TERZOLAS "MASSO DELLE CROCI" - 6 aprile 2014

di Romina Zanon e Luca Webber

 

 

Rinvenuto dall'Associazione Val di Sole Antica, sopra l'abitato di Terzolas, un masso interessato da numerose incisioni rupestri di vario carattere tipologico.

Un accurato esame della roccia ha permesso di rilevare più di sessanta segni incisi distribuiti sulla parte superiore della sua superficie in uno schema apparentemente privo di ordine: sedici coppelle; una serie di segni artificiali di non facile lettura e comunque non direttamente associabili ad un contesto cristiano; quaranta simboli cruciformi, di cui si possono riconoscere alcuni particolari elementi tipologici di distinzione che potrebbero testimoniare, almeno in via del tutto ipotetica, una qualche diversificazione temporale dell'attività incisoria (croci greche, croci latine, croci latine con base potenziata etc.).

L'usanza di graffire croci di foggia più o meno complessa è notevolmente diffusa tanto in senso spaziale quanto in senso temporale1 ed affonda le proprie radici protostoriche e preistoriche in antiche credenze riconducibili al culto della pietra. Tradizioni, queste, protratte fino all'alto medioevo e successivamente assimilate dalla Chiesa, come denotano alcune fonti letterarie tardo antiche e medievali che concorrono a confermare la possibilità che gli antichi cristiani si dedicassero con notevole assiduità all'istoriazione rupestre, suggerendo, altresì, in quali processi storici affondino le radici di tale fenomeno.2

Fra le peculiari attività esercitate in Europa dalla Chiesa a partire dal momento in cui, con Costantino, cessa di essere perseguitata, si annovera la lotta combattuta contro una grande varietà di culti “idolatrici”, tra cui compare con una certa frequenza la “saxorum veneratio”.3

Molte costumanze pagane legate al mondo celtico permangono infatti a lungo, fino all'alto medioevo ed oltre, soprattutto negli ambienti montani, e tradizionalmente abitati da ceti umili. Nei confronti di questo fenomeno la Chiesa ha avuto, durante l'intero arco della sua storia, atteggiamenti di diverso tenore, ma tutti accomunati dallo strenuo tentativo di debellare qualsiasi impedimento ad una completa e definitiva affermazione della religione cristiana.4

Nei primi secoli dell'era cristiana predominò un atteggiamento duro ed intollerante volto all'eliminazione di idoli, altari pagani e alberi sacri, come recita il ventesimo canone decretato dal concilio di Nantes del 658 d.C: “(...) i massi venerati nei boschi o nei luoghi in rovina, sui quali si usa deporre degli ex-voto, delle candele accese e delle offerte, sono oggetti di inganno dei demoni e vanno rimossi e gettati in luoghi ove sia impossibile recuperarli”.5

Successivamente però, a partire dall'Epistola di Gregorio Magno all'abate franco Mellitus, la quale invitava a non distruggere i luoghi pagani, ma a riconsacrarli con l'acqua benedetta6, la Chiesa adottò un atteggiamento più tollerante finalizzato a sovrapporre il cristianesimo alle credenze pagane nel tentativo di agevolare la conversione alla “nuova religione”.

Proprio questa politica di riconversione e recupero dei luoghi di culto pagani sembra essere all'origine della pratica “esorcizzante” della cristianizzazione che poteva esplicarsi nell'incisione di petroglifi cruciformi su rocce già interessate da altri tipi di segni sacri legati ad antiche religioni protostoriche (coppelle etc.).7

Queste ipotesi interpretative si configurano solo come il primo passo di un complesso e articolato percorso di studio volto alla comprensione della rete di simboli incisa nel “masso delle croci” di Terzolas, il quale sta aprendo una pagina “nuova” nella storia del nostro passato vallivo.

 

 

 

1 - Rossi Maurizio, Religiosità popolare e incisioni rupestri in età storica,                         Edizioni Corsac,1981,  p.6.

2 - Ibidem.

3 - Du Fresne du Cange, C. et al. 1886/b, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, p.320.    Anche nel sopra citato Rossi.

4 - Gruppo Archeologico Pisano, Le incisioni rupestri della Grotta delle Crocie di Massa, p.13.

5 - Gruppo Archeologico Pisano, Le incisioni rupestri della Grotta delle Crocie di Massa, p.14.

6 - "I templi pagani non devono affatto esser distrutti, ma siano distrutti gli idoli che sono in essi. 
Si usi acqua benedetta, si asperga su questi templi, si costruiscano altari, vi si collochino delle reliquie, perché, se i templi sono ben costruiti è bene che dal culto dei demoni passino all'ossequio del vero Dio affinché la gente, vedendo che i suoi templi non vengono distrutti, deponga l'errore e corra a conoscere e ad adorare il vero Dio in luoghi a lei familiari. E poiché si usava sacrificare molti buoi ai demoni, bisogna conservare, anche se mutata, anche quest'abitudine, facendo un convivio, un banchetto su tavole con rami d'albero poste intorno alle chiese che prima erano templi, il giorno della dedicazione della chiesa stessa, o della festa dei santi martiri le cui reliquie sono state poste nei tabernacoli. Non siano più immolati animali al diavolo, ma si uccidano e ci si cibi di essi a lode di Dio, rendendo cosi grazie a colui che tutto ci ha donato, mentre i godimenti materiali si mutano in godimenti spirituali. Infatti è senz'altro difficile togliere subito tutto a coloro che hanno una mentalità rigida, poiché coloro che salendo una vetta si perfezionano passo a passo non sanno innalzarsi facendo dei salti". [testo tratto da Gregorii I Papae, Registrum epistolarum, XI, 56, edd. P. Ewald - L.M. Hartmann, II, Berolini (berlino), 1899, p. 311 (M.G.H., Epistolae, II)]

7 - Di fatto in quasi tutti i siti di arte rupestre che presentano contemporaneamente incisioni preistoriche e cristiane, si nota che queste ultime vengono effettuate quasi sempre a fianco o nel rispetto di quelle preesistenti. Si pensi, ad esempio, al sito di Campanine di Cimbergo in Valcamonica. Gruppo Archeologico Pisano, Le incisioni rupestri della Grotta delle Crocie di Massa, p.15.