Attraverso segnalazioni e ricognizioni sul
territorio della Val di Sole ritroviamo una
presenza ragguardevole e diffusa di incisioni a
“coppella” singola. Solo per citarne
alcune.
A
Rabbi: una coppella singola di circa 13 cm di
diametro nei pressi della Malga Tremenesca
(1961 mt); a Campo Secco (2359 mt)
una bella coppella, 17 x 25 cm. Entrambe
realizzate con strumento metallico; alla Pozza
Alta a passo Cercen (2505 mt) una singola
incisione di 18 x 9 cm, realizzata con strumento
litico.
A
Peio: in località Covel una grande coppella,
diametro 7 cm, praticata inizialmente con
strumento in pietra e successivamente con il
metallo; alla Malga Paludei (2106 mt) una
coppella con diametro di 12 cm circa, realizzata
con percussore litico.
Al
Bait Serodol (2059 mt), vicino al lago
delle Malghette, è presente una singola
incisione con diametro di circa 10 cm,
realizzata con la pietra.
Ad
Arnago, percorrendo il “sentiero dei pastori”,
troviamo incisa su di un masso rotondeggiante
dominante (1016 mt) una piccola e singola
coppella di 3 cm;
Alla Cappella di S.Apollonia di Caldes (XVII
sec.), una coppella di 11x10 cm rinvenuta
all'interno durante i lavori di ristrutturazione
e sistemata nel muretto esterno, presumibilmente
usata come acquasantiera.
Nel
muro di cinta che circonda la chiesa di San
Marco ed Egidio, a Magras, vi è incisa su di una
piastra una bella coppella, diametro di circa 8
cm, lavorata con la pietra.
Da
non dimenticare inoltre le molte coppelle incise
sulle soglie o nelle immediate vicinanze
delle entrate di casa, che la tradizione popolare
indica come rimedio per tenere lontane le
streghe.
Credo sia importante notare inoltre i numerosi
massi con una singola coppella presenti nelle
immediate vicinanze di altre rocce
abbondantemente incise con coppelle.
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Incisioni del passato che esprimono idee
lasciate dall’uomo al suo passaggio, ci offrono
un’occasione di conoscenza e uno strumento per
riscoprire la cultura e le tradizioni di questi
luoghi e il forte rapporto che esisteva tra
l’uomo e la pietra.
La
“paura” è di certo il primo sentimento
sperimentato dall’uomo primitivo che, vivendo in
un ambiente fortemente naturalista, veniva in
contatto con forze a lui ignote che cercò di
placare creando rituali caratterizzati da gesti
e simboli. Riti solenni e sacri in cui la Madre
Terra, la Luna, il Sole, l’Acqua, il Fuoco
divennero gli Dei da rispettare. Dei che
assunsero molteplici simboli permettendo
all’uomo di relazionarsi con il divino. Grazie
alla loro ininterrotta continuità dal passato ad
oggi, si è venuto a creare un bagaglio di
“segni” che hanno rappresentato un
importantissimo ruolo per la cultura che li ha
prodotti. L’uomo di montagna ha lasciato
“segni” ovunque e su molteplici supporti
che, nella loro forma semplice o complicata,
svolgevano un ruolo simbolico profondamente
radicato nella società in cui veniva utilizzata.
Un linguaggio concepito per scongiurare eventi
al di fuori del quotidiano ha dato origine a
un’infinità di miti, superstizioni, credenze,
modi di essere e specialmente di pensare,
trovando nel “segno” un legame fra natura e
divino.
“Segni”
che ci ricordano come nelle nostre valli
montane, anche ad alte quote, la presenza
dell’uomo fosse elevata e motivata da molteplici
fattori. La caccia ai grandi ungulati, la
ricerca di risorse minerali, lo sfruttamento dei
grandi pascoli in quota e la pratica
dell’allevamento di greggi che si spostavano
stagionalmente dalla pianura alla montagna e
viceversa. Infine, da non trascurare, i percorsi
commerciali attraverso i valichi che aprivano
passaggi tra i territori transalpini.
Oggigiorno le innumerevoli coppelle ricavate
sulle pietre emergenti dai pascoli possiamo
tradurle in una devozione votiva, messaggi
utilizzati dall’uomo, tra magia e fede, per
vivere il quotidiano. Incisioni un tempo
accessibili a tutti e oggi avvertite solo
vagamente ancora operanti al livello della
nostra coscienza ancestrale, rimangono solo muti
testimoni a rammentarci un antico trascorso
ormai scordato.
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“[….] voi potete trovare una
città senza mura, senza leggi, senza
scuola, senza uso di monete …… ma
nessuno ha mai visto un popolo senza
Dio, senza Templi, senza riti
religiosi [….]”
(Plutarco – filoso e sacerdote
greco antico, nato intorno al 46
d.C. |
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