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Sicuramente risulterà molto strano che un argomento
curioso, scottante, oscuro ed antico come quello delle
streghe venga introdotto da uno degli strumenti più
moderni e chiaccherati del momento.
Ma proprio l’utilizzo di facebook mi ha portato a fare
delle riflessioni sull’argomento. Il famoso social
network viene utilizzato per i più disparati argomenti
ed anche, ad esempio nel mio caso, nel partecipare a
gruppi creati a tema, come ad esempio la stregoneria.
Proprio in uno di questi gruppi, in risposta ad uno dei
vari link, una persona controbatteva anche molto
duramente come fosse inconcepibile credere alle streghe
nel 2015.
La famosa ed incriminata caccia alle streghe ormai, e
per fortuna, è finita da tempo. Anche se è di quest’estate
la notizia che nelle remote profondità dell’Africa due
donne sono state giustiziate per stregoneria. Ma quanto
le streghe e la stregoneria hanno toccato la nostra
valle e le valli limitrofe, ed il fenomeno vive ed è
radicato nel nostro uso comune?
Le streghe e la stregoneria sono pratiche in utilizzo
dalla ormai lontana notte dei tempi, fin dalle prime
tribù, siano esse dell’Africa, d’America o europee, la
figura dello sciamano, dell’uomo medicina, vecchio/a
saggio/a, sono state il fulcro della vita dei villaggi.
Pratica prettamente maschile, tra Indiani d’America le
sciamane erano poche e temute anche dagli sciamani
stessi, poi l’arrivo della civilizzazione, della
medicina tradizionale, della scienza hanno relegato
sempre più la pratica al margine della società. Infine
l’arrivo del Medioevo, tutte le pratiche legate a riti
antichi sono additate dalla Chiesa come negative nel
tentativo di sopprimere il paganesimo. |
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Caldes,
El Sas dela Stria |
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Tutto viene contraddistinto come stregoneria ed assimilato
dall’Inquisizione, nata per reprimere il crescente divulgare
dell’eretismo; ora combatte tutte le pratiche che sono contro la
teologia professata dalla Chiesa.
Una veloce, anzi lampo, introduzione dei fenomeni che hanno
caratterizzato le due Valli limitrofe ovvero la Val di Non e la
Valle Camonica. Infatti gli unici documenti che portano le
streghe nelle nostre vallate sono dati dagli atti processuali
dei processi, che si sono conclusi con i roghi.
Ma
come la Val di Sole è stata testimone del fenomeno e,
soprattutto, cosa ne testimonia ancora i ricordi?
L’unico documento ufficiale deriva dal Concilio di Trento, che
passando alla storia come la più grande riforma della Chiesa ha
anche trattato inquisizione e stregoneria, confinando le streghe
nella più remota delle località della Val di Rabbi, Saent. Poi
ricercando nelle zone limitrofe troviamo degli accenni su Punta
Tonale Occidentale, situata sul confine Trentino-Bresciano è
menzionata come luogo di Sabba, per le streghe camune e le
sorelle trentine, le fonti scritte finiscono qua lasciando però
partire tutte le leggende che descrivono il fenomeno in molti,
se non tutti, i paesi della valle, oltre a lasciarci a
testimonianza toponimi che ne evocano il nome, ma che spesso
sono presi per ‘buoni’ perdendone purtroppo la nascita.
Partendo da un punto preciso e seguendo un ipotetico percorso
possiamo partire da Cles, capoluogo della Val di Non fino ad
arrivare al Passo del Tonale deviando per le laterali Rabbi e
Peio. |
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Cles, La Leggenda della Camera delle Streghe:
“la leggenda narra
che ogni sabato a mezzanotte, tutte le streghe della valle si
riuniscono proprio a Castel Cles prima di andare sul Monte Roen
a compiere i loro malefici. Si dice infatti che proprio in
questo castello vennero decise varie condanne.”
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Come possiamo vedere nel proseguo
dell’articolo possiamo notare che, eccezione fatta sopra per il
Castello di Cles e per il maso di Vermiglio che citiamo più
avanti, le maggiori leggende sono legate a massi erratici, più o
meno grandi, soggetti a ierofanie,
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usati come scivoli di fertilità o altari votivi il cui utilizzo
sia arrivato fino a noi tramandato dalle leggende o andati persi
nella memoria ma di cui ne viene usato il nome come folklore.
Possono indicare anche particolari località o cime di montagne,
dove si può ipotizzare invece lo svolgersi di Sabba o
semplicemente vette posizionate con determinate coordinate per
levate o calate, in particolari periodi, del sole o della luna.
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Caldes, El Sas dela Stria:
La leggenda vuole che intorno al masso si ritrovassero le
streghe della Val di Sole che, appena raggiunte dalle sorelle
della vicina Val di Non, volassero in Tonale per il sabba.
