Un giorno, parlando con Anna e Massimo, dei
numerosi racconti giunti fino a noi sui “Sassi
delle Streghe” e luoghi di “Sabba” sparpagliati
nei paesi della val di Sole, veniamo a sapere
che da bambini giocavano attorno ad una grande
roccia sopra l'abitato di Samoclevo che i loro
genitori chiamavano “Sass de le Strie” o
“Balon”.
Incuriositi e armati di pazienza ci siamo recati
nel bosco sopra Samoclevo e, grazie alle
indicazioni fornite, l'abbiamo trovato.
Una roccia maestosa, alta più di 4 mt, si erige
nel mezzo della natura immobile e solida come la
montagna. Alla sua base troviamo una cavità
naturale, profonda circa 3 mt e alta 1.20 mt, al
momento utilizzata come riparo da animali
selvatici. Sulla sua sommità, sotto uno strato
di terriccio e muschio, scopriamo una croce
incisa con il ferro e tre coppelle praticate con
strumento litico.
Facendo una ricerca abbiamo trovato questi due
brevi accenni al “Sass de la Stria”:
“[...]
lungo la strada trovi “el sass de la stria” che
ricorda antiche leggende, così come la gente
ricorda i tempi dei castellani [….]” (1)
“[….]un
altro sass de le strie lo possiamo trovare anche
a Samoclevo [....]” (2)
Racconti che ci confermano la sacralità che
rivestiva questo sito, oggetto di rispetto e
devozione da parte dell’uomo per la difesa
propria e altrui. Credenze di un universo magico
e soprannaturale che, nonostante la feroce
repressione, sono riuscite a resistere e
giungere fino ad oggi. E oggi il suo ricordo
rimane vivo solo grazie alla leggenda e alle
fonti orali valligiane che, a prescindere
dall’imposizione della croce, hanno riconosciuto
un’importanza cultuale, tramandando
importantissimi concetti e insegnamenti sulla
religione naturale.
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