Nel mondo
abbondano siti costruiti dall’uomo che a tutt’oggi non
hanno risposta. Pietre collocate, per ragioni a noi
ignote, in precisi punti e ritenute “magiche” da coloro
che le costruirono in tempi memori e che, ad oggi,
lasciano numerosi interrogativi sulla loro funzionalità.
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L’archeologo
fotografa, prende misure, analizza, riporta su
mappa e raffronta con altre pietre, sforzandosi
di individuarne una funzione rituale o totemica.
L’astronomo osserva attentamente la
collocazione delle pietre con il paesaggio
circostante, nel tentativo di scoprire
allineamenti con eventi cosmici
(equinozi/solstizi/ costellazioni/ calendari/
etc.). Il cacciatore di Leys (linee
d’energia), equipaggiato di strumenti per
disegnare, riporta su mappe le pietre e altri
siti antichi (pozzi/stagni/bivi/antiche croci/
chiese/castelli/toponimi/etc.) e ipotizza
antichi percorsi di collegamento. Altri
sostengono la tesi che i luoghi in cui si
trovano le pietre sprigionino un potere
soprannaturale che venne imbrigliato dalle genti
di quei tempi. L’archeologo dilettante,
riepiloga, confronta e vaglia tutte le
possibili ipotesi sopra descritte, dal momento
che TUTTI potrebbero avere ragione. Il tecnico
cerca di conoscere nel modo più minuzioso e il
dilettante in quello più affascinante, le
ipotesi di quest’ultimo spesso non risultano
convenzionali ma non per questo prive di valore.
Appassionato oramai da anni al fenomeno delle
pietre coppellate ho letto numerose
pubblicazioni e relative teorie, ad ogni nuova
scoperta, rimugino e applico tutte le
metodologie da archeologo dilettante.
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Osservando con attenzione il paesaggio circostante il
pascolo “Palù” della malga, ho notato una
insolita disposizione delle rocce disseminate nel prato.
Grazie alla collaborazione dei componenti
dell’associazione abbiamo svolto numerose uscite sul
pascolo, svolgendo studi mirati relativi all’intuizione
avuta sulle incisioni praticate nel masso coppellato di
“Franca”, scoprendo risultati sorprendenti.
Il masso si
trova a mt. 1993, affiorante dal terreno, all’incirca
nel mezzo del pascolo, grande 1,14 mt x 60 cm circa con
incise 6 coppelle di diversa grandezza che formano un
quarto di cerchio e un segno di difficile lettura,
presumibilmente il tutto praticato con percussore in
pietra. La superficie incisa è rivolta verso il sorgere
del sole, da cui possiamo dedurre un suo uso rituale
riferibile ai culti solari o immaginare l’artista che
incide la pietra, come un pittore dipinge la sua tela,
raffigurando costellazioni celesti. Un’intuizione mi fa
riflettere su una teoria che ho letto tempo addietro, la
possibilità che si tratti della raffigurazione di
un’antica mappa topografica che indicherebbe confini o
sentieri, una sorta di mappa della zona. Mettendoci nel
punto in cui abbiamo rinvenuto la pietra coppellata,
osserviamo attentamente il paesaggio circostante e
notiamo che vi sono disseminate numerose pietre, tra
queste scopriamo possibili somiglianze con il quarto di
cerchio. Partiamo dalla
pietra 4,
su di essa troviamo 6 incisioni che sembrano coppelle
ovoidali e altri segni illeggibili. Vicino al “brenz”
troviamo la
pietra 3,
su cui non rileviamo incisioni. Andando avanti
vediamo la
pietra 2 che
sembra voler demarcare un confine. Avvicinandoci notiamo
una strana formazione di sassi in riga, stesi sul
terreno, che ricordano un probabile muro di recinzione.
Soddisfatti di quanto rilevato ritorniamo al punto di
partenza, individuando la
pietra 5.
Sulla sua
superficie scopriamo una incisione profonda e larga,
lunga circa 70 cm, somigliante a un alveo per l'acqua.
Scegliamo la
pietra 6 solo
perché è il masso più grande e visibile del pascolo. Ora
ci manca l’ultimo sasso, che non è parte integrante del
quarto di cerchio, riconoscendolo in alto ai margini del
bosco. La
pietra 1
è conficcata nel terreno, somigliante ad un
paracarro. Non riporta segni ed è posto nelle vicinanze
della sorgente d’acqua che scende nel pascolo e del
sentiero che conduce al masso coppellato di “Giuliano”. |
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pietra 4 |
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pietra 3 |
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pietra 2 |
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pietra 5 |
pietra 6 |
pietra 1 |
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Rilevando ogni pietra con il GPS e
riportandole in mappa, otteniamo la
conferma che la loro posizione non è
frutto di una pura o semplice
coincidenza ma corrisponde, in modo
sorprendente, al quarto di cerchio
inciso nella pietra. Per di più,
posizionando nella mappa l’incisione
indecifrabile sul masso coppellato, si
vede chiaramente che si tratta
dell’acquitrino formato dalla sorgente
soprastante.
Dal canto mio non pretendo di dare
spiegazioni che non potrei supportare
con prove sicure, ma non ritengo
azzardato dire che il quarto di cerchio,
in epoca antica ha rivestito una certa
importanza divenendo luogo sacro, poiché
racchiude elementi ampiamente
documentati riguardo ai recinti sacri,
di cui è nota l’importanza che
rivestivano le fonti.
“…per la coscienza religiosa
arcaica, la pietra grezza evocava
la
presenza divina in modo più sicuro che
non
le statue di Prassitele per i loro
contemporanei.”
(Mircea Eliade – pag. 211 - Trattato
di storia delle religioni 1976
Boringhieri Editore, Torino)
Un’ultima considerazione sull’importanza
del luogo. Il masso è in perfetto
allineamento visivo con l’Om della
Terzolasa, dove vi sono altri sassi
coppellati, idealmente sistemati a
chiudere un percorso sacro.
(foto 1)
In ogni caso, per quanto affascinate e
suggestivo possa essere questa ipotesi,
una risposta scientifica definitiva sul
sito potrà essere data solo da ulteriori
studi.
Ciao |
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mappa GPS |
rilievo
pietra coppellata |
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pietra 1 |
acquitrino |
foto 1 |
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