidenti coppelle colme d'acqua,
lo possiamo vedere solo da lontano...alla
prossima quindi? Pernottiamo a Naturno, accolti
dalla tipica ospitalità altoatesina, ossia
dormire bene, cibo ottimo e bere ancora meglio!
La nostra seconda
meta è l'Acheoparc Val Senales a Madonna di
Senales (2), che raggiungiamo in tarda
mattinata. Il tempo non è dei migliori oggi e
decidiamo di visitare la parte all'aperto
tenendo il museo per ultimo se dovesse piovere.
Mentre visitiamo il villaggio siamo attratti da
alcuni rumori. È un laboratorio e naturalmente
vi partecipiamo. Dopo parecchio tempo, talmente
presa da non sentire nemmeno il freddo, riesco a
modellare e bucare il mio nocciolo di prugnolo,
con selce e corno, fino a farlo sembrare una
perlina. Intrecciamo, dopo averla ben bagnata,
la corteccia che ci servirà come cordino. Il
tutto è un lavoro certosino, di precisione, la
fretta non fa parte di ciò. Il risultato ci
riempie di soddisfazione, ci siamo divertiti ed
è un po’ tornare bambini, o tornare
“antichi”... altri macinano i cereali,
modellano trecce di pane su dei bastoni per poi
cuocerli sul falò. Il tiro con l'arco è gremito
di gente, sennò si provava anche quello. Si
possono ammirare inoltre un canale con canoa,
abitazioni e il “grande focolare”. Anche il
museo è interessante con i suoi reperti e i
video sull'accensione dei fuochi. Nelle
vicinanze visitiamo la chiesa del santuario di
Madonna di Senales (3) che vanta ben settecento
anni di storia. Sentieri preistorici furono
utilizzati dai pellegrini che dovevano
avventurarsi nelle montagne. Difatti il
pellegrinaggio mariano della Val Senales, che
passa dalla chiesa sul Monte Santa Caterina con
l’antica rocca, al convento di Tutti gli Angeli
a Certosa (4), guidato dai monaci Certosini di
San Bruno e la chiesa del santuario di Madonna
di Senales, rappresenta uno dei più antichi
della regione. |
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(3)
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coppelle |
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"NON
A NOI, O SIGNORE, NON A NOI, MA AL TUO NOME
DA' GLORIA"
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motto dei cavalieri templari
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