CALDES - SAN GIACOMO "BUS DA LA STRIA"- 13 maggio 2020

di Luca Webber

Leggendo il libro “Sentiero Val di Sole”.... le sfumature del verde” scritto da Giorgio Rizzi, mi ha incuriosito la località “Bus da la Stria”a San Giacomo, nominata nella “La storia di Micheleto”, un bimbo rapito da tre streghe per farlo ingrassare. Fuggito tornò in paese dove in seguito le strie furono catturate e arse vive.

Narrazione ricorrente e diffusa nella tradizione popolare in cui le strie rapiscono i bambini per mangiarseli, in seguito fuggono o sono liberati. Naturalmente le “maligne” fanno sempre una brutta fine.

Nel testo mi ha stuzzicato la frase:“[...] sono presenti numerose grotte e cavità, poco conosciute[....]”, ribadito nella storia di Micheleto: “[...] caverne o grotte che sono chiamate tuttora “el Bus de le Strie”[...]”.

Detto fatto, ho chiesto all'amico Lorenzo se poteva accompagnarmi ad esplorare il luogo e pochi giorni dopo raggiungevamo la località “Sant”, dove ora c'è la vasca di carico dell'acquedotto. Salendoci sopra trovavamo la grotta chiamata tuttora “el Bus de le Strie”.

L'escursione però è solamente all'inizio. Poche centinaia di metri e ci ritroviamo in un bosco in forte pendenza circondati da roverelle, arbusti infestanti e foglie cadute che rendono il terreno particolarmente scivoloso. Risaliamo l'intricato sottobosco di piante e cespugli spinosi fino a vedere le prime cavità naturali nella parete calcarea che ci si innalza davanti.

Gli ingressi, nascosti al profano e raggiungibili solo grazie ai segni lasciati sul terreno da animali o tramite un passaggio pericoloso, sono l'anticamera misteriosa di un mondo sotterraneo molto diverso rispetto al posto in cui siamo abituati a vivere. Davanti a noi si aprono antri oscuri e profondi, abissi spaventosi da cui pare possano apparire creature mitiche o esseri sovrannaturali.

Una volta all'interno, l'oscurità è quasi completa e il suo silenzio evoca sensazioni legate al riposo e alla meditazione. Procedendo in punta di piedi entriamo nel grembo di Madre Terra provando la sensazione fisica di una intensa energia tellurica e di divinità che risiedono all'interno della terra. La nostra percezione cambia, sembra quasi che il tempo si fermi e di ritornare allo stato primordiale. Percorrendole, a volte strisciando, si compie un viaggio iniziatico di rinascita, è come esservi sepolti e passare attraverso un cambiamento, dalla morte al ritorno alla vita.

Mi torna alla mente la descrizione di Dante Alighieri nella Divina Commedia, del suo viaggio nell'oltretomba fino alla salvezza in paradiso. Il primo verso del canto dell’Inferno recita: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita”. Dante valica l’ingresso dell’inferno, una profonda cavità a forma di imbuto che si apre sotto Gerusalemme e raggiunge il centro della terra, da dove inizia il percorso d'iniziazione che lo condurrà ai Tre Regni dell'Oltretomba, il Purgatorio ed il Paradiso permettendogli di rinascere a nuova vita.

La caverna, grazie al suo aspetto particolare, proprio e caratteristico, ha da sempre assolto diverse funzioni per l'uomo. Utilizzata per viverci, per svolgere iniziazioni al buio, diviene il più antico santuario dell'umanità assumendo un ruolo importante nelle pratiche magiche, ricco di miti e leggende e facendone luogo prediletto della stregoneria. Nelle leggende popolari le cavità sono simbolo di pericolo, dimore di nani e draghi che difendono tesori, accessibili agli uomini solo con grandi difficoltà. Luogo d'accesso per gli inferi dell’Ade, in essa si trovano i morti, il regno oscuro delle ombre e dei mostri.

La caverna alla fine ingloba diversi elementi che evocano la “paura” della morte, delle tenebre, del mistero femminile, etc.. Paura a cui è stato dato un volto e un nome: Satana. Di conseguenza la cristianizzazione, per sopprimere antiche e scomode pratiche, l'ha additata come luogo di superstizione dando inizio alla caccia alle streghe.

La tradizione popolare non ha voluto scordare del tutto quei luoghi, ricordandoli con leggende e toponimi come: Sas da la Stria, Sas dal Mort, Busi de le Strie e molti altri ancora.

 

Colui che vuole entrare nel regno divino, deve prima entrare nel corpo di sua madre, e morirci.”  Paracelso
 

 

  1. Giorgio Rizzi, “Sentiero Val di Sole”.... le sfumature del verde – Tipografia Editrice Terni s.a.s. Di Bacchi Riccardo & C. - Trento 2010