GITA DELL'ASSOCIAZIONE AI LAGHI DI SOPRANES (BZ) "LA VIA DEI MORTI" - 10/11 giugno 2017

di Luca Webber

 
 

 

Partiti di buon’ora raggiungiamo la funivia della Muta che rapidamente ci porta a quota 1361 mt..

Da qui proseguiamo, seguendo il sentiero 22, percorrendo la Spronser Tal, antica via di  collegamento tra Dorf

Tirol e l’alta Val Passiria, nel magico gruppo montuoso di Tessa, luogo cosparso da  un’infinità di

testimonianze di antichi culti.

Dopo circa 3 ore di cammino raggiungiamo la forcella Pfitscher Schartl (2132 mt.), vicino ai laghi di Sopranes.

Se pur stanchi, ci mettiamo subito alla ricerca delle tracce lasciate dai nostri antenati, scoprendo i resti di mura

e le centinaia di misteriose coppelle disseminate sui massi.

Soddisfatti ci rechiamo alla malga Oberkaser (2131 mt.), posta in uno splendido anfiteatro con cascate e

laghetti, dove ci prepariamo a trascorrere la notte.

 

 
 
 

Il giorno seguente torniamo alla forcella Pfitscher Schartl per esaminare con maggiore attenzione il sito.

Gli studi, condotti fino ad oggi, hanno dimostrato che il luogo è stato frequentato dal Bronzo finale (XII-XI secolo a.C.) fino all’epoca romana. Franz Haller, che ha dedicato una vita allo studio delle coppelle, ha attestato la presenza sulle lastre di ben 500 coppelle e altri segni di difficile lettura riconducibile verosimilmente ad un culto legato al sole, dal momento che erano volti verso oriente e quando il 21 giugno il sole spunta dalle cime al di là della valle colpisce i massi coppellati. L’osservazione e lo studio svolto in lunghi anni di ricerca gli hanno permesso di esprimere l’ipotesi che si tratti di spazi di culto astronomici orientati in alta montagna, forse il più antico osservatorio delle stelle del mondo, nonché le più antiche rappresentazioni di costellazioni, fissando la data delle coppelle attorno al 2450-3000 a.C..

Gli abitanti del luogo raccontano che fino a non molti anni fa da Plan salivano portando a spalla i propri defunti. Giunti alla forcella aveva luogo la “Totenrast” (letteralmente “il riposo dei morti”) per poi scendere per la Spronser Tal, detta anche “via dei morti”, fino a San Pietro di Quarazze per la sepoltura dei cari.

 

Bibliografia:

Fiorenzo De Gasperi “Archeologia in Trentino Alto Adige. Quando i santi si chiamavano Dèi” Curcu&genovese - pag. 245-254;

Luisa Righi/Stefan Wallisch “Otzi, i Reti e i Romani - Gite archeologiche in Alto Adige”;

Dott.ssa Ulrike Kindl “Il foro dell’anima: messaggi dal mondo preistorico”;

Roland Gròber, “Schalensteine am Pfitscher Sattel” - Sudtirol in wort und bild 2/2014 – pag. 21-26.