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TERZOLAS "MASSO DELLE CROCI" - approfondimenti - 25 maggio 2014

di Franca Emanuelli e Luca Webber

   
   

E’ difficile stabilire quali divinità fossero adorate nella Val di Sole prima dell’arrivo del cristianesimo, vista l’assoluta mancanza di riscontri che potrebbero illuminarci al riguardo, ma il masso in questione può offrirci uno spiraglio di luce in tal senso.

I numerosi santuari alpestri sui pendi e creste delle nostre montagne, indicano punti permanenti e di passaggio che testimoniano usanze, tradizioni e conoscenze cadute nell’oblio. Sfortunatamente non è possibile fornire una interpretazione univoca né tanto meno una cronologia specifica delle incisioni praticate dall’uomo, ma la simbologia cruciforme può indicare non solo quanta influenza ha avuto la propagazione del cristianesimo sui culti locali tradizionali, ma segni con linee incrociate, semplicissime croci, a braccia uguali o diverse, piccole e grandi, sottili o massicce, sono lì a testimoniare una “forza” espressiva elementare, che ci precede di parecchi millenni. " E' proprio questo che rende il simbolismo un linguaggio molto meno limitato del linguaggio comune ed adatto per l'espressione e la comunicazione di certe verità, facendone il linguaggio iniziatico per eccellenza ed il veicolo indispensabile di ogni insegnamento tradizionale" (1) Sul nostro masso troviamo croci greche e latine, croci latine con base, parzialmente potenziate ed inoltre una serie di altri segni artificiali non direttamente associabili ad un contesto cristiano, incisioni a cinque coppelle, croci contorniate da coppelline, incisioni linee di difficile lettura che non si limitano ad esprimere un unico significato ma una molteplicità di significati, il tutto riconducibili ad un’età ben più antica di quanto si possa pensare e che trovano riscontro con siti di altre regioni. Un’altra osservazione a favore di quanto possano essere antiche l’incisioni in questione ci è offerta dalla constatazione che nella popolazione locale non si è tramandata nessuna tradizione orale e memoria della loro esistenza.

Proviamo ora ad esaminare separatamente le incisioni, e in via del tutto ipotetica, esporre delle considerazioni.

La necessità d’incidere il sasso nasce da antiche superstizioni, dove, supporti durevoli in grado di offrire un consistente spazio figurativo, venivano usati per esprimere in modo simbolico credenze e immagini, soprattutto di natura sacra dal significato oramai perduto che ammiriamo nelle incisioni, immaginando antichi personaggi alle prese con una natura bella ma terrificante, che segnano profondamente la pietra cercando l’aiuto negli spiriti dei boschi.

L’introduzione dello studio dei massi incisi localizzati nel Comune di Trausella (TO), nella Valle del torrente Chiusella, fa subito intuire quanto sia difficile analizzare l’incisioni sul masso, chiunque voglia intraprendere la ricerca e lo studio delle incisioni rupestri sa, già in partenza, di andare incontro ad un alto livello di aleatorietà (2). Accantoniamo quindi le ipotesi sulla loro funzione, peraltro già affrontate nei nostri precedenti articoli, e prestiamo attenzione alle comparazioni delle incisioni. A nostro giudizio pare interessante il confronto delle incisioni sotto riportate, che ipoteticamente, considerata la grande diffusione lungo l’arco alpino, indica un linguaggio comune impiegato, nello spostarsi o stazionare, dell’uomo in antichità.

   

Masso delle croci - Trentino

 

Val Chiusella - Piemonte (3)

   
 

 

 

 

 

 

 

 

   

Specifichiamo che le coppelle, al pari delle incisioni cruciformi, sono da ritenersi tutt’altro che esclusivo appannaggio della preistoria, visto il perdurare delle tradizioni popolari. Il culto della pietra e l’idolatria nelle campagne vennero periodicamente condannate dalle autorità cristiane, ma in realtà con scarsi risultati. In particolar modo sugli antichi altari pagani, al di fuori delle città e lontano dagli itinerari usati dai missionari, proseguono i culti antichi.

