"SARODEK, CITTA' SCOMPARSA"
- 20 gennaio 2018
di Renato Possamai
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Nel
libro scritto nel lontano 1888 da don Arvedi: ”ILLUSTRAZIONE
DELLA VAL DI SOLE”, quando si parla di Peio paese il sacerdote
racconta di una leggenda a cui lui non crede. Dice che: “…
sulle piazze di Sarodek,a nord-ovest di Peio in vicinanza a
perpetue nevi, una volta si tenevano annuali fiere frequentate
da Grigioni e Venosti, di bovini, che ancor vi si trovano anella
di ferro, vie selciate, piazze, tavole, ecc. ecc., che grande
era lo smercio di coperte, flanelle,valenzane e di panni. Che
dal giogo dello Stelvio valicando il monte Lifer, ossia il monte
del ghiaccio sempre incappellato di neve si possa discendere per
Vioz e Sarodek a Peio….”. Sembrerebbe che stia parlando di un
piccolo insediamento commerciale tra il grande Nord e l’ Italia
con il suo mare. Sopra Peio paese, a Nord-Ovest, oltrepassata
malga Saline vi è un luogo situato a circa 2200 metri chiamato
Saròden, che potrebbe corrispondere con la vicina zona di Saline
a quella descrizione. Il nome ha delle affinità con Serodine,
località della val Camonica sopra Capo di Ponte (luogo di
incisioni rupestri e sede di un abitato preistorico). A Sud di
Saroden, ai piedi del”Filòn dei òmeni “, vi si trova il ” Sas de
le Strie”, un masso con incise molte coppelle di datazione
incerta come incerto è il significato di questi segni incisi
dall’uomo. Il masso è posto ai fianchi della pista da sci ed è
mancante di una parte che è stata distrutta durante i lavori
della pista. Il Bezzi racconta che gli abitanti di Peio dicono
che le streghe degli antichi tempi cuocessero i cibi ed
accendessero i fuochi per rischiarar le loro tregende. Una delle
interpretazioni del significato di questi segni porterebbe a
pensare ad una “mappa stellare” con la visione abbastanza chiara
della costellazione di Orione. Si potrebbe pensare anche ad un
luogo di cerimonie religiose, di cui il masso era parte
importante. |
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Di
sicuro testimonia la presenza dell’uomo e la sua stanzialità,
magari anche solo stagionale.Il sito si presta comunque a luogo
d’incontro e di passaggio, se si pensa ad una strada che unisca
i Paesi nordici (per esempio: attraverso passo Resia o i passi
del Canton Grigioni) al
mare Adriatico (porti di Adria e Spina) passando dal Garda al
Mincio e al Po. E’ credibile anche il passaggio, dalla valle di
Sole, di una delle vie dell’ambra tenendo conto che gli unici
rinvenimenti di ambra baltica sono stati trovati in Vela
Valbusa”torbiera tra Cles e Tuenno” e Mechel. Da notare che in
valle dell’Adige non vi sono stati rinvenimenti di ambra baltica
databile nell’antica età del Bronzo. Quindi è pensabile che il
passaggio sia stato ad Est od a Ovest della stessa. Per ultimo
si potrebbe anche prendere in considerazione l’ipotesi di una
delle tante vie del sale che provenivano dall’Austria. Comunque
sia, una via commerciale in
epoca preromana che, per esempio, da Spina (il più antico e
importante porto Adriatico per Fenici-Greci-Etruschi) risaliva
in navigazione prima il Po e il Mincio, poi il lago di Garda
fino ad approdare a Riva o Torbole.Dalle rive del Garda per via
terra, poi, per una via che sarà usata anche dai Romani nei
secoli successivi, si risaliva la valle dei Laghi fino alla
Paganella, si scendeva in val di Non e dalla val di Sole a Peio.
Altra strada, sempre dal Garda, attraverso il passo del
Ballino, Fiavè, passo del Durone, val Rendena arrivava
in val di Sole e Peio. Dalla stessa via si staccava un
sentiero che portava a Stenico, Molveno, Cavedine,
Mechel, val di Sole e Peio. Per il primo tragitto
abbiamo il riscontro di una serie di castellieri
preistorici riscontrati dal prof. Desiderio Reich
(Terlago,Lasino,Vezzano,Cadine) che ci portano sino a
Fai della Paganella con i suoi insediamenti
retici, da Fai attraverso i castellieri di Spormaggiore,
Campodenno, Mechel, si arriva in val di Sole entrando
dalla Forcola sopra Cles o da S.Antonio. Per il secondo
tragitto oltre a S.Martino sopra Riva altri castellieri
sempre riscontrati dal Reich si trovano a Ballino,
Fiavè, Lomaso, Lardaro, Zuclo, Villa Rendena,
Pelugo,Massimeno fino ad arrivare a Campo Carlo Magno
per poi scendere in val di Sole.