Terzolas, El Sas dele Strie:
questa volta saliamo a sinistra del noce, seguiamo la strada di
montagna in direzione Malghet de Terzolas e, all’altezza degli
ultimi massi, abbandoniamo la sterrata per il sentiero Sat
direzione Vese salendo, anzi inerpicandoci, per una 50 di metri
fino ad arrivare al masso.
Terzolas, La Giobiana:
“era vissuta indisturbata per centinaia di anni, ma dopo che la
gente era cresciuta e si era data da fare per strappare al bosco
qualche fazzoletto di terra a nord del paese e a costruire i
primi masi, non poteva sopportare quel viavai di gente per
sentieri, il vociare dei pastori ed il tintinnio dei ‘sampogni’
del bestiame. Così la vecchia megera Giobiana cercava di
vendicarsi degli intrusi, facendo dispetti ed incantesimi d’ogni
sorta: slegava le mucche nella stalla, abbatteva le cataste di
legna, faceva perdere il sentiero alle vitelle che andavano a
sfracellarsi nei dirupi. Se poi succedeva di giovedì, non
c’erano dubbi a chi andasse la colpa: in questo giorno, infatti,
i suoi malefici aumentavano e si faceva perfino vedere, ma era
pronta a trasformarsi in un gatto non appena si accorgeva della
presenza di persone estranee. Fu così che due pastori riuscirono
a vederla proprio in località ‘Pra Giobian’ suo luogo preferito.
D’inverno la Giobiana non procurava danni: come un animale
selvatico dormiva raggomitolata nella cavità di un grosso tronco
immersa in un profondo letargo, per poi svegliarsi in
primavera."
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Terzolas, El Sas dele Strie |
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Arnago, El sas dele Strie
Tasse, Val di Rabbi, i Busi delle Strie:
“si racconta che le streghe andassero a sbattere la testa contro
la roccia producendo un gran baccano e urla orripilanti.”5
Valorz, Val di Rabbi:
“le ‘Mille leggende del Trentino"
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identificano streghe in località Valorz e personaggi tenebrosi
alle Marinolde. Secondo la leggenda il Castello del
Buonconsiglio prima si chiamava del Malconsiglio a causa delle
streghe che infestavano la Torre d’Augusto e che furono cacciate
dopo il Concilio di Trento e , rifugiatesi poi in Val di Sole
presso S. Bernardo di Rabbi vivrebbero ancora.."
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Malè, El Croz dela Nona
Croviana, Croz dela Nona
Croviana, Croz dela Stria
Dimaro, La bimba che dormì con le streghe:
la novella narra la storia di Letizia che scesa dai monti, dove
pascolava il bestiame con il padre, per fare provviste e nel
fare ritorno fù sorpresa da un terribile temporale. Rifugiatasi
in una baita lungo la strada si sveglia la mattina seguente
senza più provviste, racconta tutto al padre che, sconvolto, le
confida come la zona di notte è frequentata dalle streghe ed è
fortunata ad esserne uscita illesa, solo lo zaino con le scorte
di cibo ha fatto in modo che pensassero ad altro e non alla
piccola. Da quel giorno il padre non portò mai più con se
Letizia al pascolo, lasciandola al sicuro nel paese.
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Commezzadura, El Sas dela Vecla:
"lungo la strada che da Piano conduce a Prefaé si incontra a un
certo punto un grosso masso erratico, da tutti conosciuto col
nome di sass de la vècla. Si racconta, infatti, che un tempo,
quando ai bambini veniva dato l’incarico di portare il pranzo ai
falciatori, ai contadini oppure ai pastori, era buona cosa
lasciare un tozzo di pane ai piedi della rupe, per ingraziarsi
in tal modo gli spiriti dei boschi. E a chi se lo dimenticava,
poteva apparire una vecchia acida e cattiva, pronta a lanciare
qualche terribile malocchio, se non addirittura a rapire il
bimbetto incauto".
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Peio, El Sas dela
Stria
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Peio, El Sas dela Stria
Peio, El Sas della Monega:
Salendo da Fonti verso Paese, dove ora troviamo
le prime piste da sci, è collocato un masso
erratico di notevoli dimensioni, caratterizzato
da una fenditura verticale che dà la possibilità
di attraversarlo da parte a parte. Qua la
leggenda colloca la monaca, che in fuga dalla
caccia dei protestanti si rifugia nella
fenditura, dormendovi di notte per uscire di
giorno ad aiutare gli infermi o accudire i
bambini del paese. Tutto questo fino ad un
inverno particolarmente rigido che, isolando per
lungo tempo il luogo, lascia accedervi solo a
primavera trovando ormai la fanciulla priva di
vita ma con un espressione serena e luminosa. A
monte di questa leggenda vi erano anche altre
versioni che, confermando tutte fosse si una
monaca, la volevano al tempo stesso strega. |
Il sasso è comunque ‘utilizzato’ fin da epoche
remote per culti pagani antecedenti il
cristianesimo. Al suo interno si sono trovati
antichi chiodi piegati a ferro di cavallo e
gettati nella crepa come voto per propiziarsi
fertilità, la forma ‘a ferro di cavallo
rappresenta infatti simbolicamente il ventre
materno.
