GITA DELL'ASSOCIAZIONE A SAN GIACOMO- 4 luglio 2019

di Manuela Emanuelli

 

Minaccia pioggia. Che facciamo, andiamo comunque?!?

Gli amici di Povo sono dei temerari (ma noi non siamo da meno!) ed alle 14 siamo puntuali a San Giacomo per il giro dei massi coppellati. Quindi la squadra si mette in moto, ben bardati con kwai, ombrello e cappello. Il tempo è cupo, ma ancora "tiene". Raggiungiamo il primo masso. Luca ne illustra le caratteristiche, ci fa sentire con le dita la profondità delle coppelle mentre spiega che in origine il borgo si chiamava Solasna, in seguito modificato in San Giacomo.

Una siepe di gigli di San Giovanni, con loro colore arancio e giallo, danza al vento che si sta facendo sempre più sostenuto.

Ci incamminiamo lungo il sentiero che conduce al secondo masso, dove le coppelle sono incise nel gioco della tria, cioè tre per lato, per un totale di nove, congiunte da linee rette. Luca spiega che purtroppo la pietra soffre l'usura del tempo oltre a qualche disattenzione umana e che per tale motivo il disegno originale è ormai poco visibile.  Per evidenziarlo meglio, con l'uso di un gessetto bianco, contorna prima le coppelle e poi le linee. Mentre osserviamo il risultato ottenuto scoppia un terribile temporale. Ironizziamo sul fatto che appena finito il disegno si sono aperte le cataratte celesti e decidiamo di tornare in paese a ripararci dalla pioggia sempre più battente. Non ci protegge infatti il kwai e poco fa anche l'ombrello. Rifugiarsi sotto un albero non è consigliabile, visti i fulmini che cadono sul versante dirimpetto.

Piuttosto fradici arriviamo al bivio che conduce da un lato alla palestra di roccia ed al sentiero per gli altri massi coppellati, dall'altro alle macchine. A quel punto ha smesso di piovere e decidiamo di concludere il giro.

Il sentiero è leggermente sdrucciolevole, ma noi siamo tutti ben attrezzati e nulla ci può fermare, ormai! Saliamo fino alla croce per ammirare la visuale che spazia dalla Val di Sole alla Val di Non, in particolare sul monte Ozol, dove è stato ritrovato un insediamento dell'età del Bronzo.

La croce troneggia dominando il paese sottostante, mentre una cappella votiva dedicata alla Madonna è stata ricavata nella roccia sita ad una decina di metri alle nostre spalle. Ci addentriamo in una radura raggiungendo un masso coppellato e notiamo che gli alberi presenti sono cresciuti in forma circolare. Una farfalla si posa vicino ai nostri piedi e non disdegna di posare per una serie infinita di fotografie.

Proseguiamo nel bosco verso gli altri massi coppellati, posti lungo il sentiero che scende verso il borgo: il masso inciso con cui forse i pastori tenevano la conta del bestiame, quello delle trentatré coppelle, che fa scaturire tutta una serie di ipotesi sulla particolarità del numero (gli anni di Cristo?!?) e di nuovo il gioco del nove poco più sotto.

Buche scavate dai tassi, residui di altri animali selvatici (e se fus l'ors?!?) hanno reso il giro ancora più interessante.

Scendiamo in paese, sono ormai le 17 e Nicoletta ed Elisa sono ben felici di offrirci ristoro nel loro agriturismo: assaporiamo vino, tisane, pane nero, squisiti affettati e formaggi mentre ancora dissertiamo di coppelle, intuizioni, ipotesi, gite verso altri massi coppellati. Elisa racconta del recente viaggio in Cornovaglia, nuovi orizzonti si aprono davanti a noi. La promessa è di rivedersi con Mara, Diego e Simone a settembre, per visitare i massi coppellati in alta valle. Sperando nella clemenza del tempo!