Per l’ultimo sentiero si passa da Stenico, dal
castelliere di Molveno, Spormaggiore poi si prosegue con
il primo itinerario. In val di Sole sempre il Reich
identifica i castellieri di Mastellina, Mezzana,
Cusiano, Cellentino, Peio (S.Rocco) e da lì a Sarodek.
Le strade che uniscono questi siti chiamati castellieri,
sono in parte ancora oggi visibili anche se in
condizioni di estremo degrado, sono poste tutte a metà
montagna sulla costa soleggiata. |
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(Insediamenti
Retici a Fai della Paganella) |
Il fondovalle, infatti, era probabilmente troppo
instabile sia per il Noce ed i suoi affluenti che spesso
esondavano o cambiavano il corso, sia che i luoghi in
fondovalle erano meno difendibili. Del resto
l’attraversamento dei corsi d’acqua in alta montagna era
sicuramente più semplice. A conferma di questa ipotesi
abbiamo riscontrato la presenza di massi con incisioni
di coppelle ed altri segni su queste probabili strade di
mezza montagna quasi indicassero la via. Questi segni
eseguiti dai nostri progenitori, al di là del loro reale
significato, testimoniano una presenza stabile dell’uomo
e potrebbero giustificare una delle teorie sul
significato delle coppelle che vede questi segni come
una possibile mappa del territorio. Non dimentichiamo
che parliamo di un periodo in cui non esistevano cartine
geografiche e tanto meno cartelli indicatori.
Probabilmente solo guide del posto conoscevano i
sentieri e potevano accompagnare chi viaggiava per
commercio o altro. Per quanto riguarda il tipo di
commercio che esisteva allora,oltre a ciò che riferisce
don Arvedi nel suo libro (vari tipi di tessuti), si
crede che dal Nord arrivassero verso l’Adriatico
schiavi, pelli, metalli, ambra, ecc., dai porti
Adriatici, invece, salivano al Nord vasellame pregiato,
prodotti dalla Grecia e dai paesi mediorientali,
prodotti dell’artigianato Etrusco ed Egiziano. Lo si può
dedurre dai ritrovamenti nelle tombe principesche in
Germania e Austria. Per finire, un discorso a parte
meriterebbe uno studio sulla situazione climatica di
circa 3000 anni fa. L’apertura o la chiusura di strade
nel tempo sono state condizionate dal clima;per esempio
un clima più mite giustificherebbe un sentiero che dal
colle del Vioz (via?) porterebbe a Sud verso Sarodek e
Peio e a Nord verso l’Engadina, l’Austria e la Germania.
Una dimostrazione di ciò è la recente scoperta (anno
2016) del passo alpino dove transitò Annibale con il suo
esercito e i suoi elefanti, il passo è il Col de
Traversette in Francia a circa 3000 metri di altitudine
nei pressi del Monviso. |
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Oggi il passo sarebbe intransitabile per la presenza di
ghiacciai: probabilmente 2000 anni fa la situazione era
diversa Questo potrebbe valere anche per il colle del
Vioz per quel che riguarda il versante Nord. A riprova
in zona del mutamento delle vie di transito nel tempo,
c’è la storia del passo della Sforzellina ,un tempo
molto battuto dalle carovane che percorrevano l’antica
via dei Cavalli per raggiungere Bormio e l’Engadina.
Oggi quando si arriva al passo ci si trova davanti uno
strapiombo superabile solo calandosi con corde per oltre
50 metri. Eppure fino a 30 anni fa ci si passava, anche
se non tranquillamente, senza l’ausilio di corde. Tutto
questo sforzo di idee, per cercare di giustificare una
vecchia leggenda che sicuramente aspetta una verifica
approfondita, alla ricerca di un riscontro storico od
archeologico. Sicuramente la vicinanza di Peio paese,
con i suoi ritrovamenti a san Rocco di reperti retici o
celtici, le miniere di ferro di Comasine sfruttate già
in epoca preromana e le acque termali considerate sacre
nel mondo celtico, non fanno che rafforzare l’idea di
una zona ricca di storia antica ancora tutta da
scoprire.
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Bibliografia:
GIUSEPPE ARVEDI: “Illustrazione della val di Sole” -
Centro Studi per la Val di Sole – Ed. 1986;
REMO
CARLI – TULLIO PASQUALI – BRUNO KAISERMANN: “I
castellieri preistorici del Trentino” - Associazione
castelli del Trentino – Ed. 2013;
PAOLO BELLINTANI: “Vie
dell’ambra, vie del vetro, in “Attraverso
le Alpi. Uomini, vie e scambi nell’antichità”
“ Ed. 2002;
QUIRINO BEZZI: “Lungo le rive del Noce” Centro Studi per
la Val di Sole – Ed. 1988.
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