Sul finire del VI secolo, in considerazione dei scarsi risultati ottenuti, seguendo i dettami di papa Gregorio Magno, a favore della regina Teodolinda per incoraggiare la conversione dei longobardi dal loro culto ariano al cattolicesimo romano, ebbe inizio l’opera di recupero dei luoghi pagani da parte della chiesa, sovrapponendo la nuova religione al paganesimo in un apparente rispetto di quest’ultimo. Si può ipotizzare che l’incisione rupestre cristiana, può essersi diffusa proprio grazie all’Epistola di Gregorio Magno, che, con l’incisione della croce sui luoghi pagani, ne avversava il luogo cristianizzandolo. La sostituzione materiale e spirituale al paganesimo con l’apposizione o sovrapposizione di una croce per esorcizzare i luoghi si sarebbe svolta però con grande lentezza negli ambienti rurali, perdurando nel corso di tutto il medioevo coinvolgendo i popoli nordici di passaggio o stazionamento sul nostro territorio.

   

Analizzando queste croci (foto 1-2), riconosciamo il simbolo di saturno, rappresentato proprio da una croce con il “serpente”, antico simbolo rinvenuto nel culto di Mitra dell’antica Roma. Divinità della luce di origine persiana, presente a Sanzeno, Tuenno e Mechel, come testimoniano i quattro bassorilievi con iscrizione ritrovati in loco. “Le ragioni della diffusione di questo culto vanno ricercate … nei fitti rapporti commerciali che … legavano il Trentino con l’Europa centro-orientale, e nella forte presenza di militari, rientrati dopo aver prestato servizio in reparti di stanza dell’area danubiana, dove il culto di Mitra era particolarmente vivo, sia distaccati, per vari motivi, da legioni acquartierate nelle province d’oltralpe …” (4). Nulla vieta di supporre che qualche legionario sia transitato o stazionato sulle nostre montagne.

Nella vicina Val di Non, troviamo un riscontro di culti dedicati al dio Saturno, ai Campi Neri di Cles, sulla base del ritrovamento di alcune epigrafi dedicate a Saturno e del frammento di una statua del dio, s’ipotizza la presenza di un tempio a lui dedicato (5),dio della natura, della potenza e abbondanza.

Jacopo Antonio Maffei, nel 1805 scrive “Nella vicina Anaunia si adorassero tutti i Dei maschi , e femmine , e come da un passo di S. Vigilio, che riferirassi fra poco, la Valle fosse piena di anubi, e di idoli mezzi uomini di molte mostruose figure, delle favole d' Iside , della fuga di Serapide, ed altri: uno però ce n' era, che adoravasi come il Dio tutelare di tutta la Valle, e questo era Saturno, di cui nel 1782 sotto un altare dell' antica chiesa di Romeno fu ritrovata una Lapida colla seguente inscrizione:

"D. SATVRNO AVG . LVMENNONES AERVETIVS . MAXIMVS . RVFVS OVADRATINVS .  FIRMIANVS CLEMES . IVSTVS . IVSTINVS ASPIRO . GLABISTVS . OVINTVS RIS . RVFINVS . LAD . OPTATVS OVARTVS . LVCIVS . SEVERVS MAXIMINVS . AVP . FIRMINVS PATERNVS JVSTINIANVS . S.P.L.L.M. (6)

Altra parallelo importante con le culture d’oltralpe lo troviamo nel toponimo del crinale “Còsta Luch(7) che conduce al Masso delle croci. Il dio Lug è la divinità più diffusa nelle Gallie, inizialmente celtica poi romanizzata in Mercurio e Giovanni Ciccolini ci ricorda che la religione celtica professava riti agrari, mondo delle anime e dei morti, rispecchianti le forze della natura, il dio "Lug" ad esempio, cioè il dio "sole", ricordato probabilmente nella cima "Lug", che domina su tutta l'Anaunia da settentrione, stava alla testa delle divinità; con esse troviamo Saturno il dio delle messi, Orco e Silvano, che si richiamano all'oltretomba e alle selve. Quando tra il 390 e il 393 il vescovo Vigilio venne nella Val di Sole a predicarvi la parola di Cristo scrisse che i nostri avi campagnoli erano avvolti nella stragrande maggioranza dal mal costume diabolico, offrendo essi sacrifici ad idoli, che nulla dicevano, perché vane immagini di legno o di sasso. (8)

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2

 

Incisione rinvenuta dall’Associazione

sul dos Casteler di Cusiano nel 2010

   

Altri spunto interessante per cercare di fornire una cronologia alle croci incise sul masso ci viene fornita dall’arte medievale e dalla numismatica .

