Minaccia pioggia.
Che facciamo, andiamo comunque?!?
Gli amici di Povo
sono dei temerari (ma noi non siamo da meno!) ed
alle 14 siamo puntuali a San Giacomo per il giro
dei massi coppellati. Quindi la squadra si mette
in moto, ben bardati con kwai, ombrello e
cappello. Il tempo è cupo, ma ancora "tiene".
Raggiungiamo il primo masso. Luca ne illustra le
caratteristiche, ci fa sentire con le dita la
profondità delle coppelle mentre spiega che in
origine il borgo si chiamava Solasna, in seguito
modificato in San Giacomo.
Una siepe di
gigli di San Giovanni, con loro colore arancio e
giallo, danza al vento che si sta facendo sempre
più sostenuto.
Ci incamminiamo
lungo il sentiero che conduce al secondo masso,
dove le coppelle sono incise nel gioco della
tria, cioè tre per lato, per un totale di nove,
congiunte da linee rette. Luca spiega che
purtroppo la pietra soffre l'usura del tempo
oltre a qualche disattenzione umana e che per
tale motivo il disegno originale è ormai poco
visibile. Per evidenziarlo meglio, con l'uso di
un gessetto bianco, contorna prima le coppelle e
poi le linee. Mentre osserviamo il risultato
ottenuto scoppia un terribile temporale.
Ironizziamo sul fatto che appena finito il
disegno si sono aperte le cataratte celesti e
decidiamo di tornare in paese a ripararci dalla
pioggia sempre più battente. Non ci protegge
infatti il kwai e poco fa anche l'ombrello.
Rifugiarsi sotto un albero non è consigliabile,
visti i fulmini che cadono sul versante
dirimpetto.
Piuttosto fradici
arriviamo al bivio che conduce da un lato alla
palestra di roccia ed al sentiero per gli altri
massi coppellati, dall'altro alle macchine. A
quel punto ha smesso di piovere e decidiamo di
concludere il giro.
Il sentiero è
leggermente sdrucciolevole, ma noi siamo tutti
ben attrezzati e nulla ci può fermare, ormai!
Saliamo fino alla croce per ammirare la visuale
che spazia dalla Val di Sole alla Val di Non, in
particolare sul monte Ozol, dove è stato
ritrovato un insediamento dell'età del Bronzo.
La croce
troneggia dominando il paese sottostante, mentre
una cappella votiva dedicata alla Madonna è
stata ricavata nella roccia sita ad una decina
di metri alle nostre spalle. Ci addentriamo in
una radura raggiungendo un masso coppellato e
notiamo che gli alberi presenti sono cresciuti
in forma circolare. Una farfalla si posa vicino
ai nostri piedi e non disdegna di posare per una
serie infinita di fotografie.
Proseguiamo nel
bosco verso gli altri massi coppellati, posti
lungo il sentiero che scende verso il borgo: il
masso inciso con cui forse i pastori tenevano la
conta del bestiame, quello delle trentatré
coppelle, che fa scaturire tutta una serie di
ipotesi sulla particolarità del numero (gli anni
di Cristo?!?) e di nuovo il gioco del nove poco
più sotto.
Buche scavate dai
tassi, residui di altri animali selvatici (e se
fus l'ors?!?) hanno reso il giro ancora più
interessante.
Scendiamo in
paese, sono ormai le 17 e Nicoletta ed Elisa
sono ben felici di offrirci ristoro nel loro
agriturismo: assaporiamo vino, tisane, pane
nero, squisiti affettati e formaggi mentre
ancora dissertiamo di coppelle, intuizioni,
ipotesi, gite verso altri massi coppellati.
Elisa racconta del recente viaggio in
Cornovaglia, nuovi orizzonti si aprono davanti a
noi. La promessa è di rivedersi con Mara, Diego
e Simone a settembre, per visitare i massi
coppellati in alta valle. Sperando nella
clemenza del tempo!
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