TREKKING AL PIKE PEACK (NEPAL) - 21 aprile 2020

di Fabio Angeli

 

Numbur

In dicembre 2019 son tornato in Nepal per un trekking al Pike Peak, semplice, ricco di cultura Sherpa e lontano dai percorsi turistici.

Il Pike Peack trek è una deviazione dal principale percorso storico, che da Jiri conduceva al campo base dell’Everest, ora quasi completamente sostituito dal volo su Lukla.

Cosa c’entra, mi direte, con gli interessi di Val di Sole antica? Provo a spiegarvelo…

Dopo aver “scoperto” il mondo delle coppelle in Val di Sole, nei successivi viaggi in Nepal ho cominciato ad osservare, sbalordito, il medesimo tipo di incisioni in condizioni assolutamente analoghe: luoghi sacri, dominanti, su massi di scisto etc.

Questa volta, l’esperienza è stata ancor più affascinante.

A partire dal trekking programmato, con il mio solito amico-guida Nahrayan Ghale ho cercato subito qualche ulteriore obiettivo per arricchire il viaggio. E’ difficile farlo da casa, perché le variabili sono troppe; sul posto, invece, spesso nell’ultimo villaggio e solo con l’aiuto della guida, ti può capitare di riuscirci.

Controllando le mappe, ho proposto a Nahrayan la salita ai laghi sacri di Panch Pokari (letteralmente 5 laghi), seguendo la prima parte del Numbur Cheese Trek, nel Gaurishankar Conservation Area.

Al termine della prima giornata di trek, continuando a chiedere informazioni su Panch Pokari, siamo arrivati, ormai col buio, nell’ultimo lodge della valle. Alla fine della cena, senza che me ne rendessi conto, Nahrayan aveva già contrattato il proprietario perché ci accompagnasse per alcuni giorni, portando anche il necessario per cucinare, visto che in dicembre non si trova alcun appoggio in quota e i nostri zaini erano già stracolmi.

Il giorno dopo, quindi, siamo partiti in 3.

Impronte Yeti

Laghi sacri di Panch Pokari

La nuova guida, Gyalge Sherpa, era desideroso di mostrarmi le attrattive locali e dopo poche ore di cammino, lasciavamo gli zaini vicino ad un piccolo tempio, per scendere alla confluenza dei fiumi Kimti e Kwang Khola (Khola significa torrente).

Qui mi mostrava orgoglioso le “impronte di Yeti”, segnalate da offerte di fiori che anche le due guide si affrettavano a rinfrescare. Le grandi coppe nel masso sembravano tipiche erosioni fluviali, anche se non posso escludere un’azione antropica, considerando la sacralità della localizzazione alla confluenza di fiumi.

Il trek proseguiva, portandoci faticosamente in quota, ma ampiamente ripagati, il giorno successivo, dalla visita ai laghi sacri di Panch Pokari (4.500 m slm), dominati dal Numbur (6.959 m) e davvero pieni di fascino e sacralità. Analogamente a molti altri siti Hindu, Panch Pokari è dedicato a Shiva e ogni anno, in corrispondenza della luna piena di giugno/luglio, è metà di un grande pellegrinaggio.

Durante il giorno “scoprivo” che quella sera avremmo pernottato in grotta, sperimentando un’altra volta la paura di Nahrayan per i grandi carnivori, specialmente per leopardo e orso nero himalayano di cui troveremo tracce nei giorni successivi.

Il giorno dopo abbandonavamo il percorso principale, troppo lungo per la nostra logistica; Gyalge mi assicurava che il sentiero sarebbe stato “flat or little up and down”, rappresentazione nepalese di 12 ore di cammino, passando per una cresta oltre i 4800 m.

Il sentiero era, se possibile, ancor meno turistico, ma frequenti evidenze lungo il percorso confermavano il passaggio della principale via di pellegrinaggio per Panch Pokari.

Per pranzo ci fermavamo a Bhale Pokari, piccolo lago nascosto a 4.600 m. Pur indaffarato in cucina, Gyalge mi raccontava, molto coinvolto, un’antica storia riguardante quel luogo; l’ascoltavo senza grande interesse e solo dopo insistenza di Nahran, superavo la stanchezza per tornare indietro qualche centinaio di metri. Mi portavano ad un grande affioramento di micascisto, sporgente dal terreno per almeno 2 m. Salendoci sopra, rimanevo esterefatto: tutta la superficie, leggermente inclinata, era completamente incisa di coppelle. Nella parte centrale, una lunga vena bianca di quarzo attraversava la roccia serpeggiando; dove la vena si confondeva con la roccia, spiccavano alcune grandi coppelle, di diametro superiore ai 20 cm, collegate da canali ed accompagnate da un altarino in pietre verticali. Solo in quel momento capivo finalmente la leggenda…

Un serpente terrorizzava la valle, uccidendo pastori e pellegrini che passavano di lì. Un importante Lama decideva quindi di intervenire e in un’epica lotta uccideva il serpente, tagliandogli la testa in corrispondenza delle grandi coppelle.

 

Lama Killing the Snake