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Peio, El Sas della Monega |
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Vermiglio, El Mas dele Streghe:
La leggenda narra di una fanciulla che, invogliata dalla musica
che giungeva dal maso, si è messa a sbirciare all’interno.
Dentro vi erano molte donne che ballavano tra loro, tutte con
facce strane, avevano i lineamenti del volto non femminili e
neppure umani.
Vermiglio, la donna che danzava sui pomelli. |
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La Valle di Sole è ricca anche di leggende e
racconti non propriamente legati a luoghi
specifici ma che si ricollegano ugualmente ad un
discorso più ampio che affonda le radici alle
streghe o comunque a superstizioni che ne
evocano il simbolismo.
Sempre in Val di Peio troviamo a Cogolo la
storia di una vecchia, accusata di essere una
strega che girava facendo fatture e malocchi sia
a persone che a bestiame, di notte si trasmuta
in un gatto nero
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e gira indisturbato senza essere visto. Un
contadino, sicuro che l’animale fosse in realtà
la strega che faceva ammalare il bestiame lo
uccide e la mattina seguente anche la donna
viene trovata morta nel letto della propria
casa.
Mentre un fenomeno molto più diffuso è quello di
creare quelle che adesso vengono considerate
barriere architettoniche da eliminare, gli
scalini. Infatti era credenza che le streghe non
facessero gli scalini, ecco allora che a difesa
delle abitazioni, sui muri di contenimento per
accedere a campi coltivati o comunque ovunque si
volesse bandirle venivano realizzati uno, due o
più gradini.
Molti altri usi comuni sono andati persi nel
tempo, passati come folklore o usati per
ricordare persone care “el fon perché me
ricorda me nona che el lo teniva sul foglar”,
ad esempio la segosta, la lunga catena sopra il
focolare per appendere le pentole sopra la
fiamma se fatta passare in uno degli anelli e
non lasciata libera di oscillare bloccava la
strega che, con qualche sotterfugio, era
riuscita ad introdursi nell’abitazione. Allo
stesso scopo venivano utilizzate “cazze forade”
o sacchetti di sale appesi allo schienale della
sedia dove, precedentemente, erano state fatte
accomodare. |
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Venivano considerate streghe, accusate direttamente, messe al
bando o comunque allontanate dalla vita sociale anche quelle
donne scomode. Donnacce accusate di essere rovina famiglie da
altre o che attiravano la gelosia dei vicini, ad esempio vedove
o nubili con grandi eredità che facevano comodo a chi non avesse
nulla o fosse semplicemente avido. Ecco allora la leggenda
secondo cui a Vermiglio, una donnaccia, sia stata guidata a
sposarsi fuori paese, nello specifico Castello portando con se,
come specchietto per le allodole, la Val di Strino, territorio
ripido e spoglio caratterizzato da pietrisco e poco altro, posto
sopra Vermiglio.
Questa in sintesi una piccola carrellata di come, in una Valle
apparentemente immune al fenomeno, le streghe sono tra di noi. |
1
www.tiamotrentino.it/castel-cles-castello-trentino/
2fonte
Wikipedia, ierofanie:
è un termine proprio della scienza
delle religioni,
della storia
delle religioni,
della fenomenologia
della religione e
dell'antropologia
del sacro,
che designa la "manifestazione del sacro"
3
https://www.facebook.com/L-Archivio-delle-Streghe-1663658493914623/
4
www.terzolas.com/Ita/leggende_e_racconti
5-6
www.valdisoleantica.net/articoli/articolo_rabbi_misteriosa_2015
7“Mille
Leggende del Trentino” - Trentino Occidentale, di Mauro Neri.
Casa Editrice Panorama 1996-1997
8
Quirino Bezzi, Strenna Trentina 1991
9
www.comune.commezzadura.tn.it/Territorio/Conoscere-Commezzadura/Leggende/El-sass-de-la-vecla
10Vittorio
Pirri,
Tra stue e stale, p.150, Tipografia La Grafica Verona 2007
11il
gatto nero è uno degli animali simbolo delle streghe, che per
natura riescono e prenderne le sembianze nella notte. Avete mai
fatto caso che, nei portali vecchi o sui portoni delle stalle la
fenditura per i gatti, animali domestici utili soprattutto nelle
stalle per tenere lontano topi ed altri animaletti, sono
sprangate dall’interno per non fare passare l’animale? Erano
chiuse per non fare entrare le streghe che di notte vagavano con
sembianze feline. |
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