Dall’epoca longobarda sono giunte a noi numerosissime lastre in pietra scolpite con motivi a carattere simbolico, oltre a rappresentazioni zoomorfe e disegni geometrici, croci decorate con motivi floreali di tipica tradizione cristiana-longobarda, proveniente dalla chiesa di San Salvatore, attualmente si trova nel Museo Archeologico Nazionale di Cividale ( foto 8). Nel Museo Cristiano di Cividale del Friuli (Udine), nell'altare di Ratchis, , in pietra d'Istria, sulla parte posteriore troviamo una scultura di epoca longobarda (734-744), tra le due croci, la finestrella che permetteva l'accesso alle reliquie contenute all'interno (foto 9), nella cripta dell’ Abbazia di Villanova (Verona) una lastra attribuita all’VIII secolo (foto 10)

C’era inoltre l’usanza di tagliate croci in lamine d’oro che venivano cucite sui vestiti o deposte nelle tombe, a Verona troviamo una croce patente nastriforme longobarda (sec. VII), di 10 cm. (foto 11). Nel corso della conversione al cattolicesimo dei Longobardi (VII sec.) le crocette si diffusero come amuleti e mantennero, accanto a quello devozionale cristiano, la loro funzione propiziatoria (foto 12).

    8 9 10 11
                                                          12
    A partire dall’imperatore romano Costantino (306-337) la croce sulla moneta si affermò come simbolo predominante, diffondendosi tra i popoli barbarici romanizzati, su scala europea. Riguardo ai cruciformi potenziati e con piedistallo ci limitiamo a notare che tale simbolo è presente su monete merovinge del VI – VII sec. , per l’area italiana e lucchese in particolare, la croce potenziata appare su monete longobarde coniate dalla zecca di Lucca, in un periodo compreso tra la metà del VII secolo e il regno di Desiderio (9).

L’imperatore COSTANTINO IV e il Vescovo TEODORO di RAVENNA solidus d’oro dell’imperatore COSTANTINO IV - moneta al tempo di PAPA LEONE II (680 – 683) (foto 14), moneta longobarda Imperatore Costantino (306-337) (foto 15), monete pseudo imperiali del nord Italia furono coniate nel periodo cha va dal 568 circa al 680 (foto 16), furono coniate monete di stile longobardo a nome di Carlo Magno, moneta Carolingi - periodo, dal 774 al 781 (foto 17).

   
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16 17
   

Avrete sicuramente capito che fornire risposte precise sulle incisioni rupestri sia pressoché impossibile, per la mancanza di un contesto archeologico databile e per la sovrapposizione delle tradizioni popolari a quelle antecedenti.

Da parte nostra abbiamo voluto esporre una personale lettura e analisi dell’epoca pertinente le incisioni e della simbologia cruciforme rinvenuta sul masso.

   

 

 

Su tutta la superficie del masso è stata trovata

 una sola croce capovolta ( 10x13 cm), incisa per caso o di proposito?      

 

La croce di San Pietro.

La leggenda vuole che vi fosse stato crocefisso San Pietro.

   
Una piccola croce, (7x10 cm), in disparte rispetto alle altre, orientata perfettamente Nord-Sud.

Che indicasse la via ai pellegrini o anche questa un puro caso?

   

1 - René Guénon, Il Simbolismo della Croce, Luni Editrice 1998, Milano.

2 - Incisioni rupestri all'alpe Giass Very - Pubblicato in Bulletin d'Etudes Prehistoriques et Archeologique Alpines, XVI, Aosta, 2005, pp.199-215.

3 - Vedi punto 2

4 - Katia Lenzi, anno accademico 2010-2011 - Insediamenti e paesaggi in Val di Non (TN) tra età tardoantica e tardo medioevo. Nuovi approcci allo studio del paesaggio rurale d'ambito montano.

5 - Vedi punto 4

6 - Jacopo Antonio Maffei 1805 - Periodi istorici e topografia delle valli di Non e di Sole nel Tirolo meridionale - - S. P. L. L. M. sacrum posuit lætus libens merito , ovvero sua pæcunia Saturno era una deità onorata da' Reti , come da inscrizione del Grutero appresso Mascovio. Fatti de' Tedeschi Lib. III. I. 1 , ed anche da' Sassoni , come dimostra Struvio Corpus Hist. Germ.Proleg. sect. II. §. XII.

7 - Giorgio Rizzi 2010 "Sentiero Val di Sole.... le sfumature del verde".

8 - Giovanni Ciccolini 2013 "Memorie di Terzolas".

9  - (Corpus Nummorum Italicorum, XI). – O.Guidi, “Incisioni rupestri della Garfagna” Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 1992.