Il giorno seguente
torniamo alla forcella Pfitscher Schartl per
esaminare con maggiore attenzione il sito.
Gli studi, condotti fino
ad oggi, hanno dimostrato che il luogo è stato
frequentato dal Bronzo finale (XII-XI secolo a.C.) fino
all’epoca romana. Franz Haller, che ha dedicato una vita
allo studio delle coppelle, ha attestato la presenza
sulle lastre di ben 500 coppelle e altri segni di
difficile lettura riconducibile verosimilmente ad un
culto legato al sole, dal momento che erano volti verso
oriente e quando il 21 giugno il sole spunta dalle cime
al di là della valle colpisce i massi coppellati.
L’osservazione e lo studio svolto in lunghi anni di
ricerca gli hanno permesso di esprimere l’ipotesi che si
tratti di spazi di culto astronomici orientati in alta
montagna, forse il più antico osservatorio delle stelle
del mondo, nonché le più antiche rappresentazioni di
costellazioni, fissando la data delle coppelle attorno
al 2450-3000 a.C..
Gli abitanti del luogo
raccontano che fino a non molti anni fa da Plan salivano
portando a spalla i propri defunti. Giunti alla forcella
aveva luogo la “Totenrast” (letteralmente “il
riposo dei morti”) per poi scendere per la Spronser Tal,
detta anche “via dei morti”, fino a San Pietro di
Quarazze per la sepoltura dei cari.
Bibliografia:
Fiorenzo De Gasperi “Archeologia
in Trentino Alto Adige. Quando i santi si chiamavano
Dèi” Curcu&genovese - pag. 245-254;
Luisa Righi/Stefan Wallisch “Otzi,
i Reti e i Romani - Gite archeologiche in Alto Adige”;
Dott.ssa Ulrike Kindl “Il foro
dell’anima: messaggi dal mondo preistorico”;
Roland Gròber, “Schalensteine am
Pfitscher Sattel” - Sudtirol in wort und bild 2/2014 –
pag. 21-26. |